2021-04-04
Franceschini a caccia di soldi per lo staff. Stavolta a frenarlo è proprio il governo
Dario Franceschini (Ansa)
Il ministro chiede 700.000 euro per la Cultura malgrado minori competenze. «Scelta inopportuna», e l'emendamento arranca.Metaforicamente parlando, il ministro Dario Franceschini aveva provato a regalare al suo ministero, e più specificamente agli «uffici di diretta collaborazione», l'equivalente di un uovo di Pasqua con sorpresa. Ma stavolta qualcosa è andato storto, l'uovo è stato rotto e la sorpresa potrebbe non esserci più. Tutto nasce dal comma 4 dell'articolo 6 del cosiddetto decreto Ministeri, il provvedimento che ha ridisegnato le competenze di diversi dicasteri, ad esempio rendendo autonomo il Turismo e staccandolo dal precedente accorpamento che lo vedeva inglobato nel ministero della Cultura (a gestione Franceschini sia nel Conte bis sia nel Draghi uno). Ecco la sorpresa nell'ovetto: «La dotazione finanziaria destinata alle esigenze di cui all'articolo 5, comma 5, del decreto del presidente del Consiglio 2 dicembre 2019, n. 169, è incrementata complessivamente di euro 692.000 annui a decorrere dall'anno 2021». Già qui si capisce che sono in ballo circa 700.000 euro dei contribuenti italiani. Ma per chi? Cosa sarà mai quel comma 5 dell'articolo 5 del Dpcm del 2019? Elementare, Watson: «Il trattamento economico onnicomprensivo del personale addetto agli Uffici di diretta collaborazione e dei collaboratori». In buona sostanza, era stato infilato nella norma un incremento della dotazione di quel ministero, la Cultura, che già in epoca di Conte due e per tutta l'emergenza Covid, come La Verità aveva almeno due volte spiegato, aveva incassato fondi notevolissimi attraverso i cosiddetti decreti Cura Italia e Rilancio. E spesso, anche al di là di quelle due specifiche circostanze, l'argomento utilizzato era proprio l'accorpamento con il Turismo: più competenze, più fondi. Peccato che stavolta, nel decreto Ministeri, il meccanismo avesse funzionato in modo curioso: più fondi alla Cultura anche in presenza di minori competenze (come detto, il Turismo è stato staccato).Se n'è accorto il deputato di Fdi, Riccardo Zucconi, che ha presentato l'emendamento numero 6.5, per la soppressione secca del comma 4 dell'articolo 6. Zucconi è membro della commissione Attività produttive della Camera, che non esamina direttamente il provvedimento (a farlo è la Affari costituzionali). Tuttavia la Attività produttive doveva dare un parere alla Affari costituzionali e, nel relativo dibattito, Zucconi è stato esplicito, citando i suoi emendamenti, e in particolare «quello volto a intervenire sulla scelta inopportuna, in un momento in cui il Paese è chiamato a tirare la cinghia, di prevedere fondi aggiuntivi a favore degli uffici di diretta collaborazione del ministro della Cultura». E qui Zucconi ha osservato «che si dovrebbe considerare inappropriato allargare gli organici ministeriali in un tale clima di crisi». Il dibattito si accende nella Commissione titolare del provvedimento, la Affari costituzionali, dove l'emendamento 6.5, quello soppressivo dei 700.000 euro, viene messo ai voti. Qui interviene per primo Emanuele Prisco (Fdi, cofirmatario dell'emendamento), assolutamente esplicito contro quello che definisce «uno stanziamento di 692.000 euro annui per l'assunzione di personale presso gli uffici di diretta collaborazione del ministero della Cultura, vale a dire di personale destinato allo staff del ministro Franceschini». Prisco sottolinea «come già sia stato previsto un incremento di risorse a seguito della formazione del secondo governo Conte, per fare fronte all'attribuzione al ministero delle competenze in materia di Turismo, e che, nel momento in cui tali competenze sono trasferite a un ministero ad hoc, non soltanto non viene riassorbito il precedente incremento, ma viene previsto un incremento ulteriore». Di qui la conclusione del deputato Fdi («Decisione scandalosa»), l'accusa ai grillini «di aver venduto la propria dignità» e «un accorato appello alla maggioranza» a recedere. Si associano alle obiezioni sia Augusta Montaruli («Con le risorse stanziate per gli uffici di diretta collaborazione del ministro Franceschini si sarebbero potuti erogare 700 contributi ad altrettanti titolari di partita Iva») sia Francesco Forciniti («Misure del genere segnano un passo indietro nella politica di contenimento dei costi avviata nella corrente legislatura»). Ma l'emendamento viene respinto. Poco dopo, però, interviene dal banco del governo la sottosegretaria Deborah Bergamini (Fi), che - si legge nel resoconto - «alla luce del dibattito svolto in Commissione, rileva come il governo abbia ritenuto di svolgere ulteriori approfondimenti circa l'emendamento Zucconi 6.5». E cos'è venuto fuori da questo approfondimento? Ecco qua: «Anche in considerazione dell'accoglimento degli emendamenti che hanno incrementato la dotazione organica del ministero del Turismo», la Bergamini preannuncia che «qualora l'emendamento fosse ripresentato in Assemblea, il governo esprimerà su di esso parere favorevole». Rottura dell'ovetto. Buona Pasqua.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)