2024-06-01
Per paura il governo fa un regalo a Saviano
Non volerlo alla Fiera di Francoforte era lecito. Ma anziché tenere il punto, il commissario Mauro Mazza, temendo la «levata di scudi» e citando un cambio di programma degli editori, l’ha richiamato. Servendogli l’assist per fare il martire e rifiutare sdegnato l’invito.Sembrava di vedere una scena di Gomorra, la serie tv. Una di quelle in cui i camorristi rampanti e un po’ riottosi sono costretti, per manifesta inferiorità, a riconoscere l’autorità del boss, e a prostrarsi ai suoi piedi, ingoiando il rospo con tutto il rancore di contorno. Ecco, più o meno la grottesca e patetica partita sulla Buchmesse di Francoforte (dove la nostra nazione è ospite d’onore) si è conclusa così, con una umiliazione reciproca e plateale. E, soprattutto, con una umiliazione ai danni degli italiani ancora dotati di lucidità e senso critico. Alla fine Roberto Saviano alla fiera del libro tedesca ci andrà. E - aspetto più surreale - ci andrà in qualità di martire vessato dal governo italiano e, contemporaneamente, di diva che rifiuta sdegnosamente l’invito del governo medesimo. Breve riepilogo della indegna manfrina. Viene presentato il programma degli eventi organizzati dall’Italia alla Buchmesse. Grazie alla domanda di un giornalista tedesco in cerca di notizie sul fascismo di ritorno in casa nostra si scopre che Saviano non è tra i componenti della delegazione italica. Il commissario del governo, Mauro Mazza, spiega serenamente che si è scelto di dare spazio ad altre voci meno note, e agli autori che avessero opere originali da promuovere. Tutto legittimo e sacrosanto: un esecutivo ha il cristallino diritto di puntare sui cavalli che vuole, e di promuovere il segmento culturale che ritiene gli sia più affine. Tanto più che Saviano - si apprende - non sarà certo escluso poiché ha già ricevuto inviti da editori e traduttori germanici. Di più: l’Associazione italiana editori fa sapere tramite apposito comunicato che la presenza di Roberto a Francoforte non era stata richiesta da alcuna casa editrice. Quindi dove sta il problema? Non esiste. E visto che non esiste bisogna crearlo. I giornali italiani iniziano immediatamente a gridare alla censura (sempre gli stessi, sempre nello stesso modo). A stretto giro esplode lo psicodramma sulla censura fascista e parte la corsa al gesto eroico in assenza di eroismo. Alcuni scrittori celebri tra cui Sandro Veronesi e Francesco Piccolo si gettano sul carro dei censurati (per finta) e dichiarano che loro, benché invitati, alla Buchmesse non ci andranno perché non c’è Saviano. Altri - Antonio Scurati, Paolo Giordano - fanno sapere che erano stati invitati, avevano già rifiutato, ma ora sono ancora più contenti di aver rifiutato perché Saviano non è stato convocato. Pure Saviano dice di essere contento, perché per lui è un punto d’onore il mancato invito da parte del «governo più ignorante» di tutti i tempi. Ignorante perché non lo venera, ovviamente. Tutti felici, allora? Beh, a rigor di logica dovrebbero esserlo. Saviano e soci dovrebbero essere contenti di potersi atteggiare a rivoluzionari perseguitati, il governo dovrebbe essere felice di essersi levato dai piedi alcuni intellettuali organici al pensiero unico progressista. Così funziona la democrazia, così funziona la libertà di pensiero: ognuno ha la sua idea, qualcuno ottiene ciò che vuole e magari qualcuno no, ma di tutto questo ci si fa una ragione perché così va il mondo degli adulti. E invece accade l’inconcepibile. Mauro Mazza, spinto da chissà chi, diffonde un comunicato angosciante. Il testo rimarca che l’autore di Gomorra «non era compreso nella lista di autori presentata dagli editori per comporre la delegazione italiana alla Buchmesse. E da parte del commissario non si era ritenuto di alterare quella lista». Tuttavia, si legge ancora, è emersa una «pur tardiva diversa indicazione di un editore». Motivo per cui «di fronte alle reazioni e a una corale levata di scudi, avendo a cuore su tutto il successo dell’Italia alla Fiera, il commissario spera che Saviano accetti l’invito e partecipi a uno dei nostri incontri. Nel caso di una sua disponibilità, troveremo la migliore collocazione, compatibilmente con gli impegni da lui presi da tempo con editori tedeschi come peraltro auspicato dallo stesso commissario fin da febbraio in una risposta a una richiesta degli organizzatori televisivi di un programma letterario alla Fiera di Francoforte».In pratica prima si dice che Saviano non è stato invitato ed è tutto legittimo (cosa vera). Gli editori confermano la legittimità. Poi gli stessi editori cambiano idea e si rimangiano tutto e di conseguenza il governo si rimangia pure lui la decisione (sacrosanta) presa in precedenza. Ciliegina: Saviano, ufficialmente invitato, rifiuta con sputo. «Personalmente non accetterò di essere a Francoforte con la delegazione italiana, ma accoglierò con piacere l’invito delle istituzioni culturali tedesche che hanno chiesto la mia presenza», dichiara. Lo spettacolo è piuttosto sconvolgente ma non è ancora concluso. Non paghi, intervengono ancora gli editori per pregare ulteriormente Saviano e gli altri scrittori rinunciatari. «È la Buchmesse il posto giusto in cui esprimere le proprie opinioni», dice a nome dell’Aie il presidente Innocenzo Cipolletta. «Invito gli autori coinvolti nel programma a essere presenti, a venire alla Fiera internazionale di Francoforte e a venirlo a fare proprio all’interno del programma nel Padiglione italiano». E ancora: «È evidente che c’è stato un problema e che si è tentato di ricomporlo. Francoforte è una grande occasione per noi, per la nostra editoria, per i nostri autori. Invito davvero a non perdere questa opportunità bella. Ognuno si potrà chiaramente esprimere in totale libertà. Ma lì, sul campo. Disperdere le forze servirebbe solo a indebolire la nostra editoria e la nostra voce».Questo è lo stato della nostra cultura. Istituzioni in ginocchio di fronte a quattro scrittori che nessuno ha censurato. Politici incapaci di difendere scelte legittime costretti a prostrarsi di fronte all’arroganza dei padroni del pensiero. In tutto questo, non un autore nuovo ha avuto visibilità, non una idea intelligente è stata discussa. Solo un bieco scontro di poteri ridicoli. A quanto pare, questa è la migliore rappresentazione possibile della cultura italiana di oggi. E adesso andate pure in pace, la Buchmesse è finita senza nemmeno iniziare. Almeno per noi.