2018-08-23
A livello globale il settore è in buona salute: in un decennio l'indice mondiale ha raddoppiato il suo valore. Oltre alle azioni, esistono fondi ed Etf per i piccoli risparmiatori. In tre anni, Aéroport de Paris su del 92%.La tragedia del ponte Morandi a Genova ha provocato il crollo del titolo Atlantia contagiando anche alcuni titoli del mondo autostradale quotati a Piazza Affari. In alcuni casi (non in tutti), però, il ribasso repentino di un titolo può rappresentare una ghiotta occasione nel caso di una risalita. Soprattutto se si tratta di un comparto che negli ultimi anni ha mostrato di avere un buon andamento con un rischio tutto sommato contenuto.Si tratta di un «un tipo di investimento che attira gli investitori soprattutto istituzionali (fondi pensione, assicurazioni, fondi sovrani) a caccia di ritorni certi anche se magari più contenuti ma duraturi nel tempo e che puntano su società che costruiscono o gestiscono in concessione aeroporti (come Aéroport de Paris, Fraport a Francoforte, Aena in Spagna), porti, ferrovie, autostrade», spiega alla Verità Salvatore Gaziano, direttore investimenti di Soldiexpert scf, una società di consulenza indipendente.Il bello del settore è che si tratta di un tipo di investimento che è diventato alla portata anche di piccoli risparmiatori con la proliferazione di fondi o Etf specializzati per chi vuole puntare su questo settore, ma diversificando sia per numero di società, sia per settori, sia per Paesi.L'importanza di essere prudenti e diversificare si è dimostrata non solo teorica, visto quanto è successo in questi giorni sul titolo Atlantia (e poi per contagio sui titoli della galassia Gavio).A ogni non c'è da perdersi d'animo. Negli ultimi dieci anni l'indice borsistico mondiale del settore delle infrastrutture che riflette l'andamento delle società quotate è raddoppiato di valore e proprio nelle ultime settimane ha superato i propri massimi e si trova in un andamento fortemente positivo come forza relativa e situazione fondamentale.«Discorso a parte», sottolinea Gaziano, «vale per le società italiane del settore come Atlantia, Sias e Autostrade Torino Milano del gruppo Gavio, che sono in fase di forte discesa per i rischi che gravano ora nei confronti dei concessionari stradali: revisione delle tariffe, revoca delle concessioni e maggiori impegni di spesa che potranno essere richiesti dopo il crollo del ponte sul Polcevera, evento che ha evidenziato in modo clamoroso tutta la situazione di relazioni pericolose esistenti».Nel passato però i titoli italiani delle famiglie Benetton e Gavio hanno sovraperformato l'indice di riferimento mondiale del settore, arrivando perfino a quadruplicare il valore in dieci anni per Sias e a triplicarlo per Atlantia, visto che il settore delle concessioni autostradali in Italia veniva considerato una vera e propria gallina dalle uova d'oro grazie agli accordi molto vantaggiosi che queste società erano riuscite a negoziare con lo Stato.Una redditività perfino superiore (un utile prima delle imposte nell'ordine annuale di oltre il 30-40% sul fatturato) a quella di aziende del lusso (Moncler o Louis Vuitton non sono nemmeno paragonabili) o del farmaceutico. «Una redditività esagerata (e con pochi impegni veri da mantenere), come risulta sempre più evidente ottenuta grazie a governi e legislatori molto generosi nei confronti dei concessionari italiani», evidenzia Gaziano.
Emmanuel Macron (Ansa)
Per la prima volta nella storia, quasi l’intera Assemblea francese ha bocciato la legge finanziaria. C’è la concreta possibilità di arrivare a una sorta di proroga che costerebbe 11 miliardi. Nelle stesse ore Moody’s migliorava il giudizio sul debito italiano.
C’era una volta l’Italia pecora nera dell’Europa. Era il tempo in cui Parigi e Berlino si ergevano a garanti della stabilità economica europea, arrivando al punto di condizionare la vita di un governo e «consigliare» un cambio della guardia a Palazzo Chigi (come fu la staffetta tra Berlusconi e Monti con lo spread ai massimi). Sembra preistoria se si guarda alla situazione attuale con la premier Giorgia Meloni che riceve l’endorsement di organi di stampa, come l’Economist, anni luce distante ideologicamente dal centro destra e mai tenero con l’Italia e, più recente, la promozione delle agenzie di rating.
Greta Thunberg (Ansa)
Greta Thunberg prosegue il suo tour da attivista, tingendo di verde il Canal Grande per denunciare un presunto «ecocidio», consapevole che nessun magistrato si muoverà per lei. Luca Zaia tuona: «Sono gesti che rovinano Venezia, necessari interventi».
Se c’è di mezzo Greta Thunberg e il vandalismo viene fatto passare come «grido di dolore» per il pianeta Terra «distrutto dall’uomo», i magistrati tacciono. Forse le toghe condividono lo scempio operato ancora una volta nelle nostre città tingendo di rosso o di verde la Laguna di Venezia, fiumi, laghetti, torrenti.
Giorgia Meloni (Getty)
Oggi vertice a Ginevra tra Ucraina, Stati Uniti e Unione sui punti della pace con Mosca. Troppi soldi e morti: si doveva siglare prima.
È il 1.368° giorno di guerra in Ucraina. Dopo quasi quattro anni dall’invasione della Russia, è il momento cruciale. Pace, ultima chiamata; o finirà adesso questa carneficina o non ci saranno più strade da percorrere. A scrivere le condizioni Stati Uniti e Russia; Unione europea messa con le spalle al muro. Come sempre. Né l’Ucraina, né i Paesi dell’Ue sono stati consultati. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, insieme al primo ministro britannico Keir Starmer, al presidente francese Emmanuel Macron e al cancelliere tedesco Friedrich Merz, concordano sulla necessità di un «piano alternativo». Merz aggiunge: «Tutti i membri del G20 devono assumersi le proprie responsabilità, non solo per interessi economici». Ma Donald Trump schiaccia Zelensky alle corde.
Volodymyr Zelensky (Ansa)
Kiev compenserà le perdite con le garanzie di sicurezza; gli Usa possono dividere Cina e Russia; Mosca sogna di riprendere fiato; il Vecchio continente potenzierà l’industria.
Analisi costi/benefici del piano statunitense per la cessazione del conflitto in Ucraina: viene tentata una valutazione dal punto di vista/interesse degli attori coinvolti, cioè Stati Uniti, Russia, Ucraina, Ue e Regno Unito e Cina. Tecnicamente appare prematuro tentare questo tipo di analisi, ma c’è un dato che la orienta: gli europei rilevanti dell’Unione e il Regno Unito hanno dichiarato che il piano americano è una «base» per arrivare a una pace equilibrata. L’Ucraina, nei giorni scorsi, aveva già dichiarato la volontà di discutere con l’America, ma senza respingere a priori un piano che appariva sbilanciato per eccesso di penalizzazione dell’Ucraina stessa.






