2022-02-10
Francesco si libera dal miele di Fazio e spara sull’eutanasia. Imbarazzo cattodem
Il Papa dice no al «diritto di morire» e semina altri dubbi nel Pd promotore della legge sul fine vita in aula da ieri. Esame rinviato.Fuori dalla bolla fazista, Francesco è tornato a fare il papa. E a indicare ai cattolici la via su un tema politicamente divisivo come il fine vita. Mentre la Camera rinvia subito la discussione del ddl sul «suicidio assistito» proposto dal fronte progressista, Jorge Bergoglio ne boccia il senso con un nuovo appello «a scongiurare inaccettabili derive che portano all’eutanasia». Durante l’udienza generale nell’aula Paolo VI sottolinea: «La vita è un diritto, non la morte. Gli anziani vanno sempre curati perché sono il tesoro dell’umanità».La posizione del Pontefice rientra nel solco della dottrina; non ci sono aperture o concessioni alle tendenze sociali globaliste. Le sue parole vanno contro la posizione dei gesuiti in Vaticano, favorevoli a non affossare la legge perché ritenuta un male minore rispetto al referendum. «Esprimo gratitudine per tutto l’aiuto che la medicina si sta sforzando di dare», dice papa Francesco, «affinché attraverso le cure palliative ogni persona che si appresta a vivere l’ultimo tratto di strada nella propria vita, possa farlo nella maniera più umana possibile. Dobbiamo però stare attenti a non confondere questo aiuto con derive inaccettabili che portano all’eutanasia». Qui il Papa entra nel vivo del problema: «Dobbiamo accompagnare alla morte, ma non provocare la morte o aiutare il suicidio assistito. Ricordo che va sempre privilegiato il diritto alla cura, e alla cura per tutti».Per chi ancora avesse qualche dubbio interpretativo, il Santo Padre aggiunge: «La vita è un diritto, non la morte. La quale va accolta, non somministrata. E questo principio etico riguarda tutti, non solo i cristiani o i credenti». Nel riflettere sul fine vita nella società dei desideri scambiati per diritti, il Santo Padre contesta la pianificazione della morte degli anziani. «Tante volte agli anziani senza mezzi si danno meno medicine che ad altri; questo è disumano, non è cristiano. Gli anziani vanno curati come tesoro dell’umanità. Anche se non parlano più sono simbolo di saggezza. Per un cristiano la buona morte è un’esperienza della misericordia di Dio. Nell’Ave Maria, preghiamo chiedendo alla Madonna di esserci vicini “nell’ora della nostra morte”». Tutto ciò va molto al di là dei tecnicismi della Corte costituzionale e smonta il ddl firmato da Alfredo Bazoli (Pd) e Nicola Provenza (Movimento 5 stelle). Il destino del provvedimento è incerto e il rinvio di una settimana deciso ieri è provvidenziale: poiché leggi Covid e Milleproroghe hanno la precedenza, è possibile che se ne riparli a marzo. Lo stesso fronte dell’eutanasia è spaccato: da una parte i proponenti sono inclini alla mediazione, dall’altra i radicali definiscono il cattolico Bazoli (nipote del banchiere bresciano) «un guastatore antireferendario». La Lega ha preparato 200 emendamenti ed è pronta a una battaglia come quella sul ddl Zan. Dice il parlamentare salviniano Alessandro Pagano: «Utilizziamo questi 15 giorni per capire se ci sono le condizioni per migliorare ulteriormente il testo». Le parole del Papa colgono nel segno, rotolano nell’Aula della Camera con duplice effetto: rafforzano il fronte anti suicidio assistito (Lega, Fratelli d’Italia, centristi cattolici, la parte non socialista di Forza Italia) e creano imbarazzo nell’esercito dem che pensava di far passare la legge con qualche correttivo - obiezione di coscienza e cure palliative -, premendo sull’autodeterminazione della scelta sanitaria. Una strategia debole: come può oggi diventare un mantra «l’autodeterminazione nella scelta della cura» quando è stata annullata in modo spietato con l’obbligo vaccinale mascherato dal green pass? Puro doppiopesismo.«Dobbiamo accompagnare alla morte, non provocare la morte». L’invito papale ha regalato nuova energia all’associazione Pro vita & famiglia, che ha presentato il Comitato del No al referendum promosso dai radicali. «Stiamo faticosamente uscendo da un’emergenza sanitaria che ha generato morte, depressione, frustrazione, ed è cinico che si vogliano approvare norme che assecondano istinti suicidari», spiega il vicepresidente Jacopo Coghe. Il presidente del Family day Massimo Gandolfini confuta un passaggio chiave del ddl: «Si parla di patologia irreversibile e di prognosi infausta per accedere al suicidio assistito. Ma malattie come leucemia o diabete sono considerate tali pur con prospettiva di vita di svariati anni». Il discorso di papa Francesco ha pietrificato Enrico Letta, impegnato a far digerire il provvedimento alla platea cattodem, piuttosto fredda nei confronti del fanatismo radicale e del laicismo di ferro dei liberalsocialisti (Azione, +Europa e Italia viva). «Non è omicidio del consenziente ma suicidio assistito. L’eutanasia è una cosa e il suicidio un’altra, bisogna abbandonare i paletti ideologici». Argomenta che l’eutanasia è l’atto di procurare la morte di una persona che ne faccia richiesta, mentre il suicidio assistito è l’assunzione del farmaco letale da parte del paziente stesso. Azzeccagarbugli, questione di lana caprina. Potrebbe provare a spiegarla al Papa.
Alberto Stefani (Imagoeconomica)
(Arma dei Carabinieri)
All'alba di oggi i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Chieti, con il supporto operativo dei militari dei Comandi Provinciali di Pescara, L’Aquila e Teramo, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia de L’Aquila, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un quarantacinquenne bengalese ed hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 19 persone, tutte gravemente indiziate dei delitti di associazione per delinquere finalizzata a commettere una serie indeterminata di reati in materia di immigrazione clandestina, tentata estorsione e rapina.
I provvedimenti giudiziari sono stati emessi sulla base delle risultanze della complessa attività investigativa condotta dai militari del NIL di Chieti che, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno fatto luce su un sodalizio criminale operante fin dal 2022 a Pescara e in altre località abruzzesi, con proiezioni in Puglia e Campania che, utilizzando in maniera fraudolenta il Decreto flussi, sono riusciti a far entrare in Italia diverse centinaia di cittadini extracomunitari provenienti prevalentemente dal Bangladesh, confezionando false proposte di lavoro per ottenere il visto d’ingresso in Italia ovvero falsificando gli stessi visti. L’associazione, oggi disarticolata, era strutturata su più livelli e si avvaleva di imprenditori compiacenti, disponibili a predisporre contratti di lavoro fittizi o società create in vista dei “click day” oltre che di di professionisti che curavano la documentazione necessaria per far risultare regolari le richieste di ingresso tramite i decreti flussi. Si servivano di intermediari, anche operanti in Bangladesh, incaricati di reclutare cittadini stranieri e di organizzarne l’arrivo in Italia, spesso dietro pagamento e con sistemazioni di fortuna.
I profitti illeciti derivanti dalla gestione delle pratiche migratorie sono stimati in oltre 3 milioni di euro, considerando che ciascuno degli stranieri fatti entrare irregolarmente in Italia versava somme consistenti. Non a caso alcuni indagati definivano il sistema una vera e propria «miniera».
Nel corso delle indagini nel luglio 2024, i Carabinieri del NIL di Chieti hanno eseguito un intervento a Pescara sorprendendo due imprenditori mentre consegnavano a cittadini stranieri documentazione falsa per l’ingresso in Italia dietro pagamento.
Lo straniero destinatario del provvedimento cautelare svolgeva funzioni di organizzazione e raccordo con l’estero, effettuando anche trasferte per individuare connazionali disponibili a entrare in Italia. In un episodio, per recuperare somme pretese, ha inoltre minacciato e aggredito un connazionale. Considerata la gravità e l’attualità delle esigenze cautelari, è stata disposta la custodia in carcere presso la Casa Circondariale di Pescara.
Nei confronti degli altri 19 indagati, pur sussistendo gravi indizi di colpevolezza, non vi è l’attualità delle esigenze cautelari.
Il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, da anni, è impegnato nel fronteggiare su tutto il territorio nazionale il favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, fenomeno strettamente collegato a quello dello sfruttamento lavorativo.
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