2024-05-14
Al «Giorno della Verità» si parla di censura
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Da sinistra: Sabrina Scampini, Peter Gomez, Maurizio Belpietro e Paolo Del Debbio
Focus elezioni nazionali e internazionali: la grande truffa del giornalismo imparziale. È questo il titolo della tavola rotonda affidata alla conduzione di Sabrina Scampini, con gli interventi di Peter Gomez, Paolo Del Debbio e Maurizio Belpietro.
La conduttrice televisiva ha chiesto ai tre giornalisti se oggi in Italia esiste davvero un problema di censura. Il primo a rispondere è il direttore della Verità: «Sento parlare di censura da almeno 30 anni. Prima nessuno si occupava di questo argomento, poi è diventato di stretta attualità, ma solo quando al governo c'è il centrodestra. Quando c'è il centrosinistra invece è tutto rose e fiori» - afferma Belpietro - «Oggi la censura è più uno strumento che viene usato per criticare una parte politica. Ricordo quando Michele Santoro se ne andò dalla Rai quando c'era il centrosinistra al governo per esempio. Di episodi ce ne sono stati tanti, e poi qualcuno ha capito che fare la vittima conviene». «A chi si riferisce?», chiede la Scampini. «Da Fabio Fazio a tutti gli altri che se ne sono andati dalla Rai indignati avendo usato il servizio pubblico per fare promozione di se stessi e poi stipulare contratti più vantaggiosi altrove. Io penso che l'unico modo per difendere la libertà è dare qualche notizia in più, non organizzare conferenze stampa» conclude Belpietro.
Più o meno sulla stessa lunghezza d'onda è Peter Gomez: «Sono abbastanza d'accordo con quanto appena detto da Belpietro, ma dobbiamo aggiungere che oggi il servizio pubblico italiano proprio non funziona» - dice il direttore di ilfattoquotidiano.it - «In Italia esiste una cosa che si chiama Commissione di vigilanza parlamentare sulle televisioni, nei Paesi normali invece è il contrario. Io, più che con la censura, vedo problemi con il dissenso, ma tutti i poteri hanno problemi con il dissenso». Incalzato poi dalla Scampini sulle proteste che hanno impedito al ministro per le Pari opportunità e la famiglia Maria Eugenia Roccella di parlare dal palco degli Stati generali della natalità, Gomez si affida a una citazione di Sandro Pertini: «Libero fischio in libero Stato».
La parola popi passa a Paolo Del Debbio: «Io penso che fare il giornalista è importante, ma non cambia le sorti del mondo. Questo erigere alla figura di Matteotti uno a cui non gli è stata fatta fare un'invettiva in Rai pare eccessivo» - dice il conduttore di Dritto e rovescio riferendosi al caso Scurati - «Ci vorrebbe una forma di un'autorità indipendente che garantisca la libertà di stampa».
Il secondo tema del dibattito messo sul tavolo dalla Scampini è quello relativo ai concetti di giustizia e garantismo. «Sono settimane molto calde, a partire dal terremoto in Liguria. Secondo voi non c'è un garantismo a correnti alterne sia a destra che a sinistra?» chiede la giornalista. Il primo a rispondere è Gomez: «I partiti si devo assumere le responsabilità decidendo caso per caso come comportarsi. Aspettare i tre gradi di giudizio vuol dire dare alla magistratura il compito di scegliere la classe politica dirigente. Ci sono casi in cui è il processo a decidere se un soggetto è colpevole o innocente, ma altri in cui deve toccare ai partiti decidere e spiegare ai propri elettori le loro scelte. In tribunale vige il principio di non colpevolezza fino al terzo grado di giudizio, ma in politica valgono criteri diversi». Il direttore della Verità Maurizio Belpietro aggiunge: L'elenco di politici indagati per corruzione e poi prosciolti è sterminato, con conseguenti carriere politiche rovinate. C'è un tema di garantismo a toni alterni è vero. Ma i partiti dove sono in questi casi? Ci sono solo quando devono chiedere le dimissioni del governatore avversario?». Del Debbio invece sottolinea: «La scuola del diritto penale liberale in Italia riteneva che le tre questioni sulle quali giudicare un sistema giuridico sono la velocità nei processi, la gestione della detenzione preventiva e la questione della segretezza delle indagini. Bene, il nostro sistema di garantismo ha ben poco. Non è questione di garantismo o no, è questione di stato di diritto o non stato di diritto che esige segretezza, velocità e uso parsimonioso della custodia cautelare».
Ultimo tema di discussione all'interno della tavola rotonda è il giornalismo indipendente o meno. «Spesso il giornalismo dei grandi giornali non è indipendente perché è condizionato dagli interessi degli editori» afferma Belpietro. Sulla domanda rivolta dalla Scampini, se per un giornalista perseguire opinioni significa non essere imparziali, il direttore della Verità ha le idee chiare: «No, penso sia onesto dichiarare ai lettori come la si pensi. Poi il lettore è libero quando va in edicola di scegliere quale giornale acquistare». Secondo Gomez, invece, va riportata la centralità della notizia: «È vero che è giusto dichiarare la linea editoriale, ma il giornalismo imparziale lo vedi quando racconti il fatto e non l'opinione. Il problema di questo Paese è la scomparsa dei fatti. La notizia va raccontata, è un dovere di tutti».
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Nella tavola rotonda condotta da Sabrina Scampini, Maurizio Belpietro, Paolo Del Debbio e Peter Gomez affrontano i temi della censura, del giornalismo indipendente e di giustizia e garantismo.Focus elezioni nazionali e internazionali: la grande truffa del giornalismo imparziale. È questo il titolo della tavola rotonda affidata alla conduzione di Sabrina Scampini, con gli interventi di Peter Gomez, Paolo Del Debbio e Maurizio Belpietro.La conduttrice televisiva ha chiesto ai tre giornalisti se oggi in Italia esiste davvero un problema di censura. Il primo a rispondere è il direttore della Verità: «Sento parlare di censura da almeno 30 anni. Prima nessuno si occupava di questo argomento, poi è diventato di stretta attualità, ma solo quando al governo c'è il centrodestra. Quando c'è il centrosinistra invece è tutto rose e fiori» - afferma Belpietro - «Oggi la censura è più uno strumento che viene usato per criticare una parte politica. Ricordo quando Michele Santoro se ne andò dalla Rai quando c'era il centrosinistra al governo per esempio. Di episodi ce ne sono stati tanti, e poi qualcuno ha capito che fare la vittima conviene». «A chi si riferisce?», chiede la Scampini. «Da Fabio Fazio a tutti gli altri che se ne sono andati dalla Rai indignati avendo usato il servizio pubblico per fare promozione di se stessi e poi stipulare contratti più vantaggiosi altrove. Io penso che l'unico modo per difendere la libertà è dare qualche notizia in più, non organizzare conferenze stampa» conclude Belpietro.Più o meno sulla stessa lunghezza d'onda è Peter Gomez: «Sono abbastanza d'accordo con quanto appena detto da Belpietro, ma dobbiamo aggiungere che oggi il servizio pubblico italiano proprio non funziona» - dice il direttore di ilfattoquotidiano.it - «In Italia esiste una cosa che si chiama Commissione di vigilanza parlamentare sulle televisioni, nei Paesi normali invece è il contrario. Io, più che con la censura, vedo problemi con il dissenso, ma tutti i poteri hanno problemi con il dissenso». Incalzato poi dalla Scampini sulle proteste che hanno impedito al ministro per le Pari opportunità e la famiglia Maria Eugenia Roccella di parlare dal palco degli Stati generali della natalità, Gomez si affida a una citazione di Sandro Pertini: «Libero fischio in libero Stato».La parola popi passa a Paolo Del Debbio: «Io penso che fare il giornalista è importante, ma non cambia le sorti del mondo. Questo erigere alla figura di Matteotti uno a cui non gli è stata fatta fare un'invettiva in Rai pare eccessivo» - dice il conduttore di Dritto e rovescio riferendosi al caso Scurati - «Ci vorrebbe una forma di un'autorità indipendente che garantisca la libertà di stampa».Il secondo tema del dibattito messo sul tavolo dalla Scampini è quello relativo ai concetti di giustizia e garantismo. «Sono settimane molto calde, a partire dal terremoto in Liguria. Secondo voi non c'è un garantismo a correnti alterne sia a destra che a sinistra?» chiede la giornalista. Il primo a rispondere è Gomez: «I partiti si devo assumere le responsabilità decidendo caso per caso come comportarsi. Aspettare i tre gradi di giudizio vuol dire dare alla magistratura il compito di scegliere la classe politica dirigente. Ci sono casi in cui è il processo a decidere se un soggetto è colpevole o innocente, ma altri in cui deve toccare ai partiti decidere e spiegare ai propri elettori le loro scelte. In tribunale vige il principio di non colpevolezza fino al terzo grado di giudizio, ma in politica valgono criteri diversi». Il direttore della Verità Maurizio Belpietro aggiunge: L'elenco di politici indagati per corruzione e poi prosciolti è sterminato, con conseguenti carriere politiche rovinate. C'è un tema di garantismo a toni alterni è vero. Ma i partiti dove sono in questi casi? Ci sono solo quando devono chiedere le dimissioni del governatore avversario?». Del Debbio invece sottolinea: «La scuola del diritto penale liberale in Italia riteneva che le tre questioni sulle quali giudicare un sistema giuridico sono la velocità nei processi, la gestione della detenzione preventiva e la questione della segretezza delle indagini. Bene, il nostro sistema di garantismo ha ben poco. Non è questione di garantismo o no, è questione di stato di diritto o non stato di diritto che esige segretezza, velocità e uso parsimonioso della custodia cautelare».Ultimo tema di discussione all'interno della tavola rotonda è il giornalismo indipendente o meno. «Spesso il giornalismo dei grandi giornali non è indipendente perché è condizionato dagli interessi degli editori» afferma Belpietro. Sulla domanda rivolta dalla Scampini, se per un giornalista perseguire opinioni significa non essere imparziali, il direttore della Verità ha le idee chiare: «No, penso sia onesto dichiarare ai lettori come la si pensi. Poi il lettore è libero quando va in edicola di scegliere quale giornale acquistare». Secondo Gomez, invece, va riportata la centralità della notizia: «È vero che è giusto dichiarare la linea editoriale, ma il giornalismo imparziale lo vedi quando racconti il fatto e non l'opinione. Il problema di questo Paese è la scomparsa dei fatti. La notizia va raccontata, è un dovere di tutti».
(Totaleu)
Lo ha detto il Presidente di Unipol Carlo Cimbri in occasione del convegno «Il contributo delle assicurazioni alla competitività europea», che si è svolto al Parlamento Ue.
(Arma dei Carabinieri)
L’arresto in flagranza differita di un 57enne di Acerra eseguito a Caivano è frutto del lavoro coordinato dei Carabinieri della Regione Forestale Campania e del Comando Provinciale partenopeo. Un’attività che muove i suoi passi dal decreto recentemente entrato in vigore in materia di illeciti ambientali e dagli schermi collegati ad una moderna «control room», una struttura che accentra segnalazioni, flussi informativi e richieste di intervento nelle province napoletana e casertana con un comune denominatore: la lotta all’inquinamento.
L’integrazione della nuova normativa a questo sistema di coordinamento consente di individuare e monitorare situazioni a rischio, consentendo una mobilitazione immediata delle pattuglie sul territorio.
Le immagini di un sistema di videosorveglianza dedicato hanno mostrato ai militari del NIPAAF (Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestale) e della stazione di Caivano un soggetto intento ad incendiare 25 sacchi di scarti tessili. Quintali di rifiuti, la cui combustione ha generato una nube di fumo che ha avvolto anche alcune abitazioni vicine.
Secondo quanto documentato in poche ore, il 57enne avrebbe alimentato le fiamme e poi si sarebbe allontanato a bordo del suo suv. Le pattuglie intervenute, collegate con la «control room», hanno ricostruito il tragitto del veicolo e ne hanno identificato il proprietario. L’uomo è stato rintracciato qualche ora dopo la registrazione delle immagini e arrestato in flagranza differita nella sua abitazione. E’ ora ai domiciliari, in attesa di giudizio.
L’intera operazione costituisce un esempio concreto dell’efficacia della nuova normativa - che supera i limiti della tradizionale flagranza - e del lavoro sinergico e strutturato dell’Arma dei Carabinieri.
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