2023-07-01
Galtier in cella per placare la piazza?
L’allenatore del Psg, Christophe Galtier (Ansa)
Il tecnico del Psg fermato per discriminazione razziale ai tempi del Nizza. Disse: «Troppi neri. E metà vanno in moschea il venerdì». Lui smentì, ora la mano dura.La notizia è rimbalzata ieri mattina, gettando benzina sul fuoco di una Francia già arroventata dalle contraddizioni. L’allenatore del Psg, Christophe Galtier, e il suo figlio adottivo, nonché manager che ne tutela gli interessi professionali, John Valovic Galtier, sarebbero stati «posti sotto custodia presso la polizia giudiziaria di Nizza» come degli autentici pericoli pubblici. Il procuratore nizzardo Xavier Bonhomme ha applicato una norma ben chiara in terra transalpina: i due sarebbero sospettati di discriminazione etnica basata su «una presunta razza o affiliazione a una religione» e per una situazione del genere è previsto il fermo detentivo di 24 ore e la successiva comparizione in tribunale. I fatti di cui sarebbero accusati risalgono al campionato 2021-22. Galtier sedeva sulla panchina della squadra della Costa Azzurra e, durante una conversazione privata negli uffici della dirigenza del club a cui partecipavano il figlio e l’ex direttore sportivo Julien Fournier, avrebbe dichiarato di voler «limitare il più possibile il numero di giocatori di fede musulmana - mezza squadra il venerdì va in moschea - e di voler tenere conto della realtà della città, che non dovrebbe avere in squadra una netta maggioranza di giocatori di colore». È stato proprio Fournier, con una delazione, a rivelare il contenuto della chiacchierata al giornalista indipendente Romain Molina e alla radio Rmc via email. Galtier si era affrettato a smentire, controdenunciando Fournier e i giornalisti: «Sono profondamente scioccato dai commenti che mi vengono attribuiti, rilanciati da alcuni in modo irresponsabile». Tuttavia l’inchiesta è partita, diversi giocatori del Nizza sono già stati ascoltati dagli inquirenti e l’allenatore è già stato messo alla pubblica gogna. Non mancano le polemiche di chi fa rimarcare un doppiopesismo di maniera assai diffuso in Francia che rischia di mettere in pericolo proprio la libertà di quelle minoranze che lo zelo progressista vorrebbe tutelare. Un mese fa, ricordano in tanti sui social, fu disputato in Ligue 1 l’incontro Tolosa-Nantes in concomitanza con la giornata mondiale contro l’omotransfobia, e fu deciso di tingere con i colori arcobaleno i numeri sulle maglie dei giocatori. Furono proprio i calciatori di fede islamica, cinque del Tolosa e due del Nantes, a rifiutarsi di scendere in campo perché le tinte multicolore della comunità Lgbtq+ non sarebbero affatto compatibili con la loro fede religiosa. In quel caso però non fu preso alcun provvedimento coercitivo, solo uno smilzo comunicato stampa della società Tolosa football club in cui si sottolineava che «il club rimane impegnato in prima linea contro l’omofobia, mobilitandosi in occasione di questa 35ª giornata di campionato. Tuttavia i giocatori della squadra erano in disaccordo sull’associazione della loro immagine con i colori dell’arcobaleno e, pur rispettando le scelte individuali degli atleti, è stato deciso di escluderli dalla partita in programma». In quel caso, nessuno non si è scandalizzato più di tanto. Non basta. Pochi giorni prima, un attaccante sempre in forza al Tolosa, il ventitreenne Zakaria Aboukhal, riferendosi all’assessora allo Sport e vicesindaco della città Laurence Arribagé, che aveva chiesto moderazione nei festeggiamenti dopo la vittoria della Coppa di Francia, avrebbe esclamato: «A casa mia le donne non parlano così agli uomini». Poche le polemiche per la sciagurata sortita. A differenza di quanto capitato a Galtier, è stata comminata solo una sospensione disciplinare al giovane calciatore, pare senza strascichi penali. Interessante peraltro notare come quel «casa mia» a cui si riferisce Aboukhal, se interpretato alla lettera, si riferisca alla città di Gorinchem, in Olanda, suo luogo di nascita. Quasi a rimarcare come, nonostante i natali europei, siano le costumanze musulmane e nordafricane a indirizzare le sue convinzioni. Innescando un cortocircuito tra minoranze in cui i valori occidentali declinati in chiave ultraliberal non sembrano riuscire a far da paciere.
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Cesare Parodi (Imagoeconomica)