2025-02-03
Il «fuoco amico» di Franco Debenedetti sul fratello
Franco Debenedetti (Imagoeconomica)
Gli anni passano e la famiglia De Benedetti, attaccato o staccato dipende dai fratelli, non si smentisce mai. Franco, 92 anni, e Carlo, fresco novantenne, amano farsi intervistare e dire la loro sul mondo. Ma già che ci sono, si punzecchiano sempre. Ieri è toccato a Franco, con una paginata sul Corriere in cui non ha mancato, per la ventesima volta, di puntualizzare che Carlo «non so perché, ha separato il cognome, ma all’anagrafe è tutto attaccato». Però la notizia, questa volta, c’è ed è notevole. A un certo punto, a lui che ha lavorato in Fiat tutta una vita ed era molto legato a Umberto Agnelli, chiedono perché, negli anni Ottanta, se ne andò (mentre il fratello rimase 100 giorni, nel 1976). E Debenedetti tutto attaccato dice di De Benedetti staccato: «Alla Fiat gestivo 45.000 dipendenti da direttore del settore Componenti […] ma venni via quando Romiti definì Carlo un uomo senza parola. Perché in questo Romiti aveva le sue ragioni, Carlo prima vendette alcune aziende alla Fiat, poi si mise a farle concorrenza su quei prodotti. Ma non potevo accettare quelle parole su mio fratello, così me ne andai». Le voci su presunte scorrettezze dell’Ingegnere come motivo del suo allontanamento dalla Fiat, ovviamente messe in giro ad arte con lo stesso collaudato schema con cui fu colpito e affondato ben altro ingegnere, Vittorio Ghidella, a Torino sono circolate per decenni. Carlo le ha sempre respinte con sdegno. Ora, quasi 50 annni dopo, arriva l’ingegner Franco e conferma che il fratello fece un po’ il pirata, diciamo. Nell’intervista, arriva anche la domanda diretta sui loro rapporti e Debenedetti tutto attaccato butta la palla in tribuna: «Lui era il bello della famiglia, il conquistatore». Il prossimo libro di memorie, e vale per entrambi, potrebbero tranquillamente titolarlo Mio fratello è figlio unico.
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Ansa
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