2024-04-06
«Dai fratelli Elkann concorso morale nella frode sull’eredità di Marella»
Da sinistra: Ginevra, John e Lapo Elkann (Getty Images)
Secondo il Riesame John si sarebbe intestato i contratti dei collaboratori della nonna per nasconderne la residenza in Italia anziché in Svizzera. E Lapo e Ginevra lo avrebbero agevolato per incassare di più.John Elkann avrebbe avuto un ruolo attivo nella presunta frode sulla residenza fittizia all’estero di Marella Agnelli, intestando a sé i contratti di lavoro di quelli che erano a tutti gli effetti dipendenti di Marella, mentre i fratelli Ginevra e Lapo avrebbero avuto un «concorso morale rafforzativo verso la via già spianata dal fratello a loro vantaggio», in relazione all’eredità della nonna Marella. Le motivazioni, depositate ieri, con le quali il tribunale del Riesame di Torino ha respinto le richieste della difesa per il dissequestro dei documenti acquisiti dalla Procura sabauda complicano ulteriormente il quadro per i tre fratelli Elkann, indagati con il commercialista Gianluca Ferrero per i reati di truffa e dichiarazione fraudolenta.Il vantaggio immediato per i fratelli Elkann sarebbe stato anche di appropriarsi dei fondi esteri della nonna: i 900 milioni di dollari detenuti offshore tramite la società Bundeena, la cui beneficiaria era appunto Marella Caracciolo e rinvenienti a sua volta dall’eredità di Gianni Agnelli e che producevano redditi per 30 milioni all’anno. Soldi, come ormai noto, diventati 700 milioni di euro e dichiarati dai tre fratelli Elkann nel 2023 dopo essere emersi in seguito a una verifica presso la P Fiduciaria. Fondi dichiarati «in tutta fretta», annota il Riesame, e incamerati dai tre «ancora prima che si aprisse una formale successione» per l’eredità di Marella. Successione peraltro ancora in sospeso, ricorda il Riesame, per via delle cause avviate da Margherita Agnelli, figlia di Marella e madre dei fratelli Elkann. Anche perché, è scritto nel decreto, la dichiarazione del 2023 sana quei fondi a partire dagli ultimi 10 mesi del 2019. Indicazione che combacia con la morte di Marella, nel febbraio di quello stesso 2019. Il punto centrale è ancora quello della residenza effettiva in Italia o in Svizzera di Marella. Nel secondo caso, la successione sarebbe regolata dalla legge svizzera, che non prevede la quota di «legittima» per gli eredi diretti, ovvero in questo per Margherita. Che invece è stata «liquidata» con un accordo del 2004, che ha stabilito fondi e immobili che sarebbero passati nella sua disponibilità. Così da lasciare a Marella la facoltà di disporre del rimanete per i soli tre nipoti.Dimostrare in sede penale che la residenza di Marella in Svizzera era solo fittizia, riaprirebbe in sede civile il tema della successione e, almeno in teoria, potrebbe avere impatti anche sulla Dicembre, la società che a cascata controlla la holding Exor e le sue partecipazioni in Stellantis, Ferrari, Cnh e Iveco. Una circostanza finora esclusa dai legali di Elkann, anche in virtù di una serie di pronunciamenti in suo favore di vari tribunali. La documentazione relativa alla Dicembre intanto resta nella disponibilità dei pm. Perché, motiva il Riesame, da quella società derivavano i redditi di Marella e dunque stabilire con certezza la proprietà e gli altri diritti sulle quote della Dicembre è essenziale per poter calcolare l’Irpef della vedova di Gianni Agnelli.A rafforzare però l’ipotesi della residenza fittizia in Svizzera di Marella mentre in realtà la donna è stata, soprattutto negli ultimi anni di vita, prevalentemente in Italia arrivano le prime risultanze dell’inchiesta torinese. Come le dichiarazioni dei vari dipendenti a servizio di Marella. A partire dal 2011, con i primi sintomi della malattia, si inverte la tendenza che aveva visto fino ad allora la donna trascorrere più tempo all’estero che in Italia. A partire dal 2014, come dimostrato dagli appunti della sua assistente personale, Marella avrebbe trascorso in Italia più della metà dell’anno. Anche nel 2017, unico anno nel quale Marella avrebbe soggiornato in Italia per meno di 183 giorni – la soglia prevista dalla legge per pagare le tasse in un’altra giurisdizione – «in realtà trascorse in Svizzera solo il consueto bimestre (in estate, ndr), mentre una fetta ben maggiore la trascorse in Marocco per evidenti e dichiarati motivi climatici». L’assistente personale, Paola Montaldo, sentita in febbraio dai pm «ha confermato il massivo mutamento di datore di lavoro proprio e di altri dipendenti […] pur restando sempre al servizio di donna Marella». La Montaldo in particolare è stata assunta prima da John Elkann e poi da una società controllata da Exor. La stessa Montaldo ha peraltro anche dichiarato che Marella aveva sempre mantenuto rapporti personali e diretti con i suoi consulenti, alleggerendo di fatto la posizione dei tre fratelli Elkann come «artefici» del piano. E come avesse sempre «mantenuto costante la nomina ereditaria in favore dei soli tre nipoti».Un altro ex dipendente (Baracco) ha invece spiegato ai pm come le fatture di Marella ricevute a Torino venissero spedite in Svizzera e pagate da lì. Mentre le infermiere che assistevano la donna hanno spiegato come Marella «fosse molto presente in Torino», pur mantenendo l’abitudine di trascorre lunghi periodi in Svizzera in estate e in Marocco per «svernare». Due ex dipendenti, riporta incidentalmente il Riesame, vengono anche intercettati mentre fanno «allusioni alla loro ricerca di vantaggi dalla vicenda in corso». Esclusa invece l’ipotesi che siano state falsificate le firme di Marella in alcuni atti, come ipotizzato nell’esposto di Margherita. La consulenza richiesta dalla Procura, annota il Riesame, ha avuto «esiti piuttosto deludenti».
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)
Lo stabilimento Stellantis di Melfi (Imagoeconomica)
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