2023-01-21
Parigi torna a corteggiare Pechino
Da Davos il ministro Bruno Le Maire avverte: «Washington si contrappone alla Cina, noi vogliamo coinvolgerla». E rilancia la Francia come interlocutore senza vincoli Usa.Tra un jet e l’altro, complottismi o presunti tali, la riunione del World economic forum a Davos riserva sempre qualche chicca e soprattutto crea quel clima che consente agli astanti di farsi sfuggire qualche verità. Ieri è stata la volta del ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire. «Gli Usa», ha detto, «si vogliono contrapporre alla Cina, noi vogliamo coinvolgerla. L’Europa non deve rimanere invischiata in una situazione di stallo tra Pechino e Washington», ha aggiunto, «dovrebbe invece creare un proprio percorso con Xi Jinping». Di fatto il rappresentate dell’esecutivo francese rompe un silenzio sui rapporti con la Via della Seta durato praticamente due anni. Dai tempi delle ultime mosse di Donald Trump in tema di dazi. Negli ultimi mesi Parigi ha infatti lasciato che a esporsi fosse la Germania. L’obiettivo era duplice. Indebolire la portata decisionale dell’erede di Angela Merkel e al tempo stesso lasciare che Berlino fosse la prima vittima dell’interventismo di Joe Biden in Ucraina. Adesso che Olaf Scholz ha cercato in tutti i modi di trovare una terza via, ritrovandosi senza energia e con il rischio che una fetta delle aziende tedesche delocalizzi Oltreoceano, Emmanuel Macron tenta la sua mossa industriale. Il tema è bilanciare il potere degli incentivi americani e al tempo stesso rimettersi alla guida dell’Europa diventando il principale interlocutore della Cina. Esattamente il progetto intrapreso ai tempi di Trump e della rottura francese in sede Nato. Non sono quindi cambiati gli obiettivi e tanto meno le motivazioni sottostanti: il trasferimento tecnologico.In una guerra economica bisogna avere due armi: la tecnologia e i soldi. Se manca una delle due gambe è come essere nudi. La Francia in questo gioca sporco e in modo altrettanto abile. Usa i soldi dell’Europa e cerca di sommare alla propria tecnologia anche quella dei partner europei. Lo schema però necessita anche di una terza gamba, che è un mercato di sbocco. Ciò che la Casa Bianca non accetta è però il maxi trasferimento di know how in corso tra la Francia, la Germania e il Dragone. Pechino ha garantito per esempio un mercato di sviluppo ad Airbus e in cambio ha chiesto di ospitare in patria intere piattaforme logistiche e tecnologiche. Gli Usa non hanno paura della tecnologia di Airbus, ma che questa finisca ai cinesi per osmosi. E non è un timore infondato. Tutt’altro. Mentre nel 2019 Francia e Germania fingevano di scandalizzarsi per la firma del memorandum sulla Via della Seta a Roma, da tempo le due nazioni europee avevano iniziato importanti scambi in materia nucleare e satellitare. Due esempi su tutti: quello firmato da Emmanuel Macron con la Cnnc (China national nuclear corporation) e l’avvio nel 2018 del Cfosat (Chinese french oceanic satellite). La fabbrica Airbus di Tinjin ha assemblato il suo quattrocentesimo A320 nell’ambito di un mercato continentale che da solo vale 229 aeroporti. Così i cinesi hanno aperto i loro aeroporti e in cambio hanno ottenuto l’accesso ai progetti e al grande mondo dei fornitori. A quanto apprende La Verità a oggi ci sono ben 6.000 aziende cinesi certificate come subfornitrici di Airbus aircraft vehicles... Macron è consapevole che lo schema usato per l’aviazione dovrebbe essere replicato anche per le auto. Il settore che finirebbe con l’essere più colpito dall’Ira, Inflation reduction act, americano. Bruxelles ritiene che le misure penalizzino molti prodotti fabbricati in Europa, come batterie e auto elettriche, che non si qualificano per i crediti d’imposta. Da qui il rischio di una forte delocalizzazione delle aziende Ue in territorio americano. Macron avrebbe cercato di chiedere a Biden esenzioni dai requisiti di contenuto domestico per le società europee, paragonabili a quelle concesse alle aziende canadesi e messicane. Insomma, una serie di richieste di buon senso e su cui nessun altro Paese Ue potrebbe avere obiezioni di sorta. Il tentativo non sembra essere andato in porto, da qui le dichiarazioni di ieri e il tappeto rosso per la Cina. Attenzione però, una volta che Pechino ci avrà succhiato tutta la tecnologia, l’Ue resterà solo un mercato di consumatori. Per di più poveri.
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Ll’Assemblea nazionale francese (Ansa)