2021-09-19
Gli incroci tra Amara e l’imputato pugliese su renziani e PopBari
Un imprenditore sotto processo per bancarotta ha confermato parte della versione del legale sul presunto ruolo di Andrea Bacci e Luca Lotti.I verbali di Piero Amara per mesi sono stati tenuti segreti come il Santo Graal e adesso sono considerati dall'opinione pubblica carta straccia. Ma in quelle pagine non tutto va buttato via. Purtroppo non è facile capire se il faccendiere abbia vissuto in prima persona ciò che ricostruisce o se, invece, parli per sentito dire. La storia che vi stiamo per raccontare fa propendere, almeno in questo caso, per la seconda ipotesi. Ma conferma che nelle esternazioni dell'avvocato siracusano c'è sempre una punta di verità. Noi abbiamo potuto leggere due verbali che ricostruiscono la stessa vicenda in modo diverso, ma non opposto. Nel primo c'è la versione di Amara, nel secondo quella del sessantaseienne Vito Fusillo da Noci (Bari). Quest'ultimo è imputato in Puglia per bancarotta fraudolenta e altri reati per il crac di due imprese di famiglia che hanno lasciato un buco colossale nelle casse della Banca popolare di Bari. Sono alla sbarra con Fusillo Marco e Gianluca Jacobini, rispettivamente ex presidente ed ex condirettore generale di Pop Bari, sotto processo anche per falso in bilancio, falso in prospetto e false comunicazioni.Torniamo alla nostra storia. Amara nel verbale rilasciato a Milano l'11 gennaio 2020 dice: «Fusillo è un imprenditore pugliese che ho conosciuto a Roma. Mi sono presentato a Fusillo con le modalità “Ungheria", non ricordo chi me lo ha mandato; probabilmente un comune amico. Jacobini padre e figlio. Ho incontrato il figlio di Jacobini nel 2015 a Roma in un bar di via Barberini. Jacobini mi fu mandato da Filippo Paradiso». Quest'ultimo, poliziotto in congedo, è indagato a Roma per traffico di influenze ed è agli arresti domiciliari con l'accusa di corruzione in atti giudiziari insieme con Amara.Continua l'avvocato: «Era Jacobini che sapeva che io partecipavo a Ungheria. Jacobini venne da me in quanto aveva necessità di un contatto con Luca Lotti (ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ndr) per ottenere l'approvazione di un decreto legge che riguardava le banche popolari. Non conosco, né ricordo il contenuto di tale decreto». Si tratta della norma che il governo Renzi emanò nel 2015 per trasformare dieci istituti popolari in Società per azioni. In realtà gli Jacobini non volevano entrare nella lista per non finire sotto il controllo della Bce. Amara nel verbale racconta di aver discusso l'argomento con l'ex factotum di Renzi, Andrea Bacci, con cui aveva costituito anche una società per incamerare appalti Telecom, e con Lotti, il quale, però, ha sempre negato la frequentazione e, ieri, ha annunciato una seconda querela nei confronti del faccendiere. La testimonianza dell'ex legale Eni prosegue: «Ne parlai con Bacci e Lotti e organizzai poi un incontro con Bacci e Jacobini nello stesso bar di via Barberini. In quella occasione Bacci disse che il decreto poteva essere approvato, ma che doveva essere firmato un contratto di consulenza tra Jacobini e Bacci o società da lui indicate prima dell'approvazione del decreto e con pagamento dopo l'approvazione. So che il contratto è stato formalizzato, ma poi non ho più seguito la vicenda, Jacobini mi rappresentò che c'era un forte ritardo nell'approvazione del decreto». In realtà la PopBari rimase nella lista.Ma che il racconto di Amara non sia completamente campato per aria lo ha confermato Fusillo in un verbale raccolto dal neo procuratore di Bari Roberto Rossi. Fusillo conferma che l'incontro a Palazzo Chigi si fece e che per il contratto di consulenza di cui ha parlato il faccendiere siciliano venne coinvolto un importante studio legale di Firenze, Olivetti Rason, con cui all'epoca era «in ottimi rapporti». I legali erano padre e figlio, Gian Paolo e Pier Ettore. Fusillo, nel suo racconto, non cita mai Amara come intermediario dell'affare: «Marco (Jacobini, ndr) disse: “A noi ci hanno fatto fuo'... ci hanno bucato, la Bce ci ha bucato su questa operazione; tu conosci qualcuno che possa arrivare ai vertici di questo governo"?». Fusillo a questo punto avrebbe incontrato i suoi legali fiorentini e avrebbe chiesto: «La banca ha bisogno di questa attività, siete in grado di farlo?». La risposta, nel racconto di Fusillo, fu affermativa. Il procuratore chiede: «Volevano essere pagati per la mediazione?». Fusillo: «Sì, per la consulenza. Così fu. Loro garantivano la fuoriuscita da quell'elenco... era una success fee (premio di risultato, ndr) al buon esito».Il compenso per gli avvocati quale avrebbe dovuto essere? «20 milioni di euro» svela Fusillo. Che avrebbe consegnato il contratto pronto agli Jacobini dentro a una pennetta, spiegando: «Voglio che lo firmiate subito, altrimenti non si va avanti».Stabilito il prezzo da pagare, uno dei due Olivetti Rason avrebbe telefonato al sottosegretario, «e loro», riferisce a Bari Fusillo, «si trasferirono a Palazzo Chigi, direttamente con Lotti». Il procuratore chiede all'indagato se fosse andato pure lui e questi replica: «Ci andò Olivetti padre e ci andò Marco Jacobini e con loro portarono pure un'altra persona, un imprenditore». Quell'uomo era Bacci, già citato da Amara. Bacci, con La Verità, rammenta: «È vero che gli presi l'appuntamento e li ho anche accompagnati. È vero che siamo andati a Palazzo Chigi a parlare della questione delle banche popolari con Jacobini e con Olivetti Rason che mi chiese quell'incontro». Quindi non fu Amara a mettervi in contatto? «No, sono stati questi avvocati fiorentini, molto quotati, che conosco da tanti anni e che avevano Fusillo come cliente, il quale conosceva gli Jacobini. Mi domandarono questo favore, la banca aveva una buona reputazione sul mercato, per me non c'erano problemi. Jacobini l'ho conosciuto con loro. Gli spiegai che non sapevo nulla di ciò che gli interessava, ma che se avevano bisogno di un colloquio per capire che cosa stesse accadendo…». E Bacci, oltre a organizzare l'incontro, vi avrebbe preso parte: «Credo di essere rimasto lì» conferma.Alla fine, Marco e Gianluca Jacobini sarebbero tornati insieme con Fusillo nello studio degli Olivetti Rason. Ma i banchieri non firmarono la scrittura privata e l'avvocato Gian Paolo avrebbe confidato al cliente: «Abbi pazienza Vito, secondo me i tuoi amici hanno fottuto te e hanno fottuto me […], perché io so che hanno dei rapporti direttamente, stanno parlando direttamente…». Per Fusillo, comunque, dei pagamenti ci sarebbero stati. «A chi?», chiede a verbale Rossi e l'imputato risponde: «A Bacci per Lotti, o a Bacci a nome di Lotti, o a Bacci. Loro hanno pagato sicuramente […]».Bacci ride di gusto e con La Verità esclude qualsiasi compenso a lui o a Lotti: «A me non solo non sono stati dati soldi, ma nemmeno è stato accennato il discorso. Per me era una questione istituzionale. Se poi Olivetti ha chiesto denaro mi dispiacerebbe, perché sicuramente io l'appuntamento non l'ho fissato per quattrini».
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