2022-05-04
Fuga di notizie alla Corte suprema: pronto il cambio di rotta sull’aborto
Un «leak» rivela che le toghe del massimo organo giudiziario Usa potrebbero cassare l’interruzione di gravidanza come diritto costituzionale. Caccia al «corvo», i dem impazziscono: guai a chi tocca la legge.È altissima la tensione sull’aborto negli Stati Uniti. Secondo una bozza di verdetto ottenuta da Politico, la Corte Suprema sarebbe pronta ad annullare le sentenze Roe v Wade e Planned Parenthood v Casey. La prima, del 1973, ha reso l’interruzione di gravidanza un diritto protetto dalla Costituzione, mentre la seconda, risalente al 1992, ha consentito l’aborto entro le prime 24 settimane di gestazione. «Riteniamo che le sentenze Roe e Casey debbano essere annullate», si legge nella bozza, redatta a febbraio dal giudice Samuel Alito. In particolare, l’argomento di fondo viene così sintetizzato: «La Costituzione non fa alcun riferimento all’aborto, e tale diritto non è implicitamente tutelato da alcuna disposizione costituzionale». La Corte ha riferito ieri che il documento è «autentico», sottolineando che non rappresenta la propria posizione definitiva sul caso in questione e annunciando l’avvio di un’indagine. Il verdetto è relativo alla controversia legale incentrata su una legge del Mississippi, che vieta l’interruzione di gravidanza oltre le 15 settimane. Il Mississippi stesso, davanti ai supremi giudici, aveva chiesto la sconfessione di Roe e Casey. Ora, si sono registrati in passato dei casi in cui la Corte Suprema ha annullato sentenze precedenti: un esempio risale al 1954, quando l’organo cassò la sentenza Plessy v Ferguson, abrogando la segregazione razziale nelle scuole. Politico ha inoltre riferito che, al fianco di Alito, si sarebbero schierati altri quattro togati di nomina repubblicana (Thomas, Gorsuch, Kavanaugh e Coney Barrett). Se questa circostanza fosse confermata, la decisione, prevista per giugno, sarebbe quindi sostenuta dalla maggioranza dei giudici (almeno cinque su nove). La rivelazione ha scatenato un putiferio. Frotte crescenti di manifestanti si stanno radunando davanti alla Corte Suprema per protestare, mentre il mondo politico è tornato a spaccarsi. Alcuni elementi devono tuttavia essere sottolineati. Partiamo dalle conseguenze tecniche. Qualora la Corte Suprema abrogasse Roe, le decisioni in materia di aborto passerebbero sotto l’autorità dei singoli parlamenti statali. Tra l’altro, indipendentemente da come la si possa pensare sull’aborto, c’è un elemento su cui è stata finora posta troppo scarsa attenzione: le principali istituzioni americane, controllate dal Partito democratico, hanno commesso ieri una grave violazione del principio della separazione dei poteri. Il caso più eclatante è stato quello di Joe Biden che, in una nota, ha detto che «Roe è legge del Paese da quasi cinquant’anni e l’equità di base e la stabilità del nostro diritto esigono che non venga ribaltata». Questo significa che il presidente degli Stati Uniti, che è il principale rappresentante del potere esecutivo, si è permesso di interferire nel processo decisionale che attiene alla Corte Suprema, cioè alla massima espressione del potere giudiziario. Stesso discorso vale per Nancy Pelosi che ha definito «un abominio» i contenuti della bozza. La Pelosi, che in quanto speaker della Camera si trova ai vertici del potere legislativo, è entrata cioè a gamba tesa in una decisione che riguarda solo e soltanto il potere giudiziario. Domanda: ma non erano proprio i dem a fare costantemente la morale a chicchessia sul rispetto delle istituzioni? È possibile che un presidente e una speaker della Camera si arroghino il diritto di intromettersi in una questione che è esclusiva competenza della Corte Suprema, con l’obiettivo di metterla sotto pressione? Ed è qui che sorge un «lieve» sospetto. E cioè che la divulgazione della bozza possa essere una manovra orchestrata con lo scopo di intimidire e, soprattutto, minare l’autorevolezza di un’istituzione in cui, guarda caso, siedono attualmente sei togati di nomina repubblicana: una maggioranza che ha notoriamente sempre accarezzato l’intenzione di cassare Roe. Del resto, lo stesso Politico ha definito come «molto rare» le fughe di notizie dalla Corte Suprema, specificando che «nessuna bozza di decisione nella storia moderna della Corte è stata resa pubblica mentre un caso era ancora pendente». La gravità del fatto è quindi evidente e pone un’inevitabile domanda: chi ha fatto uscire la bozza? Non è che qualche supremo giudice è coinvolto? Lo stratega repubblicano Matt Wolking ha fatto il nome di Amit Jain: un collaboratore della giudice liberal Sonia Sotomayor, che sarebbe stato già stato citato da Politico nel 2017. Bisognerà comunque attendere l’esito dell’indagine, fermo restando che i togati possono essere in caso rimossi soltanto previa procedura di impeachment. Per adesso, l’unica cosa certa è che la faccenda ha messo politicamente sotto pressione i giudici di nomina repubblicana. Questo vorrà pur dire qualcosa, no?I dem ora sperano di usare la questione abortista come fattore mobilitante in vista delle elezioni di metà mandato. Ma non è detto che ciò accada. L’aborto non sposta solitamente voti nella politica americana: è semmai un tema con cui i partiti tendono a compattare la parte più motivata dei loro elettorati. Senza contare che alle midterm sono generalmente altre la questioni che catturano l’attenzione (economia e immigrazione). Inoltre, nonostante la leadership dem abbia detto ieri di voler salvaguardare l’aborto per via legislativa, l’Asinello non riesce a compattarsi del tutto nemmeno su questo argomento: a febbraio, il senatore dem Joe Manchin ha votato infatti con i repubblicani per bloccare un disegno di legge, che punta a tutelare l’interruzione di gravidanza a livello federale. Biden, insomma, rischia l’ennesimo pantano politico.