2021-03-24
Gallina getta fango su Astrazeneca per trascinarci in una guerra suicida
Il capo della direzione Salute Ue attacca la ditta: «Utilizza un sito produttivo su cinque». Ma l'Ema non sblocca ancora quello olandese. Trattative tra Unione e Londra sull'export. E gli Usa sollevano altri dubbi sul farmaco.Bruxelles continua ad attaccare Astrazeneca, e di riflesso il Regno Unito. Sono, però, ancora poco chiare le ragioni di questa guerra commerciale - ma molto politica - nonché gli effetti che potrebbe avere sulla mappa della supply chain europea dei vaccini, visto che sono coinvolti anche stabilimenti basati in Olanda e Belgio. Di certo, è in corso una trattativa delicata e complessa in cui l'Ue sta facendo la voce grossa per ottenere una parte di dosi del vaccino anglosvedese, che ancora mancano all'appello per problemi di rallentamento nella produzione. L'ambasciatore britannico, Tim Barrow, già negoziatore per Londra sulla Brexit, ieri era a Bruxelles per trattare con la Commissione europea, che oggi potrebbe presentare la revisione del meccanismo di autorizzazione dell'export. E in serata, nel briefing a Downing Street, Boris Johnson ha sottolineato che continuerà a collaborare «con i nostri partner europei per garantire la distribuzione dei vaccini. Nessuno di noi crede nel blocco delle esportazioni, certo non è questa la politica del nostro Paese».Lunedì, Astrazeneca ha negato di aver esportato nel Regno Unito vaccini o componenti di vaccino prodotti in impianti con sede in Paesi Ue. E a confermarlo, è stata ieri anche Sandra Gallina, direttrice generale della direzione Salute della Commissione europea, nel corso di un'audizione in commissione Bilancio del Parlamento europeo: «Astrazeneca al momento non sta esportando» verso Paesi extra Ue, ha detto la funzionaria. Aggiungendo però che il problema dell'azienda è che «nel contratto con la Ue aveva previsto cinque impianti per la produzione e al momento sta producendo in un solo impianto. Un altro impianto di produzione che era nel nostro contratto deve ancora essere autorizzato dall'Ema e l'azienda ha avviato solo ora la procedura per l'autorizzazione. La situazione per me è chiara», ha concluso, «perché è impossibile adempiere a un contratto se da cinque stabilimenti previsti hai solo un impianto funzionante». Probabilmente il riferimento è a quello di Seneffe, nell'Hainaut, in Belgio (dove si sono verificati problemi di coltura dell'adenovirus usato come vettore), mentre gli stabilimenti nel Regno Unito non consegnano all'Ue, ma solo a Londra, poiché il governo di Boris Johnson si è assicurato - finanziando da subito, senza badare a spese, lo sviluppo del vaccino - una clausola «Uk first» nel contratto con la multinazionale.Ma come siamo arrivati a questo punto? La supply chain di Astrazeneca dedicata all'Europa continentale oggi si compone, escludendo i fornitori secondari (tipo la Catalent di Anagni, dove i bulk vengono infialati), dell'olandese Halix (che collabora con l'Università di Oxford per lo sviluppo del vaccino da aprile 2020, produce e fornisce i vettori virali e sta completando il potenziamento dell'impianto, con un investimento di 90 milioni e un target di almeno 5 milioni di dosi prodotte al mese) e di uno stabilimento a Seneffe, in Belgio (rilevato dall'americana Thermo Fisher a gennaio), che oggi regge la maggior parte della produzione di adenovirus. Proprio a Seneffe si sono verificati alcuni problemi alla fase di filtraggio che hanno provocato la riduzione della produzione nei mesi scorsi. E poi ci sono dosi stoccate nello stabilimento olandese gestito da Halix (fornitore di vaccini in entrambi i contratti che Astrazeneca ha firmato con la Gran Bretagna e con l'Ue in agosto), che attendono entro i primi giorni di aprile l'ok di Ema per essere rilasciate. Senza l'approvazione normativa, i vaccini prodotti presso Halix nell'unica linea ora attiva non possono essere utilizzati né nell'Ue né in Gran Bretagna. «La situazione di Halix solleva anche la questione se la Commissione europea e gli Stati membri dell'Ue abbiano prestato sufficiente attenzione al monitoraggio dell'impianto e a controllare che questo fosse pronto per la consegna», scriveva il Financial Times settimane fa. La cosa strana è che l'agenzia del farmaco olandese ha già dato a dicembre il suo ok alla prima linea produttiva. Poi si è fermato tutto. Quindi, da una parte l'Ue continua a minacciare misure contro Astrazeneca perché «non sta facendo di tutto per onorare i suoi impegni», come ha detto ieri Gallina. Ma dall'altra non concede il via libera alla distribuzione, o almeno così sembra.L'Ema sostiene che Astrazeneca non abbia ancora fornito i dati richiesti per il via libera o che li abbia forniti in ritardo; anche su questo c'è molta confusione. Ma, nel frattempo, la direttrice generale dell'agenzia europea, Emer Cooke, ieri al Parlamento Ue ha detto che ci sono discussioni in corso con l'impresa che rappresenta uno dei vaccini cinesi, Sinopharm, in quanto «abbiamo bisogno del numero maggiore di vaccini sicuri, affidabili e di qualità per andare incontro alla domanda della popolazione europea e mondiale». Perché, quindi, continuare a are la guerra a Astrazeneca? Forse per arrivare a un compromesso, come ventilavano lunedì la stampa britannica e voci a Bruxelles, con la «spartizione» della produzione olandese? Anche perché tra i Paesi europei non c'è unanimità. La Germania è molto prudente, Olanda, Belgio e Irlanda sono contrari. Solo Italia e Francia, entrambe senza un vaccino proprio e con il cantiere sulla produzione ancora da aprire, sembrano favorevoli. E per come è organizzato il meccanismo di controllo dell'export, solo il Paese da cui parte il prodotto può bloccarlo.Dall'altra parte dell'Atlantico, intanto, le autorità sanitarie federali hanno congelato l'ingresso negli Stati Uniti del farmaco di Oxford, sostenendo che i dati sull'esito sulla sperimentazione potrebbero essere «obsoleti». Anthony Fauci, consigliere della Casa Bianca sulla pandemia, ha gettato acqua sul fuoco, affermando che è un prodotto «probabilmente ottimo», ma la compagnia anglosvedese vuole fare chiarezza e ha promesso dati aggiornati in 48 ore.
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