2021-07-25
Nel giardino dell’Eden le rose non sfioriscono
La Bibbia descrive il mondo prima della caduta come un luogo perfetto, fitto di vegetazione rigogliosa, ma non ci ha donato indicazioni su quali piante vi si trovassero. Se il tempo ancora non vi scorreva, anche i fiori si rinnovavano senza appassire.Ma nella sua irraggiungibile e inimmaginabile fantasia, Iddio, quale fiore avrebbe mai potuto porre per primo nel suo idilliaco Eden? Prima di pensare alla presenza degli animali, degli insetti, degli anfibi, dei rettili, e dei nostri due malcapitati avi, a quale pianta avrà mai pensato? Avrà immaginato le braccia ampie e materne di una quercia secolare? Oppure l'incantevole fioritura di una gardenia, di un ciliegio, di un albero dei fazzoletti? Un giardino da guardare e mai calpestare, all'inglese, perfetto, pulito, incantevole, o un giardino disordinato, dove la natura avanza spedita e ingombrante e colma di ombre, di nicchie, di fosse e di canyon? Un giardino come se ne vedono nei castelli e nei palazzi medioevali e prerinascimentali, dominati da fonti della vita e dell'eterna giovinezza, fanciulle eleganti e suadenti, cavalieri arditi, quella sottile faglia di gente gaudente di buon lignaggio che aveva accesso diretto alla santità, alla purezza, alla benevolenza del Signore di tutte le lingue e di tutte le cose? O un luogo selvaggio, dal gusto remoto, arcaico, esotico, che magari si manifesta alle porte di un borgo o di un palazzo signorile, laddove ruggiscono i leoni e gorgheggiano le sorgenti nelle cui acque si china Venere o l'irascibile Diana?L'Antico Testamento ci offre qualche spunto, va da se, per immaginarlo concretamente. All'inizio del libro della Genesi, al sesto giorno, come sappiamo «Dio disse: Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E dunque, Dio, creò l'uomo e lo mise nel giardino dell'Eden, e il nome, Gan Eden, indica un giardino di oasi, circondato dunque dal deserto, e infatti tutti ricordiamo quale pena venne imposta a coloro che tradirono la fiducia del Creatore, così epicamente trattata dal Milton nel celebre Paradise Lost. «Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male. Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi. […] Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse. Il Signore Dio diede questo comando all'uomo: “Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire"». A questo punto crea la donna, eccetere eccetera. Mi sono sempre chiesto come fosse fare il guardino in questo paradiso con un albero che non puoi toccare, mentre ve ne sono di molti altri anche più belli, colorati, con frutti maturi che pendono, voglio dire, chi di noi si sarebbe mai occupato dell'albero della conoscenza? Pensate voi che bello stare dentro un giardino, eterni ma ignoranti, senza preoccupazioni, scadenze, appuntamenti, parenti, ex compagni di scuola invadenti. Ma se non sai non ti poni nemmeno il problema di sapere, oppure sì? La conoscenza è innata, è un vuoto da colmare, oppure l'ignoranza inizia ad esistere nel momento in cui qualcuno o qualcosa, una voce, un libro, un'esperienza comunicano l'esistenza di altro? Qualche sera fa davano in televisione Laguna blu, è un film meno sciocco di quel che ricordavo, a parte confonderlo costantemente con Paradise, un altro cult dell'epoca. Quel che mi è piaciuto rivedendolo vent'anni dopo, è quella mancanza di malizia dei due ragazzi, soli, crescono in un paradiso terrestre, lontani anche dalla religione, sebbene ad un certo punto la sfiorino, da amici di avventura diventano amanti, genitori, e decidono di restare dove sono invece di concedersi al mondo là fuori. Molti di noi di certo hanno pensato che Adamo ed Eva forse non erano tanto diversi da questi due giovani protagonisti del film, e poi mi viene anche da chiedermi come mai gli autori dell'Antico Testamento abbiamo immaginato Dio che sceglie due adulti, seppur giovanili, due teen-ager, per custodire il proprio giardino, e non due bambini da crescere, da educare, anche più facili da spaventare, da regimentare. Due bambini forse avrebbero evitato, quantomeno i primi tempi. Tutta la storia che riguarda l'Eden alla fine gira intorno alla disobbedienza alla parola di Dio, cos'altro sappiamo? Che il serpente viene condannato, poveraccio, per aver soltanto messo in discussione la verità impartita, la Scienza del suo momento, ed ogni riferimento a fatti e persone della nostra attualità è puramente casuale. Mi sono divertito a perlustrare oltre quel giardino dell'Eden, come hanno fatto decine, centinaia di pittori e artisti nel corso di oltre duemila anni. Ad esempio se ci sono dei fiori questi non possono che essere rose, rose antiche, ovviamente, dal profumo inebriante, con una sola fioritura annuale, e qui mi sorge un dubbio, perché se il tempo non scorre nel giardino ma tutto vive in eterno allora gli alberi sono sempre in frutto e i fiori si rinnovano senza soluzione di continuità. Mi sono così pittato un filare di rose damascene, il colore vivido dei petali, trentasei se vi chinate a contarli in un fiore aperto. Importata si racconta dalla Siria ai tempi delle Crociate in Terra Santa, a metà del XII secolo, e poi disseminata nei giardini reali e signorili, oggi viene coltivata in molti paesi ma anzitutto in una valle in Bulgaria, a Kazanlink, laddove viene prodotto il 70% del prezioso e profumato e aromatico e benefico olio estratto dai petali. La stessa appartenenza alla categoria rosa antica è forse discutibile poiché studi genetici hanno decretato che la variante circolante in Europa sia un ibrido fra due altre rose antiche, Rosa gallica (caucasica) e Rosa moschata (himalayana), con una traccia di Rosa fedtschenkoana (Asia centrale), mentre non esisterebbe più selvatica in natura. Infatti la nomenclatura botanica è Rosa damascena, o meglio Rosa x damascena, quando si incontra la lettera x nel nome se ne indica la natura ibrida.