2022-11-04
Giancarlo De Cataldo debutta su RaiUno con «Cronache criminali»
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Lunedì 7 novembre, in seconda serata, il magistrato e sceneggiatore di Romanzo Criminale e Suburra sarà in onda con la docuserie scritta insieme a Giovanni Filippetto: la storia di undici omicidi, a rappresentare ciascuno un decennio e un contesto storico preciso.Un magistrato, prestato alla televisione tempo fa e diventato, tempo fa, garanzia di un racconto crudo, dove verosimiglianza e realtà si cercano e confondono. Giancarlo De Cataldo, di Romanzo Criminale e Suburra, ha cominciato a scrivere per la televisione ad inizio anni Novanta. Da allora, sono stati film e serie, soggetti più e meno popolari. Mai, però, una conduzione. De Cataldo si è tenuto ai margini, nome noto agli addetti ai lavori. Il «sì», il primo, a un format che ne portasse il volto oltre che il nome lo ha detto in estate, quando la Rai ne ha ufficializzato la presenza nel palinsesto autunnale. Sarebbe stato volto di una seconda serata, di un approfondimento simile ai tanti che Netflix e le piccole reti tematiche hanno reso fenomeni a sé. Lo avrebbe fatto, e l’estate è diventata autunno, fornendo agli spettatori Rai una data. Il 7 novembre, di lunedì, Giancarlo De Cataldo debutterà su RaiUno con Cronache Criminali, una docuserie scritta insieme a Giovanni Filippetto perché possa distinguersi nel mare magnum delle produzioni di genere. La cronaca nera, ormai, è un filone abusato. Lo hanno sfruttato tutti, con pretese più e meno intellettuali. Se n’è parlato con rispetto, con distacco, se n’è fatto un uso sensazionalistico, la pornografia del dolore, delle carte, la morbosità. Si è vista cronaca nera nelle serie televisive, nei documentari da milioni di visualizzazioni, s’è vista nei talk show pomeridiani, con opinionisti chiamati a dire la loro davanti ad un pubblico giudice. La nera ha fatto il suo tempo, ma De Cataldo del tempo ha deciso di fare un uso suo proprio. Cronache Criminali, in onda in seconda serata, è la storia di undici omicidi, a rappresentare ciascuno un decennio e un contesto storico preciso. Ci sono gli anni della Dolce Vita, con l’uccisione di Christa Wanninger, gli anni di piombo e la morte di Pier Paolo Pasolini, c’è la Milano da bere con l’omicidio di Terry Broome e gli anni Novanta, con il caso di Pietro Maso, di recente protagonista di un’intervista da brivido. De Cataldo ha selezionato gli omicidi con cura, perché lo spettatore ne conservasse già una memoria propria e perché, su questa memoria, potesse lasciar germinare una riflessione diversa. Qualcosa che, di norma, i programmi di genere non sostanziano. La brutalità, la violenza, l’orrore non devono essere fini a se stessi. Non qui. Cronache Criminali, dove pur una parte dei casi sarà ricostruita con l’espediente della fiction, sembra muovere da un assunto diverso, meno cinematografico. Sembra dire che la nera in televisione può avere una propria dignità solo se piegata allo studio e alla comprensione della storia, di una storia che è quella di un Paese, di un’epoca, di una società in evoluzione. Non c’è racconto senza analisi del contesto, non c’è veridicità. I casi, tutti e undici, dunque, saranno ripercorsi così, con la speranza che possano essere strumentali alla rilettura degli anni in cui sono esistiti. E chissà che, alla fine delle undici serate, allargando lo sguardo non emerga altro: un disegno più ampio, dove la nera non sia che il mezzo per conoscere e comprendere l’Italia, il suo passato, i suoi nodi politici, sociali e culturali, il suo presente scalcagnato.