2021-07-13
Difficile non farsi tentare dal furto Persino Pizzul rubò il vino al sacerdote
Vincenzo Peruggia. Trafugò la "Gioconda nel 1911 (Getty Images)
Vincenzo Peruggia prese «La Gioconda» per restituirla all’Italia Bignardi e Castellitto trafugavano libri. E le star di Hollywood...Biciclette e gioielli certo, ma anche identità, cadaveri e sangue. I ladri oggi non s’accontentano più del semplice denaro, nel 2008 in Giamaica hanno rubato un’intera spiaggia di sabbia bianca per costruire case, in Russia gli abitanti di Kamaravo hanno spogliato una chiesa vecchia di duecento anni di tutti i suoi mattoni per rivenderli a un costruttore locale. Sempre in Russia, questa volta nella regione di Murmansk, un ponte ferroviario di 200 tonnellate è scomparso nel giro di una notte. A Roma qualche anno fa sono spariti dalle strade 500 nasoni, le storiche fontanelle della Capitale. Senza contare i furti di reliquie: dal cervello di San Giovanni Bosco, trafugato dalla Basilica del Colle Don Bosco di Castelnuovo, ritrovato in casa del ladro dentro un armadietto della cucina, al sangue di Giovanni Paolo II rubato nel santuario di Monte Castello da tre giovani non troppo in gamba che lo abbandonarono, poi, nel bel mezzo della campagna perché non sapevano che farsene. Meglio i Robin Hood e i Lupin di una volta, quelli che depredavano i ricchi in nome di una personalissima giustizia sociale. Nel 1911 Vincenzo Peruggia, imbianchino di professione, stava lavorando al Louvre quando gli venne un’idea pazzesca, rubare La Gioconda: «Vedano, ho avuto intenzione di portare in patria il dipinto di Leonardo senza alcuno scopo interessato». L’uomo, se pur astuto, non godeva di una grande cultura. Era convinto che il quadro fosse stato rubato da Napoleone, ignaro del fatto che Leonardo da Vinci vendette la sua Monna Lisa per 4.000 scudi al re Francesco I. Il furto creò uno scandalo senza precedenti: dapprima si rischiò la crisi diplomatica accusando la Germania, poi si puntò il dito contro Guillaume Apollinnaire che aveva dichiarato di voler distruggere le opere del passato per far spazio a quelle moderne. Nello scandalo finì anche Pablo Picasso che da allora si divertiva a dire ai suoi amici: «Vado al Louvre, vi serve qualcosa?». Nel frattempo Peruggia si era trasferito a Luino, in Italia, dove appese La Gioconda in cucina. Poi, tentò di mettersi in contatto con un antiquario nella speranza di restituire il quadro all’Italia, ma questi lo ingannò e lo fece arrestare. Doris Payne, la ladra di gioielli più famosa d’America, sostiene di essersi data al furto per aiutare la madre a lasciare il padre che la riempiva di botte. Tuttavia poi ci prese la mano, rubò diamanti, anelli, collane, orologi e bracciali nelle più grandi gioiellerie del mondo usando sempre una tecnica infallibile: «Se ha funzionato per tanto tempo è perché sapevo come vestire e come comportarmi». Abiti, cappelli, occhiali firmati ma soprattutto borse da migliaia di euro: «È la prima cosa che viene poggiata sul bancone e i commessi notano subito se è firmata se è originale o un’imitazione». Arrestata più volte non ha mai perso il vizio. L’ultima volta che finì in prigione, ormai ultraottantenne, disse che i dolori all’anca le rendevano difficile la vita e, per questo, ogni tanto si concedeva un gioiellino. Quello che rubò nel 2014 valeva 23.000 dollari e non ha mai provato rimorso: «Non ho rimpianti per i furti. Mi dispiace solo di essere stata catturata».Pentito, ma non troppo, fu Frank Abagnale. La sua storia fu raccontata da Steven Spielberg e Leonardo Di Caprio in Prova a prendermi. A soli 17 anni Frank era il più giovane truffatore d’America. Aveva rubato due milioni e mezzo di dollari e otto diverse identità. Grazie a un brevetto contraffatto si fece pilota della Pan Am per intascare dalla compagnia migliaia di dollari, dormire in alberghi di lusso con bellissime hostess, poi inventandosi pediatra divenne primario di una struttura a capo di una ventina di medici per un anno. Grazie a Perry Mason, qualche ricerca in biblioteca e a una finta laurea ad Harvard, s’improvvisò avvocato e infine salì in cattedra come professore di Sociologia nello Utah. Beccato mentre stampava assegni, evase dal water dell’aereo di linea durante un trasferimento, ma fu riarrestato quattro anni dopo da un agente Fbi, Sam O’ Riley, che gli dava la caccia da anni. Condannato a 12 anni, dopo poco meno di cinque, uscì di galera per collaborare con il Federal bureau a scovare le frodi bancarie. Oggi ha 73 anni ed è milionario. Si pensa un benefattore Marino Massimo De Caro, ex direttore dei Girolamini di Napoli, che infranse il settimo comandamento per aver rubato 2.000 volumi antichi dalla sua biblioteca e da quelle di mezza Italia ed averne rivenduti 600. Lui si pensava un «Robin Books» perché, spiegava un paio di anni fa in un’intervista a Stefano Lorenzetto, «con il ricavato, pagavo i restauri […]. La Biblioteca dei Girolamini cadeva a pezzi, divorata dai tarli. Il Mibac aveva promesso 3 milioni di euro. Mai arrivati. Perciò decisi di comportarmi come la direttrice della Trivulziana di Milano, che nel dopoguerra vendette i doppioni per restaurare la biblioteca bombardata. Perché lei poté farlo e io no?». Ha rubato libri, ma solo due, anche un giovane Giampiero Mughini che, attanagliato dai rimorsi, ha chiesto scusa ai librai. Daria Bignardi da ragazzina s’infilò sotto al cappotto Il Gioco delle Perle di Vetro di Herman Hesse. Piergiorgio Odifreddi, che ha ammesso di aver rubacchiato qua e là, ne fa una questione giuridica: «L’ho fatto spesso, per libri e dischi, ma ero minorenne e non perseguibile», l’attore Sergio Castellitto filosofica: «Chi non ha mai rubato un libro non sa niente della vita» e Trilussa semantica: «La serva che ruba è ladra, la signora padrona, invece, è cleptomane».E così hanno fatto tante star beccate in flagranza di reato. Noti i casi di: Winona Ryder che «in stato confusionale», dichiarò lei, saccheggiò merce in un grande magazzino di Beverly Hills per un valore di oltre 4.000 dollari, o della bella Lindsay Lohan che rubò abilmente una collana da 2.500 dollari in un negozio di Venice, salvo però farsi fotografare con il bottino al collo. Un po’ come Peaches Geldof, figlia dell’organizzatore del Live aids Bob, che ha rubato borse e abiti griffati su un set fotografico e anche lei è stata incastrata dai paparazzi che l’hanno ritratta con la refurtiva indosso. Se Mark Wahlberg rubò dal set di Boofie Nights la protesi genitale che lo rendeva più dotato, Sarah Jessica Parker, la Carrie di Sex & the city, fece incetta di vestiti e scarpe nel guardaroba della serie per un valore di 4.680 dollari. Nel bottino figurava anche un set di 24 bicchieri da cocktail ricoperti di Swarovski. Farrah Fawcett sostenne di aver rubato abiti in due boutique di Los Angeles per ripicca. Quei negozi, qualche tempo prima, s’erano rifiutati di riprendersi alcuni capi che l’ex angelo di Charlie aveva acquistato. Britney Spears, oggi alle cronache per chiedere la sua autonomia economica, tredici anni prima invitò i suoi amici in un locale per il suo compleanno, poi s’infilò nel guardaroba e s’appropriò di quattro giacconi da 28.000 dollari. Un cappotto lo rubò anche Antonio Albanese alla scuola di teatro. Lo prese per vestire il suo primo personaggio sul palco di Zelig. Peccato però che il soprabito era di Renato Palazzi, direttore della scuola, che quella sera lo andò a vedere. Ladro provetto l’attore Pelos La Capria. Raccontava il fratello Raffaele, a Malcom Pagani, che rubava i denti d’oro alla loro governante Rosaria: «Prima la blandiva: “Con quei denti d’oro non avrai mai il sorriso che meriti. Sei bellissima, se me li dai ti farò avere in cambio una dentiera bianchissima”. Lei che aveva un aspetto tremendo e bella non sarebbe mai stata si lasciava convincere e Pelos con i proventi dei denti d’oro andava in giro a gozzovigliare. Quando Rosaria capì l’inganno, incazzatissima, andò a lamentarsene con mio padre: “Signoria suo figlio mi ha truffato, adesso posso mangiare soltanto le minestrine”. E lui, comprensivo: “Ma Rosaria cara, non lo sai che è un mascalzone nato?”».Mascalzoncello anche Bruno Pizzul, che ragazzino rubava il vino al prete: «Ero chierichetto e con i miei amici aprivamo la fiaschetta e lo assaggiavamo». Ma, come disse il telecronista ad Alessandro Ferrucci sul Fatto quotidiano, più che un furto era «una sorta di svezzamento benedetto dall’alto».
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