2022-09-09
«Frodi fiscali e merce senza controlli. Così Auchan evadeva in Italia»
Arnaud Mulliez (Getty images)
Dal 2015 al 2019 i francesi, insieme a Gs, avrebbero architettato un giro di fatture false da 1,8 miliardi di euro. Agenzia delle entrate e Guardia di finanza hanno ricostruito i movimenti di prodotti usati per non pagare l’Iva.Non solo un giro di fatture false per 1,8 miliardi di euro con un’evasione dell’Iva per oltre 280 milioni di euro, nell’inchiesta della procura di Milano (pm Stefano Civardi e Nicola Rossato) emerge un quadro a tinte fosche della grande distribuzione «made in France», con i supermercati Gs del gruppo francese Carrefour e Auchan finiti sotto la lente di ingrandimento della nostra Agenzia delle entrate e soprattutto della Guardia di finanza. Le accuse sono di associazione a delinquere e false fatturazioni. Il lavoro delle fiamme gialle ha permesso così il sequestro di 26 milioni di euro a Gs, per il periodo 2015-2021 e di 34 milioni ad Auchan, per il 2015-2019, ovvero prima che la catena di supermercati fosse venduta dalla famiglia Mulliez (la terza più ricca di Francia) a Margherita Distribuzioni del gruppo Conad, dove compare come socio al 49% il finanziere Raffaele Mincione. Che le cose non andassero nel migliore dei modi in quegli anni per il gruppo francese non è neppure un segreto. Dal momento che i Mulliez decisero di cedere tutta la catena italiana Auchan (78 iper, 168 super compresi i negozi Simply) quando il buco era ormai da anni di almeno 700 milioni di euro. Proprio nel settembre del 2019, l’Agenzia delle entrate segnala alla Procura di Milano la frode fiscale, con un presunto sistema di false fatturazioni che si sviluppa in due modi. Il primo si realizza tramite l’emissione «di false lettere di intento» per Gs e Auchan compilate da società di produzione che poi vendono la merce sottocosto ad altre società che poi si occupano della grande distribuzione anche a piccoli rivenditori. «In questo modo» si legge nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato nove persone ai domiciliari e all’interdizione di altre quattro da incarichi societari «si realizzava l’evasione di imposta, oltre che l’alterazione delle corrette politiche commerciali a danno della concorrenza». Ma non c’era solo questo. Perché c’era un secondo modo per evadere il fisco italiano, dal momento che le società effettuavano rilevanti cessioni a società utilizzate come sponda per far rientrare sul territorio nazionale i beni tramite fatture emesse dai cosiddetti missing trader, un soggetto fittizio creato appositamente per realizzare scambi commerciali senza rispettare gli obblighi di versamento dell’Iva. In pratica venivano acquistati beni da un fornitore comunitario senza pagamento dell’imposta per poi rivendere le merci ad un altro soggetto operante sul proprio territorio nazionale con l’applicazione dell’Iva con un profitto netto pari a circa il 5-6 %. Nella sua analisi l’Agenzia delle entrate, che a sua volta era stata allertata dalle autorità fiscale in Svezia, era stata molto chiara nel 2019. E aveva scoperto come Auchan acquistasse beni da fornitori in Bulgaria, Spagna e Repubblica Ceca per poi farli rientrare in Italia tramite intermediari «dal profilo fiscale particolarmente critico». La merce arrivava nei depositi Auchan e non veniva neppure spacchettata o depositata sugli scaffali. In pratica tutto doveva avvenire il più velocemente possibile, in modo da esentare da ogni responsabilità la stessa catena di supermercati francese. In questo modo, però, scrive l’Agenzia della entrate nel suo report, Auchan operava in totale assenza di rischio imprenditoriale, dal momento che non effettuava alcun controllo sul contenuto degli imballi. In pratica il gruppo dei Mulliez «non svolgeva alcun controllo circa la qualità della merce che pure veniva rivenduta a terzi». Capitava persino che la merce ordinata e quella consegnata fossero del tutto diverse (pile Duracell invece di lampadine Philips) o che i dipendenti del magazzino si ritrovassero merci già più volte transitate o etichettate. È la stessa società di consulenza Price Waterhouse Cooper, chiamata proprio dalla nostra Agenzia delle entrate, a certificare nell’ottobre del 2019 «evidenti anomalie nelle attività di export di Auchan». Pwc scrive che i prezzi dei beni risultano inferiori a quelli praticati dal produttore, ma aggiunge anche che due fornitori sono riconducibili allo stesso soggetto nonostante abbiano lo stesso oggetto sociale. Per di più, cinque clienti di Auchan non hanno neppure un sito internet, per altri cinque le forniture sono iniziate nell’anno successivo alla loro costituzione. Tra i beni oggetto delle frodi ci sono soprattutto gli elastici di Peppa Pig, con una partita di 80.000 pezzi che viene venduta per due volte e poi di nuovo riacquistata dal venditore originario. Ma nelle carte si citano anche i casi di sapone Dove e di Polident per dentiere.
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