2018-11-27
Gli arrestati in affari con Tiziano e la telefonata del ministro Padoan
La famiglia Moretti, titolare di aziende in rapporti con quelle di babbo Renzi, sapendo di essere nel mirino delle Fiamme Gialle cercava contatti al Mef. Dopo qualche insistenza, il patriarca Antonio fu chiamato. Questo filone d'indagine non è ancora chiuso e dopo gli arresti di venerdì sono iniziati ulteriori accertamenti.La rete dell'imprenditore aretino Antonio Fioravante Moretti Cuseri, arrestato insieme con il figlio Andrea venerdì scorso, con l'accusa di associazione per delinquere, riciclaggio, autoriciclaggio e altri reati, era davvero articolata. E in grado di arrivare ai vertici dello Stato a trazione Pd. Tanto che nelle carte dell'inchiesta spunta una telefonata con l'ex ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Le aziende di Moretti e dei suoi quattro figli, nel giugno 2017, ricevettero la visita delle Fiamme gialle che eseguirono perquisizioni e sequestri. Da quel momento gli investigatori si inabissarono e iniziarono le indagini con intercettazioni telefoniche e ambientali. Che hanno permesso di scoprire gli addentellati istituzionali del capostipite Antonio, già in stretti rapporti con il venerabile maestro Licio Gelli. Se i figli Andrea e Amedeo bazzicavano gli amici e i soci di Tiziano Renzi, Antonio aveva agganci istituzionali a livelli ancora più alti. Come abbiamo già scritto sabato, per esempio, andava a caccia insieme al prefetto Alessandro Pansa, all'epoca al vertice di una delle tre agenzie dei servizi segreti, il Dis. Ma ci sono molti altri nomi importanti nell'agenda di Moretti. E qualche traccia di questi si trova nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Piergiorgio Ponticelli. In particolare nel capitolo sulle esigenze cautelari nei confronti dei principali indagati. «Nell'ambito della presente indagine si sono potuti monitorare diversi tentativi di “avvicinamento", per quanto consta, non andati a buon fine, nei confronti di alcuni esponenti di importanti istituzioni pubbliche». Per la verità, questo filone d'indagine non è ancora chiuso e dopo gli arresti di venerdì sono iniziati ulteriori accertamenti.Dopo le perquisizioni del giugno 2017 Moretti senior mise in moto i suoi referenti. Per primo contattò un luogotenente, che avvertì subito i suoi superiori. Il 2 marzo, a 9 mesi dalle perquisizioni, le Fiamme gialle ribussano alla sua porta con la scusa di verifiche fiscali e Moretti si agita: «Ora giovedì ripartono. Erano stati fermi sette otto mesi. Vabbuò», esclama.Nel pomeriggio chiede alla compagna, Paola Santarelli, che si trova a Roma, se ci sia la possibilità di «poter incontrare il giorno seguente, una terza persona di sesso maschile, per discutere in merito all'attività svolta dalla Guardia di finanza nei suoi confronti». Fa riferimento a «quel signore che era da noi, da te, alto e robusto, che mi sfugge sempre il nome, si potrà rintracciare domani o no?». La donna annuisce: «Mio caro, sarai ricevuto con tutti gli onori». La sera Moretti raggiunge la Santarelli e i due restano nella Capitale sino al 4 marzo, il giorno delle elezioni. Il 3 mattina la donna contatta per 3 minuti l'ex vicecomandante generale della Guardia di finanza Michele Adinolfi, in stretti rapporti con Luca Lotti e Matteo Renzi. Per Ponticelli è chiaro che «tramite la compagna, Moretti cerchi di mettersi in contatto con persone vicine al ministro dell'Economia». Alle 12.25 gli investigatori annotano un'altra chiamata, questa volta della durata di 135 secondi, proveniente da un'utenza intestata al ministero dell'Economia. Ma gli inquirenti non scrivono a chi appartenga il telefono. Abbiamo provato a chiamarlo noi e ci ha risposto l'ex ministro Padoan. Gli abbiamo fatto presente che il suo numero figurava nell'ordinanza di custodia cautelare di Antonio Moretti, nel capitolo sui tentativi dell'uomo di inquinare le indagini. «Vi ringrazio per l'informazione» ci ha risposto, «ma non ho capito a che cosa si riferisca». Proviamo a spiegare che si tratta di una telefonata del marzo 2018 e domandiamo se abbia incontrato Moretti. «Marzo è generico. E comunque non è il caso di parlare per telefono di queste cose e in questo momento sono fuori Roma». Non sappiamo se l'ex ministro, in quei giorni, abbia incontrato Moretti. Ma qualcosa nella Capitale deve essere successo. Il 4 marzo Moretti e la compagna usano un «gergo molto criptico», fanno riferimento a «un incontro da organizzare e alla opportunità di farsi inviare “la prima pagina della relazione"» e mostrano di essere informati sulle indagini in corso. Da un'altra conversazione apprendiamo che a Firenze Moretti dovrebbe aver trovato le porte chiuse, tanto che il generale Michele Carbone, comandante regionale della Toscana, viene definito «un testa di cazzo» e «un po' stronzo». In un altro passaggio del discorso, Moretti sembra fare riferimento al comandante interregionale Edoardo Valente, il quale sarebbe stato contattato da un misterioso terzo soggetto: «So che l'ha chiamato e l'ha fatto venire lì a Roma e ci ha parlato a voce. Gli ha detto che gli rompono sempre i coglioni (…) Andrea più di così io non posso».Non è finita. «Nelle conversazioni captate si comprende che Antonio Moretti - scrive il gip - avrebbe fatto predisporre a Marcello Innocenti (suo stretto collaboratore, arrestato venerdì, ndr) delle buste da consegnare a esponenti di spicco in cui sarebbero stati riepilogati i dati delle indagini/processi in corso nei confronti del suo gruppo famigliare». Dentro ci dovrebbe essere l'elenco di «tutti i finanzieri che sono stati impegnati». I due distinguono con post-it gialli le buste destinate agli alti papaveri delle Fiamme gialle. Moretti aggiunge: «Mentre questo è per Beppe». Per gli inquirenti dovrebbe trattarsi dell'avvocato aretino Giuseppe Fanfani, in quel momento influente membro del Csm, in quota Giglio magico. Moretti e Innocenti parlano pure di un ricorso da fare in Cassazione e «Moretti dice che a questo proposito potrebbero sentire il Fanfani, anche se non sa come potrebbe reagire».
Little Tony con la figlia in una foto d'archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.