2023-12-17
«Addio frecce, Cupido usa i diamanti: così un amore diventa per sempre»
Nel riquadro: Giorgio Re, ad di Recarlo
Giorgio Re, ad della maison Recarlo: «Dai disegni alla scelta delle gemme, facciamo tutto in casa affidandoci alle mani esperte dei nostri artigiani. Siamo a quota 700 negozi tra Italia ed estero».L’amore è meraviglioso ma se accompagnato da un solitario lo è ancora di più. Recarlo, maison di gioielleria, lancia le frecce di Cupido che fanno sempre centro grazie a collezioni dai nomi emblematici. Ecco le verette di Anniversary More, nate per essere abbinate al solitario con diamante rotondo della collezione Anniversary o con il solitario con diamante a cuore di Anniversary Love. È tutta una questione di abbracci tra un anello e l’altro, e molto di più. Il passo verso i gioielli dell’amore è stato così brevissimo. Sono gioielli che hanno fatto innamorare donne, mamme, mogli e figlie, compagni di proposte importanti e di scelte che durano una vita. «I sentimenti li abbiamo sempre messi al centro di tutto», racconta alla Verità Giorgio Re che, con il fratello Paolo, guida l’azienda, «a cominciare dal lavoro e da chi lavora per noi, nulla avverrebbe senza di loro e grazie a loro siamo riusciti a distinguerci. Basta una lavorazione non eseguita correttamente da una persona della filiera per vanificare il lavoro di tutti. La nostra collezione più rappresentativa è diventata iconica grazie al cuore presente sotto ogni diamante che appoggia sopra un dettaglio con quella forma. Sono più di quindici anni che viene apprezzata proprio per questo motivo».Quando è nata l’azienda? «Nel 1967 grazie a mio padre Carlo, vero imprenditore che si occupava di tutto. Il brand con il nome e cognome tutto attaccato è stata una bella idea originale che ha aiutato. Nessuno della famiglia era in questo campo prima di mio padre. Il nonno aveva un calzaturificio: a Valenza negli anni ‘50, il 50% delle aziende erano calzaturifici e il 50% aziende orafe. I calzaturifici hanno sofferto la concorrenza di altri Paesi e altre zone e mio padre decise, già a sedici anni, di lanciarsi in questa avventura trovando il sostegno di mio nonno che acconsentì ad aiutarlo. Ha fatto tutte le scuole, ha imparato a disegnare e a realizzare gioielli e oggi siamo qui a portare avanti, sempre con mio padre, le nostre creazioni». Una bella storia famigliare all’italiana... «Assolutamente sì, siamo la seconda generazione, mio fratello Paolo ed io, entrambi amministratori delegati, ci siamo suddivisi i ruoli in modo bilanciato e equo. Io mio occupo della parte relativa alla produzione, dal disegno fino al gioiello finito, una filiera internalizzata che comprende tutti i processi produttivi fino alla scelta delle gemme preziose e alla realizzazione della montatura, incassatura, pulitura, rodiatura e tutto quanto viene seguito internamente per poter garantire innanzi tutto un gioiello realizzato in Italia conforme delle normative vigenti». Quali sono le normative vigenti che riguardano un gioiello? «Tutti i gioielli Recarlo sono accompagnati dal certificato di garanzia internazionale per la qualità ovvero la certificazione del responsible Jewellery council, dall’assicurazione contro rapina e scippo e da un microfilm che specifica le caratteristiche gemmologiche del diamante utilizzato, superiore ai 0,14 ct. Dal marchio di fabbrica al titolo del metallo devono essere ben visibili e leggibili, si devono tutelare aspetti che un tempo non si curavano ma oggi sono fondamentali: la sostenibilità, la trasparenza del mercato cercando di acquistare in modo etico».Una vera e propria strategia aziendale... «Attraverso il progetto Our promise to you, siamo sempre più orientati alla sostenibilità lanciata a febbraio 2021 con la quale contribuire ad un cambiamento positivo nel settore della gioielleria. Ogni nostro gioiello è lavorato da esperti artigiani locali, maestri di un’arte perfezionata di generazione in generazione, che Recarlo ha contribuito a conservare. Con Our promise to you, vogliamo suggellare una promessa d’amore, amore per tutta la nostra filiera, per le persone che ci lavorano e per l’ambiente. Solo così potremo davvero onorare i valori in cui crediamo profondamente». Quale è stato il vostro primo gioiello? «Un anello da uomo diamantato, con una lavorazione particolare che veniva fatta negli anni ‘60. La diamantatura è quell’effetto sul metallo che si vede sulle ghiere degli orologi e che vengono realizzate con una punta di diamante che va a creare questo effetto di maggiore brillantezza esaltando la luce della pietra. È rimasto nella nostra storia».E quello da donna? «Un anello che ha vinto un premio particolare e poi il Trilogy eternity, anello straordinario dallo stile inconfondibile e ancora oggi molto richiesto». Mercati di riferimento? «Siamo presenti in Italia in oltre 600 negozi e all’estero più di cento. I Paesi più forti Spagna, Francia, Benelux, Gran Bretagna. Negli ultimi tre anni abbiamo lavorato molto sullo sviluppo dell’internazionalizzazione e siamo molto contenti di come sta andando, stiamo crescendo in doppia cifra. Abbiamo aperto il nostro primo shop in shop all’estero oltre ai 14 in Italia. Il made in Italy è sempre molto apprezzato e la nostra gioielleria viene valutata in modo sempre più positivo, questa è quindi la strada giusta».Le pietre da dove provengono? «Tutti i nostri diamanti arrivano dal Canada, precisamente dal Nord Est del Paese, mentre gli zaffiri dallo Sri Lanka, i rubini dalla Birmania e gli smeraldi dallo Zambia». Determinate pietre sono dei veri e propri investimenti? «Direi di sì. Il prezzo del diamante, nel corso degli anni, è sempre salito. Se si guarda il listino si può constatare un andamento a crescere e sarà sempre più così perché di diamanti ce ne sono sempre meno e saranno sempre più rari e il prezzo è determinato dalla rarità».