
A Verona le associazioni arcobaleno vogliono bandire dall'Arena Sergei Polunin, artista di livello mondiale: «Troppo schierato con Putin». Sabato la sfilata omo.Sergei Polunin ha 29 anni, è nato in Ucraina, ha il passaporto russo ed è un ballerino il cui talento è riconosciuto in tutto il mondo. Si è esibito con il Royal Ballet di Londra, ha calcato il palco della Scala e del Bolshoi di Mosca. Il New York Times lo ha definito «un ballerino favoloso con una tecnica d'acciaio». Insomma, è una celebrità e un artista straordinario. Qualcuno, però, non vuole che si esibisca più. A gennaio, per dire, ha perso il posto nel Sigfrido all'Opera di Parigi per colpa di un post su Facebook in cui si rivolgeva ai colleghi ballerini (e agli uomini in generale): «Smettetela di essere deboli, siate guerrieri», ha scritto, esortando gli uomini a essere «lupi, leoni e capi della famiglia che si devono occupare di tutto». In quel post si lasciò andare anche a qualche commento non proprio raffinato, va detto, ma è noto che spesso ai Vip capitino scivoloni imbarazzanti. In ogni caso, il commento sopra le righe lo ha pagato caro. Soprattutto, però, ha pagato care le sue posizioni politiche. Il nostro Sergei, infatti, non è esattamente corrispondente allo stereotipo del ballerino classico. Tanto per cominciare è coperto di tatuaggi. Inoltre, non fa mistero delle sue idee. Tra le varie immagini che ha impresse sul corpo c'è pure il volto di Vladimir Putin. E tanto è bastato per farlo diventare il nemico pubblico numero uno dei movimenti Lgbt. Ed eccoci al punto. Polunin dovrebbe esibirsi, il prossimo 26 agosto, all'Arena di Verona nello spettacolo Romeo + Giulietta. Ma le associazioni arcobaleno locali si sono già mobilitate chiedendo che sia bandito. Il circolo Pink ha diffuso un comunicato molto duro: «E così Verona ha trovato il suo Romeo», si legge, «ospitando nella città scaligera niente meno che Sergei Polunin, danzatore dall'indubbio spessore artistico e dall'altrettanto indubbio fondamentalismo. Quale altra città meglio di Verona poteva offrirgli asilo?», prosegue il testo. «Per la dignità di questa città e per rispetto all'ex corpo di ballo della Fondazione il sindaco dovrebbe annullare questo spettacolo». Secondo Gianmarco Mazzi, amministratore delegato dell'Arena, ogni artista «va giudicato per la sue arte». E l'arte di Sergei non può essere messa in dubbio. Per altro, Polunin non va a Verona per tenere comizi o fare campagna elettorale, ma per ballare e offrire al pubblico un grande spettacolo. Dunque per quale motivo bisognerebbe impedirgli di fare il suo lavoro? Perché ama Putin? Perché ha invitato - in modo rude, certo - i maschi a fare i maschi? Non siamo ridicoli. Come prevedibile, il fatto che venga invitato a Verona complica le cose. Repubblica, ieri, ha parlato di «deriva della città veneta verso valori e ideologie di destra radicale. A marzo», ha scritto il giornale progressista, «fu il congresso mondiale della famiglia, con l'appoggio di teorie anti gay e anti gender conditi da una concezione maschilista. Oggi è un balletto lo strumento attraverso cui viene propagandato un messaggio che va sempre in quella direzione, con il sindaco Federico Sboarina che sancisce ancora una volta l'alleanza tra destra estrema e Lega salviniana». Ecco di nuovo emergere lo spettro del fascismo e dell'estrema destra. Chi esprime opinioni sgradite va censurato, proprio come avvenuto al Salone del libro di Torino. Che sia un cattolico pro famiglia, un ballerino russo o un autore di libri fa poca differenza. In compenso, le associazioni Lgbt possono tranquillamente portare avanti la propria propaganda. Sabato, a Verona, si terrà il gay pride. Spiegano gli organizzatori della parata: «Da Verona, noi del mondo Lgbtqi, dell'antifascismo, del femminismo/ transfemminismo e della società civile antirazzista, sentiamo la fortissima esigenza di costruire per questo 2019 un Pride diverso, antifascista, antirazzista, femminista e anticapitalista. E vogliamo che queste parole siano un segno che inizia questa città e dall'esigenza immediata e urgente di respirare un'aria nuova, più libera, meno repressiva, meno asfissiante». Politica allo stato puro, altro che diritti civili. I promotori del gay pride ce l'hanno con le «destre radicali, cattoliche e integraliste», definiscono il Congresso delle famiglie «orrenda messinscena mondiale» e pretendono la «costruzione di una società multietnica, che non sia basata sull'uso della paura come strumento di controllo sociale». Cosa c'entrino i migranti con le istanze arcobaleno è ancora tutto da chiarire, ma il messaggio è chiaro. Nonostante gli insulti e nonostante l'evidente carattere politico della manifestazione, nessuno finora si è sognato di chiedere che il gay pride venga censurato. E si spera proprio che non ci siano aggressioni e attacchi come quelli visti, proprio a Verona, contro i manifestanti pro famiglia. A quanto pare, i militanti Lgbt sono a favore della diversità solo quando si tratta di sesso. Perché appena odono un'idea diversa dalla loro, subito chiedono che sia cancellata.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.