2023-08-07
I giudici intimano al ministro: fuori i dati sui morti post vaccini
Orazio Schillaci (Imagoeconomica)
Il Tar dà a Orazio Schillaci 30 giorni di tempo per fornire numeri ed età dei deceduti entro due settimane dall’iniezione. E un magistrato assolve un over 50 che non aveva rispettato l’obbligo: «Quei sieri non impediscono il contagio».Due sentenze fanno ben sperare che i giudici finalmente smettano di ignorare soprusi commessi durante la pandemia, mantenuti anche a emergenza conclusa grazie all’atteggiamento di molte istituzioni. Il Tar del Lazio ha ritenuto legittima l’istanza con la quale l’avvocato Lorenzo Melacarne aveva chiesto al ministero della Salute di poter conoscere il numero dei soggetti deceduti nei 14 giorni successivi alla somministrazione della prima dose di vaccino Covid. «Il ricorso è fondato», si legge nella sentenza pubblicata il 17 luglio e che «ordina» espressamente al ministero di fornire la documentazione richiesta entro 30 giorni, quindi prima della fine di questo mese. Non appena avrà ricevuto i dati, l’avvocato li farà esaminare dagli esperti dell’università di Pisa e di Firenze che assieme a lui, nel luglio dello scorso anno, avevano redatto il paper «Considerazioni critiche sul confronto tra decessi osservati e attesi dopo la vaccinazione nel 10° Rapporto Aifa sulla sorveglianza dei vaccini Covid-19». Documento di grande interesse e importanza, come segnalò La Verità, eppure rifiutato da diverse riviste scientifiche perché era giunto alla conclusione che i risultati forniti dall’Aifa non erano attendibili. «Il numero dei decessi attesi è sovrastimato, mentre quello dei decessi osservati è sottostimato, il rapporto standardizzato di mortalità risulta di conseguenza sottostimato», affermavano Bruno Cheli e Rachele Foschi (professori di economia e management), Alessio Iodice e Michela Baccini (statistica e informatica) Barbara Pinto (dipartimento ricerca traslazionale delle nuove tecnologie in medicina», assieme all’avvocato Melacarne del Foro di Milano e al pediatra Eugenio Serravalle. Ritenevano «grave che un’agenzia pubblica come Aifa, a cui è affidato un importante e delicato compito di informazione, pubblichi un’analisi viziata da errori grossolani come quella in oggetto», ovvero comparando il numero di morti atteso con le sole morti «segnalate» per sospetta correlazione con il vaccino. E sottolineavano che «la mancanza dei dati necessari ci impedisce di conoscere il numero di tutti i decessi avvenuti nei 14 giorni successivi all’inoculazione del vaccino». Per meglio valutare gli eventi avversi che possono scaturire dalla vaccinazione, una volta incrociati con altri dati statistici, l’avvocato Melacarne aveva così chiesto ad Aifa, ministero della Salute, Iss e Istat di poter accedere ai dati. «Non pensavo di incontrare così tante difficoltà e di dover fare ricorso al Tar», spiega il legale. «Mi sono poi concentrato nelle richieste al solo ministero, che mi veniva indicato come unico organo competente, ma furono respinte tre volte». Nell’istanza di accesso, il 16 giugno 2022, precisava di voler avere «il numero di soggetti, nonché la relativa età media, ai quali sia stata somministrata la prima dose di vaccino», tra il 27 dicembre 2020 e il 26 dicembre 2021, «e che siano deceduti entro 14 giorni dalla somministrazione della dose per qualunque motivo, non necessariamente riconducibile alla somministrazione del vaccino». Il 23 gennaio di quest’anno, la direzione generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute rispondeva di non essere in possesso di tali dati. Il Tar, invece, ha ricordato che «i dati contenuti nell’Anagrafe nazionale vaccini (Anv) sono utilizzati dal ministero della Salute», che il decreto legge del 14 gennaio 2021 «prevede espressamente l’inserimento nel database dell’Anv dei dati relativi alle somministrazioni di massa dei vaccini anti Covid-19, aggiornati con frequenza giornaliera» ed «è dunque evidente che il ministero è in possesso dei dati, che dunque dovranno essere ostesi, previo oscuramento delle generalità dei singoli individui». Tra poche settimane, sarà così possibile avere una fonte di informazioni di grande utilità, per coloro che sanno fare analisi accurate. «Consegnerò i dati ai professori di economia e statistica con i quali avevamo redatto il paper», fa sapere l’avvocato Melacarne. «Se Aifa non è in grado di fare questa operazione di linkage, sarebbe opportuno che lo dichiarasse e ne spiegasse i motivi», scrivevano nel luglio di un anno fa. In 12 mesi, nulla è cambiato ma adesso è un tribunale amministrativo che dà torto al ministero della Salute e permetterà di fare studi statistici di estremo interesse sui morti per vaccino.L’altra sentenza che fa ben sperare è quella pronunciata dal giudice di pace di Fano, Pericle Tajariol e pubblicata il 28 luglio. Ha accolto l’opposizione di un over 50 a pagare i 100 euro di multa e condanna l’agenzia delle Entrate - riscossione al pagamento delle spese processuali. «I vaccini Covid non sono idonei a impedire ai soggetti di essere contagiati e nemmeno di contagiare a propria volta, quindi non appaiono strumenti di prevenzione, rivelandosi percentualmente idonei in misura di fatto, prossima allo zero», scrive il giudice. Il ricorrente sollevava una serie di eccezioni, quali l’omessa indicazione dei termini per proporre opposizione, e quindi la violazione del diritto di difesa; così pure la discriminazione tra vaccinati e non vaccinati, «ma l’aspetto su cui ci si deve necessariamente soffermare riguarda la legittimità di tale sanzione», scrive Tajariol che dice di «discostarsi dalle recenti pronunce sugli obblighi vaccinali della Corte costituzionale in quanto esse non hanno effetto vincolante a livello interpretativo per i giudici di merito […] l’osservanza dell’interpretazione della legge spetta esclusivamente alla Corte di cassazione e non già alla Corte costituzionale».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)