2024-07-16
Stoppato l’emendamento contro i vaccini obbligatori per i bambini
Dichiarata inammissibile la proposta leghista per lo stop all’obbligo delle profilassi pediatriche. Borghi: «La ripresenterò». Il testo aveva diviso la maggioranza, con la contrarietà di Fi. Malan (Fdi): «Tema assente nel programma di governo, vedremo».Come previsto, è stato dichiarato inammissibile l’emendamento contro l’obbligo vaccinale per i minori fino a 16 anni sottoscritto dal senatore della Lega Claudio Borghi e proposto al decreto Liste D’Attesa al vaglio del Senato. I vaccini di cui si chiedeva di cancellare l’obbligo erano quelli contro morbillo, rosolia, parotite e varicella, indicando che non fossero più obbligatori, ma solo «raccomandati». La commissione Affari sociali, riunita sul provvedimento dalla scorsa settimana, ha faticato a prendere la decisione, adottata dal presidente Franco Zaffini (Fratelli d’Italia): il motivo della dichiarazione d’inammissibilità, infatti, è stata l’estraneità di materia, che ha trascinato con sé tanti altri emendamenti, tra cui quello sul Fascicolo sanitario elettronico (Fse). «Come previsto aspetteremo il prossimo decreto o il disegno di legge Sanità e lo ripresenterò», commenta Borghi, «ma circola la notizia che la maggioranza sia stata favorevole all’inammissibilità dell’emendamento: non è così, è il presidente di commissione che ha deciso. L’emendamento, dunque, non è stato “bocciato” - spiega - per sapere davvero cosa pensa la maggioranza dovremmo votarlo e vedere se è vero che tutti vogliano mantenere l’obbligo o no. Ecco perché lo ripresenterò, perché non è stata una bocciatura nel merito: è stato considerato non attinente al decreto».È molto sollevato della decisione di Zaffini, invece, il senatore Maurizio Gasparri di Forza Italia: «Mi fido della comunità scientifica. Bisogna anche fare attenzione perché una persona disinformata potrebbe essere indotta a rifiutare questi vaccini, che sono sperimentati da decenni. Io sono per seguire le indicazioni dei medici». Sul fatto che in Paesi come il Regno Unito, la Svezia o la Finlandia non ci sia l’obbligo alla vaccinazione pediatrica, il senatore è laconico: «Sono contento di vivere in un Paese in cui vige un principio di precauzione più forte rispetto ad altre nazioni. Una volta tanto siamo più prudenti, viviamo in un Paese più protetto, meno male». Non potrebbe esserci comunque una certa convenienza, sia dello Stato - che restringe sempre più il campo della salute pubblica alla sola somministrazione dei vaccini - che dei produttori, che ovviamente fatturano di più quando queste somministrazioni sono obbligatorie? «Non c’è speculazione di Big Pharma, che è già abbastanza ricca», replica Gasparri. «A dire il vero - osserva Borghi con una battuta - non credo che se al senatore Gasparri gli dimezzassero lo stipendio sarebbe così contento. Queste posizioni così decise - commenta - sono istintive e non derivano da approfondita riflessione. È ovvio che, con questa manipolazione da parte dei media, la gente sia indotta a pensare “cosa succederà a mio figlio se tolgono l’obbligo?”, con la stessa attitudine adottata in pandemia nei confronti delle mascherine». E il principio di precauzione invocato da Gasparri? Non è simile a quello cui si appoggiava sempre l’ex ministro della salute Roberto Speranza? «Il principio di precauzione è un pretesto, questa è politica - commenta Borghi - se gli ordini di scuderia fossero diversi, posso assicurare che i parlamentari si allineerebbero subito. Il vero principio di precauzione corrisponde all’andare a vedere quali sono i rischi e benefici, ma questa domanda non se la pone nessuno, tra coloro che si dichiarano favorevoli all’obbligo. Anche perché, se davvero vige il principio di precauzione rispetto a tutto il resto, mi aspetto che Gasparri da domani presenti emendamenti per vietare i motorini a tutti i giovani, dato che provocano circa 1.000 morti e 55.000 feriti ogni anno», provoca il senatore leghista. Al di là delle polemiche scoppiate dentro e fuori le istituzioni, Maurizio Gasparri non crede però che l’argomento divida politicamente la maggioranza: «No, perché prevale sempre la posizione razionale, quella giusta», dichiara il senatore di Fi, «il nostro Paese si può permettere anche che ci siano dissensi bislacchi, non mi pare che finora queste posizioni abbiano ottenuto risultati. Mi preoccuperei se avessero avuto effetti, ma finora non hanno avuto nessun effetto sulla legislazione». «Certo - rilancia Borghi, lamentando che la discussione sul tema sia stata, di fatto, stroncata sul nascere - l’importante è che prima o poi si arrivi a votare, così tutti avranno sott’occhio chi ha votato e come la pensa la maggioranza».Tutto dipende, ovviamente, dallo spazio che il partito del premier, Fratelli d’Italia, vorrà concedere a questo argomento. «Ce ne occuperemo quando l’emendamento sarà ripresentato e non sarà dichiarato inammissibile, come è stato in questo caso», stempera il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Lucio Malan. «La questione non è nel programma di governo - spiega - né in un senso, né nell’altro, di conseguenza, visto che il senatore Borghi ha detto che lo ripresenterà, quando avverrà ce ne occuperemo», conclude Malan.In effetti nel programma presentato nel 2022 da Giorgia Meloni si parlava di «piena libertà di scelta tra i vaccini e richiami», ma allora l’attenzione era concentrata sui soli vaccini anti covid e non sull’obbligo di quelli pediatrici, oggetto dell’emendamento Borghi. Unico altro accenno ai vaccini riguardava «l’istituzione di una commissione d’inchiesta sulla gestione medica ed economica della pandemia da Covid-19 nonché sulle reazioni avverse da vaccino», ma anche questa deve ancora vedere la luce.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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