2024-02-15
Il governo smaschera M5s e Pd: potevate fermare Stellantis 4 anni fa
18 dicembre 2019, il presidente e amministratore delegato della casa automobilistica francese Psa Carlos Tavares (a sinistra) e l'amministratore delegato di Fca Mike Manley (a destra) si stringono la mano dopo la firma di un accordo di fusione (Ansa)
Il ministro Adolfo Urso ricorda alle opposizioni il mancato uso del golden power quando c’è stata la fusione: «Tocca a loro produrre di più o perderanno 6 miliardi di incentivi».«Ora tocca a Stellantis, mantenere gli impegni assunti. Ove non lo facesse, le risorse del fondo automotive pari a circa 6 miliardi saranno destinate integralmente dal prossimo anno a sostenere nuovi insediamenti produttivi, per supportare l’insediamento di un secondo produttore di auto, progetto che comunque vogliamo perseguire e a cui siamo al lavoro da diversi mesi con significative interlocuzioni internazionali». Lo ha ribadito ieri il ministro delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, durante il question time alla Camera, rispondendo a un’interrogazione presentata dai parlamentari del Pd sulle iniziative per assicurare il rispetto degli impegni presi dal gruppo guidato da Carlos Tavares. Poi, Urso ha lanciato una stoccata ai Dem: «Mi fa piacere che anche le forze politiche che sono state al governo negli ultimi dieci anni, quando sono state assunte le decisioni che hanno depauperato il sistema industriale dell’automotive in Italia, oggi si interroghino sui progetti di Stellantis che erano già chiari ed evidenti quattro anni fa quando fu realizzata la fusione tra Fca e Psa su cui allora si sarebbe potuto intervenire come fece per esempio e con forza il governo francese a tutela della produzione e quindi del lavoro nazionale. Fu deciso invece di non farlo, tra l’altro si preferì non usare nemmeno lo strumento del golden power, secondo le cui procedure l'operazione era stata presentata». In quel momento, ha poi aggiunto il ministro, «si sarebbe potuto porre vincoli stringenti, sia sulla governance, sia sui livelli produttivi e occupazionali, sugli investimenti in modelli, ricerca, tecnologia tali da garantire gli stabilimenti italiani e quindi anche le aziende dell’indotto. Io stesso da presidente del Copasir lo feci presente al Parlamento nelle relazioni pubbliche. Sapendo che la storia non si riavvolge, siamo subito intervenuti sin dall'inizio della legislatura avviando un confronto serrato con l’azienda e coinvolgendo finalmente tutti gli attori del sistema Italia, Regioni, sindacati, aziende della filiera, con obiettivo di restituire centralità al nostro paese nei piani di sviluppo di Stellantis». Piccata la replica del deputato pd ed ex ministro del Lavoro, Andrea Orlando: «Volevo dare una notizia al ministro Urso, il suo predecessore si chiama Giancarlo Giorgetti e lo incontra ogni qualvolta si reca in Consiglio dei ministri». Orlando sembra però fare un po’ di confusione sulle date. Fca e Psa raggiungono l'accordo per la fusione il 18 dicembre del 2019. Il giorno dopo, in un’intervista a La Stampa, l’allora premier Giuseppe Conte brinda al matrimonio che «può segnare la nascita di un importante polo per l’innovazione e lo sviluppo, con effetti benefici per il resto dell'economia europea e nazionale». Il 16 gennaio 2021 si completa la fusione e nasce Stellantis. Lo Stato francese è azionista assieme alla famiglia Peugeot con il 7%, ma inutile dirlo pesa (a livello politico e strategico) più della Exor degli Elkann. Sul fronte italiano invece in quei mesi cruciali si è dormito. A Palazzo Chigi c’era il governo giallorosso Conte bis (durato dal 5 settembre del 2019 al 13 febbraio 2021), al Mef c’era Roberto Gualtieri del Pd e al Mise l’allora ministro grillino Stefano Patuanelli. Il 23 gennaio 2021 in un’intervista a Le Figaro lo stesso Elkann dichiara che «il ministro Le Maire ha sostenuto molto, insieme al suo omologo italiano, Patuanelli, la nascita di Stellantis». Dal nostro comparto di intelligence e soprattutto dal Comitato parlamentare per la sicurezza era però partito l’allarme sintetizzabile così: l’operazione Stellantis può deindustrializzare il Paese. A cose fatte, quando si insedia il governo Draghi, il tema era stato anche affrontato in Aula da Urso, allora senatore di Fdi e vicepresidente del Copasir, sottolineando il fatto che il management Stellantis è di nomina francese. Urso aveva poi passato la palla al ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, nominato il 12 febbraio 2021: «Cosa era stato notificato a Palazzo Chigi? La fusione o la vendita? Inoltre, era stato comunicato che lo Stato francese dopo la fusione avrebbe aumentato le quote?». Da lì la richiesta tramite interrogazione perché il governo attivasse Cdp allo scopo di farle acquistare una quota pari a quella detenuta dallo Stato francese. Da quel dibattito non è scaturito nulla. Al tempo non è stato usato il golden power (lo Stato francese lo applica invece al 69% delle aziende ed è intervenuto anche per proteggere Carrefour dai canadesi). E i buoi, pardon le macchine, sono scappate.Il futuro degli stabilimenti torinesi sarà al centro di un incontro specifico nel quadro del Tavolo nazionale Stellantis, primo di una serie di incontri che coinvolgeranno le regioni in cui sono presenti stabilimenti dell'azienda automotive. Si comincia appunto dal Piemonte, con un confronto copresieduto dal presidente della Regione, Alberto Cirio, e dal ministro Urso. «Abbiamo condiviso con il ministro e con il governo», ha spiegato Cirio», l’esigenza di affrontare in particolare il futuro di Mirafiori. Per questo a marzo il Piemonte sarà la prima regione convocata al tavolo nazionale su Stellantis». Nelle prossime settimane Cirio convocherà gli enti locali, a partire dal Comune di Torino, associazioni di categoria e sindacati per arrivare a Roma con una posizione unitaria del territorio.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.