2024-12-23
Gli psicologi: «Basta con i bloccanti senza la nostra valutazione»
Lettera degli esponenti di due associazioni di categoria sul cambio di genere: «L’approccio attuale è a rischio di seria negligenza». Il Comitato di bioetica frena: «Serve prima una valutazione molto accurata».Nei giorni scorsi il Comitato nazionale di bioetica si è espresso sull’utilizzo dei cosiddetti bloccanti della pubertà, i farmaci come la triptorelina che vengono solitamente somministrati ai minorenni che sperimentano la «incongruenza di genere» nella convinzione che in questo modo si darà loro più tempo per decidere in quale sesso riconoscersi. In realtà, i dati disponibili su questo tipo di prodotti farmaceutici è davvero limitato e il rischio è che si vada a danneggiare in maniera permanente il paziente. Per questo il Cnb ha invitato a usare estrema cautela, ha suggerito che la triptorelina sia somministrata all’interno di una sperimentazione medica e soltanto dopo accurata valutazione psicologica dei minori. Ed è qui che si tocca un punto fondamentale: se gli psicologi continuano a utilizzare soltanto l’approccio definito «affermativo», cioè si limitano ad approvare o incentivare l’autodeterminazione di genere, tutte le cautele sui bloccanti serviranno a ben poco. Ecco perché sarebbe molto importante ascoltare le parole di alcuni autorevoli psicologi che in questi giorni hanno inviato una lettera al Quotidiano Sanità chiedendo che i terapeuti «assumano una posizione chiara sulla triptorelina dopo il pronunciamento del Cnb». I firmatari sono Sarantis Thanopulos, Antonio Lo Iacono e Fulvia Signani, rispettivamente presidente della Società Psicoanalitica Italiana, presidente della Società Italiana di Psicologia SIPs e docente di Sociologia di Genere all’Università di Ferrara. Questi esperti sostengono che «nel mondo variegato della psicoterapia il cosiddetto approccio affermativo’ ha creato confusione e fraintendimento nella cura dei minori sofferenti di disforia di genere. Questa sofferenza è oggetto di difficile inquadramento diagnostico perché spesso l’incongruenza di genere che ne è alla base può convivere con altre situazioni di sofferenza (anoressia, autismo, depressione, psicosi, disturbi del neurosviluppo) o perfino mascherarle». L’approccio affermativo di cui sopra «non tiene conto di questa difficoltà diagnostica, privilegia la prospettiva dell’incongruenza e stabilisce come suo obiettivo l’affermazione del genere incongruo», ragion per cui «è a rischio di seria negligenza nei confronti di patologie che restano senza trattamento terapeutico». Che fare dunque? Beh, intanto tenere conto dell’evidenza. Per cominciare del fatto che «le ricerche scientifiche hanno confermato la risoluzione spontanea nella grande parte di casi dell’incongruenza di genere nei minori. Con l’avanzamento dell’adolescenza la percentuale dei soggetti che restano incongrui si riduce al circa 20%. L’idea che un soggetto possa essere definito incongruo fin dai primi anni di vita, sulla sola base della sua auto-percezione del momento, è priva di fondamento scientifico».Insomma, bisogna avere pazienza, prendersi cura dei minori e attendere, senza spingerli subito verso un percorso di transizione. «Tenendo conto del fatto che la differenziazione tra il soggetto che resterà incongruo e il soggetto che non resterà, è in partenza estremamente difficile (se non impossibile) e richiede lungo tempo di attento e competente ascolto psicologico», scrivono i terapeuti, «inserire sbrigativamente dei minori (di cui quattro su cinque non son destinati all’incongruenza) in un percorso affermativo (bloccanti della pubertà - ormoni cross-sex - interventi chirurgici) è irresponsabile».Ecco perché è «tempo che gli psicoterapeuti italiani assumano le proprie responsabilità di sostegno e di cura nei confronti di bambine, bambini, ragazze, ragazze e di famiglie disorientate e abbandonate a sé stesse. Il diritto di definire la propria identità sessuale e di genere in modo personale è gravemente danneggiato nei minori se viene dissociato dalla possibilità di una loro libera elaborazione che non si conclude in modo definitivo prima dell’adolescenza. Se viene sovradeterminato da assunti ideologici che cercano di affermarsi in nome di una difesa dei diritti che in realtà tradiscono». È, questa, una presa di posizione molto importante e coraggiosa. Pur con molto garbo, va in senso contrario rispetto agli approcci ideologici e superficiali prevalenti. E non lo fa sulla base di convinzioni politiche o religiose, ma fondandosi sulle evidenze cliniche e scientifiche. Bisogna ascoltare questi psicologi: lo devono fare i loro colleghi e le istituzioni stilando nuove linee guida che regolino la materia. Altrimenti si continuerà a mettere a rischio la salute e il benessere di troppi ragazzi e ragazze.
La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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Viktor Orbán durante la visita a Roma dove ha incontrato Giorgia Meloni (Ansa)