2024-11-13
Giubileo dietro l'angolo, ma Roma non è pronta. Inchiesta su presunta frode sui fondi dell'Anno Santo
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Giubileo 2025. Spunta un'inchiesta per presunta corruzione, turbativa d'asta e frode in pubbliche forniture. Il vice presidente della Commissione Giubileo, Maurizio Politi: «Se a gennaio 2025 avremo un terzo dei cantieri completati sarà un miracolo». Un mese e mezzo all’apertura della Porta Santa. Un mese e mezzo all’inizio del Giubileo 2025, ma lo scenario è tutt’altro che roseo. È di poche ore fa la notizia di una inchiesta per corruzione, turbativa d'asta e frode in pubbliche forniture per gli appalti per il rifacimento delle strade dove, secondo le ipotesi accusatorie, sarebbero stati utilizzati fondi per il Giubileo. Al centro dell'indagine dei pm romani un giro di tangenti che un imprenditore avrebbe pagato ai pubblici ufficiali per pilotare una serie di appalti per lavori di manutenzione delle strade. Tra gli indagati, 4 funzionari del Comune della Capitale, uno di Astral (l'azienda della Regione Lazio che gestisce in concessione l'intera rete viaria regionale) e almeno due agenti della polizia stradale. La Guardia di Finanza del comando provinciale di Roma, su delega della procura della Repubblica di Roma, questa mattina ha svolto alcune perquisizioni negli uffici del Campidoglio e in alcune società private. L'acquisizione di atti ha riguardato gli uffici del Dipartimento dei Lavori Pubblici di Roma, in via Petroselli.C’era da aspettarselo, d’altronde sono molte le accuse che arrivano dai comitati sulla presunta speculazione che si starebbe facendo grazie ai fondi del Giubileo. Tanto che è addirittura la stessa sinistra a rivoltarsi contro una giunta di sinistra guidata da Roberto Gualtieri sulla gestione delle opere pubbliche. Dall'Arci di Roma, ai comitati contro gli impianti per i rifiuti, dai Fridays for future fino ai comitati contro lo stadio a Pietralata. È un intero pacchetto di associazioni e comitati romani a darsi appuntamento il 7 dicembre alle 15 sulla piazza del Campidoglio per protestare contro l'agenda dell'amministrazione capitolina che ignorerebbe le loro preoccupazioni. «Rifiutiamo l'idea sposata dalla Giunta Gualtieri, così come dalle precedenti, di una città in cui le opere pubbliche sono pensate, giustificate e portate avanti, solo in favore di interessi privati, caratterizzate dalla speculazione economica, orientate a future rendite politiche, bisognose dei grandi eventi o ad esclusivo appannaggio del turismo di massa» spiegano le associazioni, che chiedono una diversa gestione del patrimonio pubblico. «I traguardi che si è posta la giunta hanno gli interessi dei grandi gruppi economici, i palazzinari e i fondi speculativi come motore e l'Anno Santo come scusa. L'amministrazione si dice pronta per l'apertura della Porta Santa, ma le opere previste, grandi e piccole che siano, alcune delle quali se saranno terminate, lo saranno solo a Giubileo concluso, non porteranno alcun vantaggio per chi abita e vive la città. È autentico razzismo ambientale quello che connota l'azione della Giunta Gualtieri in materia».Il ritardo sui cantieri è ormai un dato di fatto e non c’è più tempo neanche per rincorrere il tempo. «Sarà un miracolo se per gennaio 2025 avremo un terzo dei cantieri completati» fa sapere il vicepresidente della Commissione Giubileo, Maurizio Politi, consigliere di Roma Capitale della Lega. «Il sindaco Gualtieri racconta una favola che non ha i presupposti per essere raccontata». Politi sottolinea che le difficoltà maggiori si incontrano nel reperimento della forza lavoro. «Mancano gli operai nelle ditte, non c’è personale sufficiente ed è per questo che molti denunciano cantieri aperti, ma spesso vuoti». La Commissione Giubileo non ha grandi poteri di gestione che invece è affidata alla Società Giubileo, il suo ruolo è quindi più che altro quello di monitorare e controllare che tutto vada bene, ma così non è. Manca la manodopera e si assumono persone senza esperienza.Lo si capisce anche dai banali lavori di riparazione di cui necessita la città. Una commerciante ha dovuto attendere un mese prima di vedere ricoperta una buca che avevano aperto per aggiustare un cavo della luce che si era danneggiato. «Sono settimane che stiamo così, l’enoteca è sempre piena e non sappiamo dove far sedere le persone perché possiamo mettere meno tavoli del previsto». E dopo che finalmente è arrivata la ditta per richiudere tutto, il lavoro concluso non risultava all’altezza. «Sampietrini sconnessi, un avvallamento. Oltre a essere esteticamente brutto è anche pericoloso per le persone che rischiano di inciampare». Insomma il lavoro andrà fatto due volte, con buona pace dei contribuenti che pagano personale non adatto a compiere i lavori. Ed è solo uno delle decine di esempi che si potrebbero fare. Per la parte che riguarda Anas, che copre una parte dei lavori pubblici del manto stradale, il responsabile della struttura che segue il Giubileo, Alessandro Malizia si mostra soddisfatto: «Parliamo della riqualificazione profonda di oltre 400 chilometri di strade del Comune di Roma e della Città metropolitana. A oggi - ha detto - la riqualificazione delle strade è all'83%. Stiamo lavorando su 13-14 strade contemporaneamente. Per fare fronte a questo impegno abbiamo bandito 4 accordi quadro e ci sono 14 imprese che stanno lavorando contemporaneamente. A fine del 2024 tutti questi lavori verranno completati». Tra le arterie rinnovate nel corso dell'anno, ci sono via della Serenissima, via di Tor Bella Monaca, via di Torre Spaccata, via della Maglianella, corso Francia, viale Eritrea e viale Libia, viale Trastevere, via Pastrengo, via Parigi, via Prenestina, via Casilina, via Ardeatina, via Anagnina, via Portuense e via di Santa Maria di Galeria. Mentre gli interventi che si stanno svolgendo in contemporanea comunicati da Anas sono a Prima Porta, via Salaria, via Collatina, via Laurentina e via Tuscolana, poi via Appia Nuova, via Ostiense, via Portuense e via della Pisana.Si parla di grandi arterie con Anas dunque, il problema infatti riguarda il centro: sono soprattutto quelli i cantieri che hanno creato a continuano a creare disagio ai romani. Come quello di via Ottaviano che alla prima riapertura si è allagato e la ditta è stata costretta a rimettere mano ai lavori con gli esercenti furiosi. Non solo cantieri perché il giubileo 2025 ha rinnovato una serie di altri problemi annosi, come quello dei taxi. Non ce ne sono abbastanza, è diventato quasi impossibile trovarne alcuni disponibili in certe zone di Roma e in certe fasce orarie. Il traffico è poi assolutamente diventato ingestibile. Per provare a mettere una toppa al problema, si è chiuso un accordo per lo smart working. Le aziende private di Roma si sono impegnate ad aumentare i giorni di smart working fino all'inizio del Giubileo, con la possibilità di prolungare anche dopo. Non finisce qui però perchè all'ordine del giorno c'è anche il caro prezzi. «Come avevamo denunciato mesi fa, con l'avvicinarsi del Giubileo, il comportamento opportunistico di molti operatori economici avrebbe fatto lievitare il costo della vita nella Capitale. Assieme al caro affitti e alla turistificazione di interi quartieri popolari, che spingono sempre più ai margini della città le famiglie di lavoratrici e lavoratori in cerca di alloggio, assistiamo a un rincaro generalizzato dei prezzi che resterà anche dopo l'Anno Santo» si legge in una nota della Cgil di Roma e del Lazio e la Uil del Lazio. «Nelle zone turistiche - continua la nota - un caffè o una bottiglietta d'acqua sono arrivati a costare 4 euro, il 300% in più rispetto al prezzo medio. Una speculazione inaccettabile che colpirà non solo i visitatori ma anche chi vive, lavora o studia nella Capitale spingendoli sia a ridurre i propri consumi, che a vedere il proprio potere d'acquisto ridotto'. 'Per queste ragioni abbiamo scritto al Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, chiedendo un incontro urgente, sia per sollecitare le azioni per la realizzazione del Giubileo delle persone, che per proporre alcune azioni per contrastare questa inflazione da turismo, che rischia di rallentare l'economia della Capitale, anche con il supporto del Garante per la sorveglianza dei prezzi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy che ha funzione di controllo e verifica per arginare i fenomeni speculativi». Anche sul tema delle case si è creata una sorta di bolla. Non si trovano più appartamenti in affitto perché sono tutti destinati ai turisti. Sono sempre meno gli appartamenti in affitto a Roma e i canoni in continua crescita. Secondo Fimaa (Federazione italiana mediatori agenti d'affari di Roma) a fronte di una contrazione del 2,8 per cento nel mercato delle locazioni nel 2024, i canoni aumenteranno di circa il 7 per cento. Per questo i consiglieri capitolini Alessandro Luparelli e Michela Cicculli di Sinistra civica ecologista hanno chiesto e fatto approvare una mozione per istituire il blocco degli sfratti per tutto l'anno del Giubileo. «Un atto importante perché chi perde casa in questo periodo difficilmente riesce a collocarsi in un'altra abitazione».
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I candidati M5s in Campania e Calabria riesumano il reddito di cittadinanza
Nel riquadro il console e direttore generale dell'ufficio di rappresentanza di Taipei in Italia, Riccardo Tsan-Nan Lin. Sullo sfondo l'edificio dell'Onu a New York (iStock)
Alla vigilia dell’Assemblea Onu, torna il tema dell’esclusione di Taiwan dalle Nazioni Unite e dalle agenzie specializzate. L’isola, attiva in economia, sanità e tecnologia, rivendica un ruolo nella comunità internazionale nonostante le pressioni cinesi. Pubblichiamo l'intervento di Riccardo Tsan-Nan Lin, console e direttore generale dell'ufficio di rappresentanza di Taipei in Italia.
Sapete che Taiwan, un Paese democratico e indipendente, una potenza economica mondiale, leader nella produzione di semiconduttori, nonché snodo fondamentale per l’aviazione civile e grande donatore di mascherine agli Stati in difficoltà durante l’emergenza Covid, è ancora esclusa dall’Onu e dalle sue agenzie specializzate come l’Icao e l’Oms?
L’80ª sessione annuale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA 80) si aprirà a New York il 9 settembre 2025. Eppure, nonostante Taiwan abbia sempre avuto un ruolo attivo, contribuendo in modo significativo alla comunità internazionale con eccellenti risultati in diversi campi, la sua partecipazione agli incontri ufficiali dell’Organizzazione non è consentita per ragioni puramente politiche.
Il tema dell’imminente edizione dell’Assemblea Generale, «Insieme è meglio: 80 anni e oltre per la pace, lo sviluppo e i diritti umani», suona vuoto quando 23 milioni di taiwanesi vengono esclusi dall’ONU e dalle sue agenzie. Poiché il 2025 segna l’inizio del decisivo conto alla rovescia per la scadenza degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), prevista per il 2030, l’inclusione di Taiwan è necessaria. La sua esclusione, infatti, contraddice lo spirito e mina i principi dell’Agenda 2030.
Questo isolamento forzato è parte di un problema più vasto, legato a una grave e dannosa distorsione della Risoluzione 2758 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA). Tale travisamento non solo sottopone Taiwan alla coercizione cinese, che vuole affermare il proprio controllo sull’Isola, ma è anche diventato una seria minaccia allo status quo tra le due sponde dello Stretto e alla stabilità nella regione indo-pacifica.
La Risoluzione 2758 (XXVI) dell’UNGA, adottata nel 1971, affronta esclusivamente la questione della rappresentanza della Cina alle Nazioni Unite, ma non stabilisce che Taiwan sia parte della Repubblica Popolare Cinese (RPC), né conferisce a quest’ultima il diritto di rappresentarla. La Risoluzione non fa alcuna menzione di Taiwan e non costituisce quindi una posizione ufficiale delle Nazioni Unite sullo status politico del Paese. Pertanto, non riflette un consenso internazionale sul “principio di una sola Cina” sostenuto dalla RPC. Solo il governo di Taiwan, democraticamente eletto, può rappresentare i suoi abitanti nel sistema delle Nazioni Unite e sulla scena internazionale.
L’ONU dovrebbe permettere ai rappresentanti, ai giornalisti e ai cittadini taiwanesi l’accesso alle sue sedi e la partecipazione ai suoi incontri e conferenze. Essere membri delle Nazioni Unite è un diritto per tutte le nazioni amanti della pace, non un privilegio appannaggio di poche. Per tali ragioni, a nome del Governo di Taiwan, chiediamo con urgenza di porre fine alla distorsione della Risoluzione 2758.
Taiwan possiede un efficiente sistema sanitario e una tecnologia all’avanguardia, come dimostrato dalla sua leadership nell’intelligenza artificiale e nella produzione di chip, che possono dare un contributo concreto allo sviluppo e alla pace nel mondo. Perché, allora, persistere in questa esclusione, che non beneficia nessuno tranne Pechino?
Negli ultimi anni, il sostegno internazionale a favore di Taiwan è aumentato. In Italia, la Camera dei Deputati ha approvato diverse risoluzioni, auspicando la sua inclusione nelle organizzazioni internazionali e, nel marzo 2025, ha approvato il documento finale dell’indagine conoscitiva sull’Indo-Pacifico, ribadendo l’importanza dell’Isola per la stabilità nella regione indo-pacifica. Un simile orientamento è evidente in altri parlamenti e Paesi, tra cui l’Unione Europea, gli Stati Uniti, la Svezia, i Paesi Bassi, il Regno Unito, il Canada, il Belgio e la Repubblica Ceca, che hanno adottato risoluzioni affini, condannando le provocazioni militari della Cina e il suo abuso nell’interpretazione errata della Risoluzione.
Adesso, più che mai, lanciamo un appello all’Italia affinché appoggi con maggiore decisione l’ammissione di Taiwan alle Nazioni Unite e alle sue agenzie specializzate, in nome della pace, dello sviluppo e della prosperità globale, valori che accomunano entrambi i Paesi. Allo stesso tempo, invitiamo la comunità internazionale ad agire attivamente da contrappeso alle azioni coercitive della RPC e a unirsi per difendere l’ordine mondiale basato sulle regole, opponendosi alle dinamiche di un Paese non democratico e alle sue richieste irragionevoli.
Riccardo Tsan-Nan Lin, console e direttore generale ufficio di rappresentanza di Taipei in Italia
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Daniel Ortega (Getty Images)
Il governo guidato dalla coppia sandinista Ortega-Murillo ha firmato accordi commerciali con la Repubblica di Donetsk, rafforzando il legame con Mosca e Pechino. Una scelta politica che rilancia il ruolo di Ortega nella geopolitica del Sud globale, tra repressione interna e nuove alleanze.