2023-10-08
«È il frutto del conflitto ucraino»
Il generale Marco Bertolini: «La crisi a Est ha creato un’instabilità che alimenta tutte le ostilità. Riuscire a sorprendere un’intelligence come quella di Tel Aviv non è cosa da poco».Generale Marco Bertolini, già a capo del Comando operativo di vertice interforze e della Brigata Folgore, è scoppiata un’altra guerra?«Sì, e mi sorprende la sorpresa. La cosa inaspettata è differente: i servizi segreti di Israele, notoriamente molto efficienti, si sono fatti prendere alla sprovvista. Soprattutto in un contesto caotico come quello di Gaza. Hamas è riuscita a organizzare un’operazione militare complessa. Ha avuto la meglio su un sistema antiaereo che sembrava inviolabile».Questo è stato l’unico evento imprevedibile, dunque?«L’attacco avviene in un’area delicatissima, dove continua la guerra in Siria. Israele non ne è estranea: oltre alla contesa sul Golan, interviene frequentemente con la sua aeronautica contro Damasco, che resta l’alleato di riferimento in Medio Oriente per i russi. L’Ucraina c’ha fatto rimuovere il resto. Ma anche questi missili, in questo momento, è legato al conflitto tra Kiev e Mosca».Perché? «La guerra in Ucraina ha creato un’instabilità geopolitica e militare che alimenta pure tutte le ostilità in quest’area. E poi Ucraina e Siria sono legate in diverso modo: in entrambi i Paesi ci sono basi navali russe, strategiche per Mosca». Il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, ha detto: «Bisogna rafforzare i diversi fronti perché nessuno compia l’errore di associarsi a questa guerra». «Ci sono scontri a Gerusalemme. Manifestazioni in Cisgiordania. E a Nord, in Libano, c’è Hezbollah: ha già espresso vicinanza ad Hamas e potrebbe appoggiare militarmente i palestinesi. Sarebbe uno scenario nuovo e problematico. Quello è un confine molto delicato. Non dimentichiamo che anche noi, nella parte meridionale del Paese, abbiamo un contingente di 1.100 uomini».E l’Iran? «L’hanno già accusato di essere dietro l’attacco. Questo potrebbe innescare una reazione di Israele, che già in passato è intervenuto direttamente contro Teheran. Certo, sarebbe particolarmente pericoloso. Anche perché l’Iran è alleato della Russia in Ucraina. E lì ritorniamo: il detonatore resta a Kiev». Ci sono responsabilità dirette?«Non chiamo in causa nessuno dei partecipanti. Però ha acuito tensioni irrisolte da decenni, che adesso sono pronte a esplodere. Se si fosse evitato il conflitto in Ucraina, a Gaza probabilmente questo non sarebbe successo. L’ennesima guerra è appena iniziata. “Faremo pagare al nemico un prezzo altissimo”, dice Netanyahu. E le parole sono sassi. O meglio: bombe aeree».Il premier israeliano ha dettato la priorità: «Riprendere il controllo nelle zone in cui si sono infiltrate le forze nemiche». «Dovrà mandare l’esercito a bonificare l’area, ma l’intervento terrestre potrebbe essere più complesso del previsto». Quanto tempo ci vorrà? «Difficile dirlo. Il maggior problema sarà l’eventuale coinvolgimento di altre zone. Come, appunto, il confine a Nord con il Libano». Israele con i miliziani di Hamas in casa: era inimmaginabile?«Hanno sempre cercato di farlo, ma con azioni limitate. Stavolta, invece, è stato un attacco corale e multimodale: non solo terrestre, ma pure missilistico. Con un numero considerevole di uomini infiltrati sul territorio, anche con sistemi innovativi. E hanno usato i droni, già protagonisti in Ucraina. Una pianificazione sorprendente». Israele ha risposto con l’«Operazione spade di ferro», un poderoso raid aereo su Gaza. «Ed solo l’inizio. Se Netanyahu vuole far pagare “un prezzo altissimo”, bisogna aspettarsi una risposta ancora più pesante. Israele ha nei cieli una supremazia totale e può infliggere colpi molto pesanti. Né Hamas, e neppure Hezbollah, possono competere».I terroristi però hanno colto Israele impreparata.«L’effetto sorpresa viene ricercato in ogni operazione. Qualunque comandante sa che è uno degli elementi del successo. Riuscire però a farlo con un’intelligence di livello assoluto, quella israeliana, dimostra un’incredibile capacità organizzativa. Così come mantenere il segreto in un’area estremamente abitata. Da decenni Israele non subiva azioni tanto devastanti».E adesso?«Dobbiamo solo sperare che tutto resti circoscritto. Se venissero coinvolti l’Iran o la Russia, che è già in Siria, sarebbe molto preoccupante. Ma una cosa è certa: se gli scontri andassero avanti, ci si può aspettare una reazione in tutta la regione. Ci sono numerose comunità palestinesi, specie in Giordania e Libano. Altri rischi potrebbero arrivare dal prevedibile irrigidimento nelle relazioni tra i paesi arabi e Israele». Si rischia davvero una guerra globale?«Se non ci fosse lo scontro in Ucraina, non ci sarebbe stato nemmeno quest’attacco. O, per lo meno, non di tale portata. Gli israeliani hanno le risorse militari per riprendere in mano la situazione. Ma devono evitare di allargare il conflitto. Altrimenti, sarebbe una catastrofe».