2021-06-12
Gli ultrà della siringa devono fermarsi e togliere le mani dai nostri figli

L’ossessione della puntura per tutti a ogni costo ha trasformato gli open day in festini. Ignorando gli allarmi di tanti scienziativaccinale, pizza, birra e Pfizer in omaggio. C’è un po’ di differenza tra un vaccino e un hot dog con patatine fritte, non vi pare? Non possono essere messi nello stesso piatto, con contorno di salsicce e ketchup. E dunque fermatevi. Fermate i teleimbonitori da fiera rional-vaccinatoria, quelli che gridano a telecamere riunite «avanti, più persone entrano, più bestie felici si vedono». Fermate gli open day, i junior day, i baby day, vaccino e poppanti, metti un po’ di Pfizer nel biberon. Fermate le notti bianche siringa e consolle. E fermate le resse fuori dai centri vaccinali: il vaccino non è un telefonino di ultima generazione. Non può essere una moda. Un Carnevale. Un feticcio.Saranno le indagini a stabilire chi e cosa ha provocato la morte di Camilla, la diciottenne di Genova uccisa dopo l’Astrazeneca avuto all’open day. Ma possiamo fin d’ora dire che per lei è stato fatale questo clima che si è creato nel Paese, questo impazzimento collettivo, quest’euforia vaccinale, quest’ebbrezza da siero inoculato che ha fatto perdere di vista tutto, pur di portare il numero dei vaccinati sempre più in alto, come la grappa Bocchino di una volta. Avanzano dosi di Astrazeneca? Alé: organizziamo una festa notturna e facciamo una bella inoculazione di massa. Sempre più in alto. I settantenni non si fidano? Alé: buttiamoci sui diciottenni che quelli si entusiasmano facilmente. E magari facciamo che per loro diventi la moda dell’estate, come i party in spiaggia a Riccione. Avanti, sempre più in alto. E se non basta ancora? Alé: buttiamoci sui dodicenni che con loro ci vuol poco. Li attiri con niente. Una volta le caramelle. Adesso la festa nazionale del vaccino.Camilla è stata uccisa perché tutta l’Italia era troppo impegnata a santificare il vaccino per ricordarsi che il vaccino è un farmaco. E pure sperimentale. E che quindi dev’essere dato quando è il caso, se è il caso, con tutte le attenzioni e le precauzioni necessarie. Altro che pizza e birra. Altro che corsa al record. Altro che riti sciamanici. Altro che albero della cuccagna alla sagra patronale. Bisogna essere razionali: il vaccino va fatto, ma con molta attenzione e solo quando i benefici superano i rischi. Nel caso dei bambini, per esempio (lo rivelano le tabelle delle autorità sanitarie), i rischi sono superiori ai benefici. Quindi non andrebbe fatto. Semplice, no? Ma se l’unico obiettivo nazionale è inchinarsi al dio vaccino, anche la logica passa in secondo piano. Come tutto il resto. Come la malattia di Camilla, per esempio, cui non si può prestare troppa attenzione. O come gli appelli di migliaia di medici e di istituti ufficiali (a cominciare dall’Istituto Koch, che fa capo al ministero della Salute tedesco) che scongiurano di non vaccinare i bambini, tranne quelli affetti da gravi patologie. Qualcuno li ha ascoltati? Macché. Non li hanno fatti neanche parlare. E avanti con l’overdose di dodicenni che si vaccinano a favor di fotografi e telecamere per i servizi del tg. Stiamo vivendo stagioni assurde. In nome della scienza si impongono dogmi che con la scienza e i suoi metodi non c’entrano nulla. Prima il lockdown assoluto e totalitario. Poi la corsa ai vaccini senza tener conto dei farmaci che possono curare il Covid (cure al plasma, monoclonali, terapie domiciliari…). E ora il dio vaccino unico e onnipotente, creatore del cielo e della terra, essere perfettissimo, senza limiti e senza difetti come recita il catechismo di San Virologo Papa. In tutti questi mesi è stato messo al bando ogni pensiero critico, ogni possibile domanda, ogni possibile dubbio, senza tener conto che la scienza va avanti proprio grazie a dubbi e domande. Perché tanti medici e infermieri (20.000 solo in Piemonte) dicono no ai vaccini? Sono tutti pericolosi estremisti? Tutti pazzi? Ma non erano i nostri eroi? E perché un premio Nobel come Luc Montagnier, scopritore del virus dell’Aids, dice no all’obbligo vaccinale e alle vaccinazioni dei bambini? Anche lui un estremista? Anche lui un pazzo? Così l’avevano bollato anche mesi fa quando, solo contro tutti, avanzò l’ipotesi del virus nato in laboratorio. Ora lo dicono tutti, mi pare, ma di questo la Santa Inquisizione di Scienzology non si preoccupa. Per nulla. E infatti chiunque abbia sollevato anche la minima obiezione sui vaccini è stato subito bollato come eretico e condannato al rogo mediatico. È incredibile quello che la setta dei sedicenti scienziati ci ha imposto: abolito il metodo scientifico, demonizzata ogni voce critica, ha innalzato l’altare del vaccino su cui celebrare il mistero della Sacra Inoculazione. E procede nel modo meno scientifico che ci sia: per verità rilevate. Non c’è una certezza, non si sa nulla. Ma si procede per dogmi assoluti. Bisogna fare la terza dose? Non si sa. Quanto dura la copertura del vaccino? Non si sa. Astrazeneca va bene per i giovani o gli anziani? Un giorno gli uni, un giorno gli altri. Però ricordatevi di santificare il dio vaccino: la processione non si ferma, il folle delirio neppure, l’estasi irrazionale continua. Ieri, per dire, si sono inventati il cocktail dei vaccini: prima dose Astrazeneca, seconda dose Moderna o Pfizer. Probabilmente lo venderanno come lo spritz nelle discoteche, facendo credere che sia più chic di un Negroni sbagliato. E il coordinatore del Cts Franco Locatelli, incurante di tutto, ha trovato modo di annunciare che «ci sono tutti i presupposti per una campagna di vaccinazione in fascia adolescenziale». Perfetto, no? E dire che una volta pensando a Locatelli veniva in mente quello che «fa le cose per bene».