2024-01-18
«Giovanna morta per annegamento». La conferma fornita dall’autopsia
Prima del suicidio i carabinieri avevano convocato la pizzaiola come potenziale vittima.L’inchiesta giudiziaria sulla morte di Giovanna Pedretti, la ristoratrice di Sant'Angelo Lodigiano originaria di Bergamo che si è portata nelle acque del Lambro i segreti sul pesantissimo fardello che l’ha spinta all’estremo gesto, viaggia su due direttrici: la prima sta cercando di stabilire, anche tramite l’esame autoptico, le cause della morte, propendendo per l’annegamento; la seconda mira ad accertare le cause che potrebbero aver innescato la decisione di farla finita. L’ipotesi di reato è istigazione al suicidio. E dalla chiacchierata con i carabinieri del marito di Giovanna, Aniello D’Avino, che con lei gestiva la pizzeria Le Vignole, sarebbe emerso proprio che la pizzaiola «era ossessionata dagli hater». Sabato 13 gennaio l’uomo ha accompagnato la moglie in caserma a Lodi per l’indagine esplorativa che era stata avviata con l’ipotesi di istigazione all’odio per la recensione che la ristoratrice aveva pubblicato sui social, nella quale un cliente si lamentava della presenza di gay e di un disabile nel locale. La risposta, garbata ma ferma, è stata però messa in dubbio e Giovanna: dopo essere stata convocata dai carabinieri era stata anche intervistata dalla Tgr. Poi è finita in un polverone mediatico, accusata di aver fatto tutto da sola per farsi pubblicità. Il primo a mostrare sui social dei dubbi sull’autenticità della recensione è stato il cuoco ballerino cremonese Lorenzo Biagiarelli, compagno dell’ex giornalista Selvaggia Lucarelli, che dopo essersi presa una pausa da X ieri, durante la presentazione di un libro a Milano, ha scansato i cronisti. E mentre il marito e la figlia di Giovanna l’avrebbero invitata a stare tranquilla, perché «presto sarebbe finito tutto», la baruffa social cresceva. Lei, che nella storia clinica avrebbe già mostrato tracce di un malessere psicologico che le aveva prodotto insonnia, e già provata dal suicidio, 13 anni fa, del fratello Stefano (proprio in quei giorni ricadeva la ricorrenza della morte), probabilmente, è l’ipotesi degli inquirenti, avrebbe deciso di farla finita. Ha preso l’auto, ha percorso un chilometro, ha parcheggiato a pochi metri dal fiume e si sarebbe inferta delle ferite ai polsi. Dall’autopsia sono emerse anche altre ferite: a un braccio, a una gamba e al collo (la lametta è stata ritrovata, mentre su sedili e tappetini dell’auto c’erano tracce di sangue). Ma dall’autopsia è emerso che si tratterebbe solo di ferite superficiali. Poi si è lanciata nelle acque gelide del Lambro, dove è annegata (il quadro risultato dall’esame autoptico, secondo l’anatomopatologo Giacomo Belli del Dipartimento di medicina legale di Pavia, è compatibile con l’annegamento). Ieri i carabinieri hanno spiegato di aver convocato Giovanna come «potenziale vittima» e che il «colloquio» era durato «pochi minuti», durante i quali la ristoratrice aveva confermato il contenuto della recensione, spiegando di non essere in grado di fornire ulteriori dettagli per poter risalire all’identità «dell’anonimo cliente». Ma era turbata. Molto. Con il marito ne aveva parlato proprio il giorno della convocazione dai carabinieri, senza fare alcun accenno all’idea di togliersi la vita. Non ha lasciato biglietti né inviato messaggi. I due telefoni cellulari della donna, però, sono stati rinvenuti: uno era nella sua auto, l’altro, quello personale, lo teneva in tasca ed è finito in acqua con lei. Gli inquirenti, che hanno già richiesto ai gestori telefonici i tabulati delle chiamate, analizzeranno anche le celle telefoniche per ricostruire con precisione i suoi spostamenti fino alla riva del Lambro.
Ecco #DimmiLaVerità dell'11 settembre 2025. Il deputato di Azione Ettore Rosato ci parla della dine del bipolarismo italiano e del destino del centrosinistra. Per lui, «il leader è Conte, non la Schlein».