2024-10-15
Giuli conferma la nomina dell’attivista gay Spano. I cattolici: «Ci ha traditi»
Alessandro Giuli (Imagoeconomica)
Pro Vita: «Rotto il patto di coerenza tra governo ed elettori». In Fdi molti sarebbero sconcertati per l’avallo del premier all’operazione. Sgarbi: «Decisione stravagante».Nonostante le polemiche di questi giorni Francesco Spano ieri mattina è stato nominato capo di gabinetto del ministero della Cultura. Prende il posto di Francesco Gilioli, rimosso dal ministro Alessandro Giuli lo scorso venerdì 11 ottobre per essere «venuto a mancare il rapporto fiduciario». Una revoca che, secondo fonti autorevoli, non sarebbe dovuta al caso Boccia, ma che arriverebbe perché Gilioli avrebbe fatto trapelare notizie riservatissime, anche se al momento non ci sono prove. Il mondo dei pro vita fin da subito ha fatto capire chiaramente di non gradire la scelta dell’ex direttore dell’Unar, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali di Palazzo Chigi durante il governo di Paolo Gentiloni. E quindi, avuta l’ufficialità, l’associazione Pro Vita e Famiglia Onlus ha reagito chiedendo immediatamente la revoca della nomina. «Spano è noto alle cronache per lo scandalo che lo travolse nel 2017, quando emerse che l’Unar aveva finanziato con 55.000 euro un’associazione Lgbtq, di cui lui stesso sarebbe stato socio, accusata di praticare nei propri circoli prostituzione, scambismo e promiscuità sessuale di ogni genere, tra “dark room” e “glory hole”», ha ribadito Antonio Brandi, presidente dell’associazione. «La portata della polemica fu tale che nemmeno il governo di allora poté difendere Spano ed evitarne le dimissioni. Dopo sette anni, Spano rientra nella compagine del governo guidato da Giorgia Meloni, che all’epoca dei fatti non solo pretese le dimissioni di Spano, ma chiese giustamente la chiusura dello stesso Unar, un ente colonizzato dall’associazionismo Lgbtq». Ci va giù duro anche il portavoce della Onlus, Jacopo Coghe: «La promozione di Spano è un’indecenza politica che tradisce il patto di coerenza tra la maggioranza di governo e gli elettori, che non hanno votato Fratelli d’Italia per veder tornare in un ruolo chiave un funzionario di area Pd travolto dallo scandalo dei finanziamenti alle associazioni Lgbt quando era direttore dell’Unar», accusa. E aggiunge: «Nel 2017 Giorgia Meloni affermò che le tasse degli italiani non potevano essere “buttate” per pagare lo stipendio di Spano, stipendio che ora sarà nuovamente pagato dai contribuenti proprio grazie al suo governo. Gli elettori di centrodestra sono furiosi per questa incoerenza, come dimostra la sfilza di commenti critici sui social network e la petizione che Pro Vita & Famiglia aveva lanciato contro la nomina di Spano, che in poche ore ha raccolto quasi 15.000 firme». Secondo Coghe poi, anche fonti interne a Fratelli d’Italia avrebbero confidato il loro sconcerto per l’avallo del premier su questa vicenda. Il portavoce di Pro Vita e Famiglia Onlus, allarga poi le sue critiche all’intero operato del governo sui temi della famiglia. «La nomina di Spano è ancor più allarmante considerando che in due anni il governo non ha fatto assolutamente nulla per arginare la diffusione dell’ideologia gender nelle scuole, assistendo inerme al moltiplicarsi di corsi e progetti promossi dal movimento Lgbtq e dell’illegale carriera alias. Il dato politico è che, da oggi, al ministero della Cultura lavora un funzionario legato al Pd in più di ieri, e questo ci costringerà ad aumentare la vigilanza su ogni singolo euro delle tasse degli italiani che, oltre allo stipendio di Spano, sarà usato dal ministro Giuli per finanziare e promuovere film, mostre ed eventi di matrice gender e woke». L’accusa insomma è pesante, e non tradisce l’evidente delusione di questi movimenti che, a detta di alcuni, negli anni avrebbero tentato di indirizzare molto, forse troppo, le decisioni di Fdi. Questa nomina dimostra il contrario. Giuli infatti è andato dritto sulla sua scelta non lasciandosi influenzare da un mondo che, va detto, ha portato molti consensi al partito di Giorgia Meloni, e che oggi chiede di essere ascoltato. Interpellato, anche l’ex sottosegretaio al Mic, Vittorio Sgarbi ha commentato la nomina definendola «stravagante» ma che dipende «dal rapporto di fiducia tra i due». Sul ruolo del premier: «Penso che se il presidente del Consiglio avesse o avrà delle obiezioni lo dirà direttamente. Mi pare nulla di misterioso». Infine aggiunge: «Vedo che c’è sicuramente un dibattito e una inquietudine soprattutto da parte del gruppo Pro Vita, che capisco, è comprensibile. Ma questo non fa diventare una persona colpevole in eterno di un errore di cui si è parlato nel passato».La vicenda si concluse con un nulla di fatto. Spano si dimise ma poi la Corte dei Conti lo scagionò confermando la regolarità del bando e dei fondi. Lui disse di non essere a conoscenza delle attività che si svolgevano in quei luoghi anche se poi il programma Le Iene dimostrò che possedeva la tessera di quelle associazioni. Ciò che conta per Giuli, in ogni caso, è l’affidabilità e la professionalità che Spano ha saputo dimostrare lavorando con lui alla Fondazione Maxxi, quando ricopriva l’incarico di segretario generale.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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