2022-11-08
Intoppi tecnici e soldi per i rimborsi: governo al palo sulle multe ai no vax
Stop alle sanzioni per i renitenti alla puntura in stallo. A pesare la possibile inammissibilità dell’abrogazione e la mancanza di risorse per risarcire chi ha già pagato. Rimpallo di responsabilità tra esecutivo e Camere.Multe sì, multe no, multe boh. Ma è proprio così complicato cassarle? Forse più di quanto pensava il governo Meloni, che nella foga di inviare un segnale di discontinuità, appena insediato, aveva annunciato: elimineremo le sanzioni ai sanitari e agli ultracinquantenni non vaccinati. Ma adesso siamo arrivati all’8 novembre. E di questo provvedimento di bandiera ancora non c’è traccia.Riassunto delle puntate precedenti. Il 28 ottobre, il nuovo ministro della Salute, Orazio Schillaci, garantisce il reintegro di medici e infermieri sospesi e l’annullamento delle sanzioni a tutti i renitenti: «È tempo di tornare alla normalità». La prima promessa viene mantenuta e fa scoppiare un po’ di fegati. Per la seconda, a quanto pare, non basta un tratto di penna del dicastero. Sale sulle barricate anche la deputata di Fdi, Ylenja Lucaselli, promotrice di un emendamento al dl Aiuti ter per sopprimere l’odioso tributo. Poi, è il ministero delle Finanze, guidato dal leghista Giancarlo Giorgetti, a tirare fuori il coniglio dal cappello: una proposta emendativa che, almeno in un primo momento, si limiterebbe a sospendere le contestazioni fino al 30 giugno 2023. Con il passare dei giorni, la situazione s’ingarbuglia. La maggioranza si rende conto che andrebbe sanata la posizione di chi ha già pagato l’obolo. È anche per questo che, da via XX settembre, avevano scelto lo stand by: si trattava di guadagnare tempo e, intanto, studiare una via d’uscita. Il problema numero uno è che, nel suddetto decreto, non ci sono più margini per stanziare risorse: per risarcire chi ha versato i 100 euro all’erario occorre, quindi, una misura ad hoc. Il problema numero due è che, come ammette la Lucaselli, sentita venerdì dalla Stampa, per far saltare le multe si dovrebbe abrogare retroattivamente un obbligo sancito da una legge. Il che potrebbe sollevare qualche questione di costituzionalità. Alla fine, persino il compromesso suggerito del Mef viene congelato. L’emendamento viene ritirato. I relatori di maggioranza rinunciano a un intervento. Non si capisce se l’amnistia salti definitivamente, o se l’intoppo sia solo temporaneo. E con ciò veniamo alla giornata di ieri.Sempre Lucaselli, infatti, aveva anticipato che era in programma un «incontro con il governo, che credo troverà una soluzione». Ma del vertice non si sono avute notizie. All’entourage di Luca Ciriani, che è il ministro incaricato di intrattenere i rapporti con il Parlamento, non risultavano essere previsti summit tra onorevoli e ministri o sottosegretari. A questo punto, l’impressione è che la pratica - un garbuglio giuridico - sia il classico rompicapo che nessuno ha piacere d’intestarsi in pubblico. E non è più chiaro chi debba trovare il percorso per sgusciare fuori dal labirinto. Nella conferenza stampa di venerdì sera, Giorgia Meloni aveva risposto così a una domanda a proposito della querelle sulle multe: «Non ce ne stiamo occupando come cdm, non so se è una tematica che stiano affrontando a livello parlamentare». Singolare: il governo è passato dal rivendicare la sacrosanta correzione di un’ingiustizia, al coprire le sue carte. «Non so», «non ce ne stiamo occupando». Dunque, il Consiglio dei ministri avrebbe messo da parte il dossier. Forse se ne devono occupare le Camere? Si torna all’impegno delle due relatrici dell’emendamento originario, Lucaselli e Vanessa Cattoi, del Carroccio? In realtà, ieri, da ambienti di palazzo, alla Verità è giunta un’indicazione chiara: «È il Mef che deve agire». La palla, insomma, è sui piedi di Giorgetti. Che essendo presente all’Eurogruppo, cioè alla riunione a Bruxelles con i suoi omologhi dell’Ue, comprensibilmente, avrà avuto altre priorità. Fonti di maggioranza, intanto, ipotizzano: «In ballo c’è un tema di ammissibilità e stanno solo stabilendo dove far entrare l’emendamento». Il che significa che la volontà di andare fino in fondo c’è, ma rispetto all’entusiasmo iniziale, le difficoltà tecniche hanno preso il sopravvento. Vedremo. Di certo, alla faccia del «lunedì si troverà una soluzione», siamo dinanzi a un ennesimo rinvio. Di quanto? Un giorno? Una settimana? L’unica certezza, a parte l’imbarazzo, è che l’Agenzia delle entrate ha tempo fino a fine mese per consegnare gli avvisi ai cittadini refrattari alla vaccinazione. Parliamo di un milione di cartelle che gli italiani potrebbero vedersi recapitare nei prossimi giorni. Alcune sono partite: in provincia di Frosinone, ad esempio, si segnala già un’ondata che potrebbe toccare quota 23.000 plichi. Per la Meloni, un fiasco o una marcia indietro sarebbero uno smacco imperdonabile.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)