2023-09-16
Gentiloni dà ragione al governo: botte all’Italia
Paolo Gentiloni (Getty images)
Il commissario agli Affari economici prima difende il Pnrr come strumento anti-inflazione (è acclarato che l’ha aumentata), poi cala la scure sulla riforma del Patto di stabilità: «Servono politiche restrittive».L’Eurogruppo si tiene a Santiago de Compostela. Non è un caso, visto il cammino di fatica che i ministri dell’Economia Ue si sono sentiti preannunciare dal commissario Paolo Gentiloni. Ieri, l’ex premier italiano ha tolto la maschera e spiegato chiaramente che tipo di Europa la fronda socialista si attende. Politiche di bilancio restrittive e unici margini di spesa quelli inseriti nei piani comunitari, in primis il Pnrr. «Per sostenere gli sforzi della Bce volti a contenere l’inflazione, la politica fiscale deve essere restrittiva», ha detto Gentiloni. «Ciò non significa tagliare gli investimenti, ma significa, in particolare, eliminare gradualmente tutte le restanti misure di sostegno energetico e garantire che eventuali nuove misure, qualora si rivelassero necessarie, siano molto più mirate ai più vulnerabili». In altre parole, ha spiegato che occorre «preservare lo spazio fiscale per gli investimenti». Questo accadrà, principalmente, «attraverso l’attuazione dei Pnrr, e l’esborso dei fondi penso sarà più forte nei prossimi mesi». Combattere l’inflazione «è un obiettivo comune, e dobbiamo», ha concluso, «fare la nostra parte con la politica fiscale». È chiaro che la mossa serve ad accelerare la stretta sulle sovranità nazionali prima di arrivare alle Europee del prossimo giugno. A oggi - e il discorso vale principalmente per l’Italia - l’autonomia dei governi è sì e no ristretta a un 10% del budget dello Stato. Il resto è bloccato da vincoli esterni e vincoli interni. Il Pnrr, il Mes (che tra l’altro è stato oggetto di discussione ieri all’Eurogruppo) e poi dal Patto di stabilità. La dichiarazione di Gentiloni mira ad abolire quel restante 10% di sovranità nazionale. Con la Bce che alza i tassi a ritmi insostenibili e un ritorno all’austerità la partita sarebbe chiusa una volta per tutte. A quel punto non servirà nemmeno più un presidente del Consiglio. Basterà un buon amministratore di condominio. E che la mossa sia esclusivamente politica (posto che Francia e Germania accettino di andare dietro all’idea gentiloniana) lo dimostra il passaggio sul Pnrr. Il Next Generation Ue, la scatola che sta sopra il Piano nazionale di ripresa e resilienza, cuba qualcosa come 750 miliardi. Tutti sanno che questa ingente somma di liquidità ha contribuito a far schizzare l’inflazione, assieme alla guerra sulle materie prime. La Bce insiste con l’alzare i tassi nonostante il picco dei prezzi sia dovuto alle cause appena citate e non a un crescita verticale della domanda. Tant’è che la stessa Christine Lagarde ha più volte confessato che uno dei mandati della Bce è spingere la transizione green. Così l’economia europea si trasforma, i debiti pubblici diventano gestibili. Pazienza per un «piccolo» effetto collaterale. Sparirà la classe media e aumenterà a dismisura il numero dei poveri. Insomma, questa sembra essere la strada socialista che ancora cerca di avere presa a livello di consiglio Ue tramite i commissari dem e socialisti. Ieri, infatti, è stata ribadito da parte della presidenza di turno spagnola l’incarico a Enrico Letta . Annunciato lo scorso luglio, all’ex segretario del Pd va il compito di studiare le nuove forme di competitività del mercato unico. Esattamente l’incarico che due giorni fa Ursula von der Leyen ha conferito a Mario Draghi. È palese che i due studi finiranno in conflitto. Quello di Letta tirerà la volata all’austherity modello Gentiloni. Mentre quello di Draghi risponderà alle esigenze di un nuovo Patto di stabilità. Non sono nostre congetture. Mister Bce ha recentemente rilasciato una intervista al Financial Times, tramite la quale ha bocciato l’idea di un ritorno ai vecchi parametri definiti «anacronistici e dannosi». Non sappiamo al termine della ricerca di Draghi quali parametri possano essere partoriti. Di certo, il Patto di stabilità promosso da Gentiloni permetterà ai Paesi più indebitati di non avere uno stigma formale e di rientrare nei binari anche in sette anni. Ma in cambio dovranno preparare l’alloggio per una nuova forma di Troika. Ogni mossa e ogni scelta a livello di legge Finanziaria dovrà preventivamente essere bollinata da Bruxelles. Un messaggio per Giorgia Meloni nel caso in cui sia intenzionata a conservare un pezzo di autonomia per il nostro Paese.
Ursula von der Leyen (Ansa)