2025-01-22
Nozze in Olanda per Generali e Natixis. Timori di Fdi: «Risparmi a rischio»
Philippe Donnet (Imagoeconomica)
Sottoscritto l’accordo tra i due gruppi per una joint venture con sede ad Amsterdam. Philippe Donnet: «Nessuna fuga all’estero dei soldi degli italiani». Ma il partito del premier è critico: «Netta prevalenza di esponenti stranieri».«Questa cosa che mandiamo i soldi degli italiani in Francia è una bufala, bisogna dire le cose come sono» perché «la compagnia assicurativa resta in Italia. Tutte le decisioni restano in Italia». L’ad delle Generali, Philippe Donnet, ha risposto così alle perplessità sugli effetti della firma con Bpce - il secondo gruppo bancario francese che controlla Natixis - del memorandum of understanding che getta le fondamenta di una nuova società paritetica nel settore del risparmio gestito. Lunedì sera il cda fiume, dopo cinque ore, ha dato l’ok al protocollo d’intesa con dieci voti a favore e tre contrari da parte dei consiglieri eletti con la lista di minoranza. Sull’operazione hanno, infatti, alzato le barricate i due soci rilevanti - Delfin con il 9,77% e Caltagirone con il 6,23% - in polemica con il management, sostenuto in assemblea da Mediobanca (che ha il 13,13% del Leone). Quest’ultima, a sua volta, è partecipata da Delfin con il 19,81% e dallo stesso Caltagirone al 7,76%. Secondo l’imprenditore romano e la holding dei Del Vecchio, l’asse fra Trieste e Parigi mette a rischio la «sovranità finanziaria» italiana. Una visione opposta a quella del management che è alla base di uno scontro con possibili sviluppi anche di natura legale. Ieri Donnet ha definito «uno scherzo» il «cosiddetto rischio di perdita di sovranità finanziaria» sottolineando che «la compagnia assicurativa resta in Italia e tutte le decisioni prese resteranno in Italia» e che «non bisogna fare confusione tra proprietà degli asset e di chi li gestisce». Si tratta per ora di un accordo non vincolante che riguarda grandi masse di risparmio gestito, su cui potrebbe pendere anche la spada di Damocle del golden power, essendo il contraente un soggetto estero. Il gruppo triestino ha già anticipata al governo l’operazione. «Non è una sorpresa» per l’esecutivo, ha precisato ieri l’ad del Leone. Sottolineando che «le decisioni sugli investimenti in Btp italiani «spettano al consiglio di amministrazione di Generali, così è e così resta. Siamo a disposizione del governo per raccontare perché questo accordo fa bene al sistema paese». Intanto, però, la politica alza la voce. Avs, Pd e M5s esprimono preoccupazione. Idem il partito del premier, Fdi: «L’operazione rischia di avere impatti rilevanti per l’Italia e i suoi risparmiatori. A fronte delle masse conferite costituite in gran parte dal risparmio nazionale, il vertice manageriale vede una netta prevalenza di esponenti stranieri: tre francesi e un americano», dichiara in una nota il senatore di Fratelli d’Italia, Fausto Orsomarso, capogruppo nella commissione Finanze, nonché uno dei relatori del ddl capitali. Che contesta anche la decisione di portare ad Amsterdam la sede legale della nuova società. Ma quali sono i contorni tecnici dell’operazione? L’obiettivo è creare una joint venture tra le rispettive società di asset management, Generali Investments Holding (83,25% Generali e 16,75% Cathay) e Natixis Investment Managers. Bpce (attraverso Natixis Im) e Gih deterrebbero ciascuna il 50% della società nata dalla combinazione. Dalla nuova joint venture nascerà uno dei maggiori operatori globali con 1.900 miliardi di euro di asset in gestione. La società controllante, a capo delle attività combinate, verrebbe costituita ad Amsterdam, mentre Francia, Italia e Stati Uniti rimarrebbero gli hub operativi, continuando a gestire direttamente le attività di business. «È un Paese neutrale per i soci italiani e francesi, non ci saranno impatti fiscali. Pagheremo le stesse tasse in Italia e Francia», ha precisato ieri Donnet. Ma c’è anche chi ipotizza che la mossa di basare la sede all’estero possa servire per aggirare le nuove regole del ddl capitali.Di certo, in base al preaccordo (la firma definitiva è attesa a inizio 2026), è prevista la distribuzione preferenziale del dividendo a Bpce nel 2026 e nel 2027 per 125 milioni all’anno. Mentre Generali potrebbe ricevere, nello stesso periodo, delle tranche di rimborso di un prestito legato al finanziamento dell’acquisizione dell’americana Mgg annunciata venerdì scorso. Per quanto riguarda la struttura di governo, il ceo di Bpce, Nicolas Namias, sarà nominato presidente del cda e il ceo di Generali, Philippe Donnet, vicepresidente. Woody Bradford, attuale ceo di Gih, ricoprirebbe il ruolo di ceo della società e Philippe Setbon, oggi ceo di Natixis IM, il ruolo di vice ceo. Breve nota a margine: Setbon nel 2004 è entrato nel gruppo Generali dove ha ricoperto successivamente diversi incarichi dirigenziali, è stato amministratore delegato di Generali Investments France, poi ceo di Generali Investments Sgr e chief investment officer dell’intero gruppo triestino, che ha lasciato nel 2013.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.