2019-07-19
Giorgetti a colloquio con Mattarella: «Non mi faccio bruciare in Europa»
Il leghista chiede sostegno. Carlo Calenda va a gamba tesa: «Inchiesta Ue sul rublogate».La scelta dei 5 stelle di votare in Europa a favore della neo presidente Ursula Von der Leyen non solo ha spaccato l'asse con la Lega ma ha ridato voce anche ai super europeisti che negli ultimi mesi avevano perso la fiducia in un'Europa che pur di abbattere il primo partito italiano a detta loro avrebbe dovuto sanzionarci e farci travolgere dai mercati. La mancata attivazione della procedura d'infrazione è stata una batosta vera e propria, tale da ridurre i +Europa e affini quasi al silenzio. Ma il «tutti contro la Lega» ora ha riacceso l'avanguardia dei forza spread che adesso pur di attaccare la Lega sarebbe disposta a cedere pure la sovranità dei nostri servizi e delle nostre Camere. «Chiederemo all'Europarlamento, in qualità di Socialisti e Democratici, che si costituisca una commissione speciale per valutare le influenze esterne su elezioni europee negli Stati membri e alla Commissione europea di identificare iniziative da intraprendere per fronteggiare queste minacce alla democrazia». Il tweet è del neo deputato Ue Carlo Calenda, appunto a proposito della vicenda di Savoini &C. Il social è posto idoneo per una tale boutade copiata paro paro dal Russiagate anti Donald Trump. Se tanto ci da tanto, sarebbe il medesimo boomerang. Solo che in questo caso il nodo da valutare con attenzione non è tanto il contenuto del tweet, ma il contesto, l'ambiente politico nel quale si sviluppa. Pd, Forza Italia e 5 stelle sono compatti contro il Carroccio e il resto dell'Europarlamento gioca le proprie partite. Il forte isolamento ha così spinto ieri pomeriggio Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ad andare al Quirinale per riferire a Sergio Mattarella. Giorgetti ha sottoposto al capo dello Stato tutti i suoi dubbi. «Durante, l'incontro di circa mezz'ora, che viene definito cordiale e positivo», recitano le agenzie di stampa, «il sottosegretario ha comunicato al presidente della Repubblica che rinuncia a qualsiasi candidatura a commissario europeo». In sostanza, il numero due della Lega ha voluta ribadire che il commissario resta di competenza leghista ma senza alcun accordo o sostegno unanime non ha intenzione di presentarsi. Non è tanto l'eventualità della bocciatura in sé a spaventare Giorgetti, ma l'assurdità di una Italia che si penalizza per tagliare le gambe alla Lega. Immaginare un Commissario isolato anche nei tavoli Ue e nella gestione dei portafogli sarebbe ulteriormente controproducente. Dal punto di vista istituzionale non spetta a Mattarella risolvere la spaccatura, ma il numero due della Lega ha ritenuto di metterlo a partito della scelta per il semplice fatto che impatta sul futuro dell'Italia. Le alternative al ribasso (cioè la scelta di un nome esterno al Carroccio) sarebbero uno schiaffo al voto del 26 maggio e anche su ciò è corretto rendere edotto il Quirinale. Con tale passaggio Giorgetti si è sfilato ma ha voluto al tempo stesso marcare il territorio della Lega. Un messaggio politico che ora va a sovrapporsi al tema assai più complicato della eventuale crisi di governo. Stando a quanto risulta alla Verità l'altro motivo della visita ha riguardato le tempistiche delle elezioni che seguirebbero alla rottura. La finestra utile per andare al voto entro settembre e, quindi, evitare l'esercizio provvisorio di bilancio, secondo Giorgetti non sarebbe questo week end, ma il 29 luglio. Stando all'interpretazione del sottosegretario, si devono applicare le norme valide per il voto all'estero. Di conseguenza, con un crisi di governo entro il 29 luglio, si voterebbe il 29 settembre. A quel punto - in presenza di una maggioranza - a metà ottobre si insedierebbero le Commissioni parlamentari in modo da avviare le discussioni per la legge Finanziaria il 5 novembre. L'anno scorso si è cominciato il 7 del medesimo mese e si è arrivati in tempo per Natale. Da Mattarella la Lega si aspetta una conferma del calendario e una garanzia che l'opzione sia valida. L'aspetto tecnico è fondamentale per le prossime scelte cruciali. E sono temi dei quali non si occupa Matteo Salvini, il quale avrebbe fatto depositare da Giorgetti la richiesta di essere invitato al Colle. Il numero uno della Lega potrebbe incontrare il presidente della Repubblica già quest'oggi. I tempi per far cadere il governo sembrano maturi, ma in politica una sola notte può cambiare le carte in tavola.