True
2020-12-09
Forchielli indagato per evasione. «Ma io ho già transato con il fisco 2,7 milioni di euro»
True
Alberto Forchielli (Getty Images)
«Guardi abbiamo già transato 2 mesi fa con il fisco italiano la cifra di 2,7 milioni di euro». Alberto Forchielli, imprenditore bolognese, commenta così con la Verità l'indagine per evasione fiscale aperta dalla procura di Milano. Dal punto di vista tecnico l'accusa sarebbe quella di "omessa dichiarazione delle imposte", articolo 5 del decreto legislativo 74/2000. E' punita con reclusione da due a cinque anni. «E' una vicenda che è già stata chiusa, ora il pm dovrà decidere se archiviare o chiedere il rinvio a giudizio. Sono assolutamente sereno». Le contestano 4 milioni di euro. «Erano di più, ma preferisco non commentare le indagini». Noto per i suoi collegamenti dalla Cine e da Hong Kong, il titolare del fondo Mandarin Capital da qualche mese ha cambiato approccio nei confronti della Cina, prima la osannava ora invece è diventato uno dei critici più agguerriti. Ma va anche detto che Forchielli è un critico da sempre di ogni cosa gli passi di fronte.
L'ultimo libro si intitola "L'Arte della Supercazzola". E' l'ennesima fatica letteraria dell'imprenditore bolognese che da ormai 5 anni è spesso in televisione, mettendo nel mirino la classe dirigente italiana, richiamare i giovani alla fuga all'estero e spiegare l'Italia è un paese finito. Nell'ultimo anno però su di lui si è mossa la Guardia di finanza. E la procura di Milano ha chiuso proprio oggi un'indagine su una presunta evasione fiscale da 4 milioni di euro. Sotto la lente dei riflettori del procuratore Stefano Civardi ci sono due società lussemburghesi di cui Forchielli risulta amministratore di fatto. Lo scrive nell'atto di chiusura delle indagini la procura che ha spiccato avvisi di garanzia per lo stesso Forchielli, amministratore del fondo Mandarin Advisor con sede in Lussemburgo, di Fabio Alberto Roversi Monaco, presidente di Mandarin Capital, di Enrico Ricotta di Mandarin Advisor e anche di Alexandre Schmitt, presidente del board di Mandarin Capital Management II. Sono accusati di evasione fiscale perché avrebbe fatto omissioni nelle loro dichiarazioni dei redditi dal 2013 al 2016.
Secondo gli investigatori, infatti, le società solo in apparenza avevano sede e operatività in Lussemburgo, perché in realtà la sede dell'amministrazione si trova a Milano "dove si svolgevano le effettive funzioni gestorie e dove veniva esercitata la direzione effettiva». In sostanza, tramite la presunta «esterovestizione» della «Mandarin capital management sa» Forchielli e Ricotta, membro del board insieme al presidente Schmitt tra il 2013 e il 2015, avrebbero frodato il fisco per oltre 2 milioni di euro. Replicando lo stesso schema, Forchielli e Ricotta con presidente Roversi con la Mandarin capital management II avrebbero commesso un'evasione tra il 2013 e il 2016 pari anche qui a oltre 2 milioni di euro..
A Forchielli, grande amico dell'ex presidente del Consiglio Romano Prodi, spesso in giro per il mondo, viene anche chiesto di eleggere domicilio in Italia. Tra gli indagati spicca anche il nome di Roversi Monaco, classe 1938, storico magnifico rettore dell'Università di Bologna. Roversi è un'istituzione nella città di Prodi. Ha fatto parte di numerosi consigli di amministrazione, da Telecom a Mediobanca fino a Carisbo. E' attuate vicepresidente di Banca Imi. Risultava iscrito alla massoneria, loggia Zamboni Rolandis che finì in diverse inchieste della magistratura tra gli anni Ottanta e Novanta. Anni fa Roversi aveva dichiarato di essere un massone in sonno,
Continua a leggereRiduci
L'amministratore del fondo Mandarin Capital commenta con La Verità l'indagine della procura di Milano per omessa dichiarazione delle imposte. «E' una vicenda che è già stata chiusa, ora il pm dovrà decidere se archiviare o chiedere il rinvio a giudizio». Avvisi di garanzia anche per i soci Enrico Ricotta e il magnifico rettore dell'Università di Bologna Fabio Alberto Roversi Monaco«Guardi abbiamo già transato 2 mesi fa con il fisco italiano la cifra di 2,7 milioni di euro». Alberto Forchielli, imprenditore bolognese, commenta così con la Verità l'indagine per evasione fiscale aperta dalla procura di Milano. Dal punto di vista tecnico l'accusa sarebbe quella di "omessa dichiarazione delle imposte", articolo 5 del decreto legislativo 74/2000. E' punita con reclusione da due a cinque anni. «E' una vicenda che è già stata chiusa, ora il pm dovrà decidere se archiviare o chiedere il rinvio a giudizio. Sono assolutamente sereno». Le contestano 4 milioni di euro. «Erano di più, ma preferisco non commentare le indagini». Noto per i suoi collegamenti dalla Cine e da Hong Kong, il titolare del fondo Mandarin Capital da qualche mese ha cambiato approccio nei confronti della Cina, prima la osannava ora invece è diventato uno dei critici più agguerriti. Ma va anche detto che Forchielli è un critico da sempre di ogni cosa gli passi di fronte. L'ultimo libro si intitola "L'Arte della Supercazzola". E' l'ennesima fatica letteraria dell'imprenditore bolognese che da ormai 5 anni è spesso in televisione, mettendo nel mirino la classe dirigente italiana, richiamare i giovani alla fuga all'estero e spiegare l'Italia è un paese finito. Nell'ultimo anno però su di lui si è mossa la Guardia di finanza. E la procura di Milano ha chiuso proprio oggi un'indagine su una presunta evasione fiscale da 4 milioni di euro. Sotto la lente dei riflettori del procuratore Stefano Civardi ci sono due società lussemburghesi di cui Forchielli risulta amministratore di fatto. Lo scrive nell'atto di chiusura delle indagini la procura che ha spiccato avvisi di garanzia per lo stesso Forchielli, amministratore del fondo Mandarin Advisor con sede in Lussemburgo, di Fabio Alberto Roversi Monaco, presidente di Mandarin Capital, di Enrico Ricotta di Mandarin Advisor e anche di Alexandre Schmitt, presidente del board di Mandarin Capital Management II. Sono accusati di evasione fiscale perché avrebbe fatto omissioni nelle loro dichiarazioni dei redditi dal 2013 al 2016. Secondo gli investigatori, infatti, le società solo in apparenza avevano sede e operatività in Lussemburgo, perché in realtà la sede dell'amministrazione si trova a Milano "dove si svolgevano le effettive funzioni gestorie e dove veniva esercitata la direzione effettiva». In sostanza, tramite la presunta «esterovestizione» della «Mandarin capital management sa» Forchielli e Ricotta, membro del board insieme al presidente Schmitt tra il 2013 e il 2015, avrebbero frodato il fisco per oltre 2 milioni di euro. Replicando lo stesso schema, Forchielli e Ricotta con presidente Roversi con la Mandarin capital management II avrebbero commesso un'evasione tra il 2013 e il 2016 pari anche qui a oltre 2 milioni di euro.. A Forchielli, grande amico dell'ex presidente del Consiglio Romano Prodi, spesso in giro per il mondo, viene anche chiesto di eleggere domicilio in Italia. Tra gli indagati spicca anche il nome di Roversi Monaco, classe 1938, storico magnifico rettore dell'Università di Bologna. Roversi è un'istituzione nella città di Prodi. Ha fatto parte di numerosi consigli di amministrazione, da Telecom a Mediobanca fino a Carisbo. E' attuate vicepresidente di Banca Imi. Risultava iscrito alla massoneria, loggia Zamboni Rolandis che finì in diverse inchieste della magistratura tra gli anni Ottanta e Novanta. Anni fa Roversi aveva dichiarato di essere un massone in sonno,
Getty Images
Era inoltre il 22 dicembre, quando il Times of Israel ha riferito che «Israele ha avvertito l'amministrazione Trump che il corpo delle Guardie della rivoluzione Islamica dell'Iran potrebbe utilizzare un'esercitazione militare in corso incentrata sui missili come copertura per lanciare un attacco contro Israele». «Le probabilità di un attacco iraniano sono inferiori al 50%, ma nessuno è disposto a correre il rischio e a dire che si tratta solo di un'esercitazione», ha in tal senso affermato ad Axios un funzionario di Gerusalemme.
Tutto questo, mentre il 17 dicembre il direttore del Mossad, David Barnea, aveva dichiarato che lo Stato ebraico deve «garantire» che Teheran non si doti dell’arma atomica. «L'idea di continuare a sviluppare una bomba nucleare batte ancora nei loro cuori. Abbiamo la responsabilità di garantire che il progetto nucleare, gravemente danneggiato, in stretta collaborazione con gli americani, non venga mai attivato», aveva detto.
Insomma, la tensione tra Gerusalemme e Teheran sta tornando a salire. Ricordiamo che, lo scorso giugno, le due capitali avevano combattuto la «guerra dei dodici giorni»: guerra, nel cui ambito gli Stati Uniti avevano colpito tre siti nucleari iraniani, per poi mediare un cessate il fuoco con l’aiuto del Qatar. Non dimentichiamo inoltre che Trump punta a negoziare un nuovo accordo sul nucleare di Teheran con l’obiettivo di scongiurare l’eventualità che gli ayatollah possano conseguire l’arma atomica. Uno scenario, quest’ultimo, assai temuto tanto dagli israeliani quanto dai sauditi.
Il punto è che le rinnovate tensioni tra Israele e Teheran si stanno verificando in una fase di fibrillazione tra lo Stato ebraico e la Casa Bianca. Trump è rimasto irritato a causa del recente attacco militare di Gerusalemme a Gaza, mentre Netanyahu non vede di buon occhio la possibile vendita di caccia F-35 al governo di Doha. Bisognerà quindi vedere se, nei prossimi giorni, il dossier iraniano riavvicinerà o meno il presidente americano e il premier israeliano.
Continua a leggereRiduci
Il Comune fiorentino sposa l’appello del Maestro per riportare a casa le spoglie di Cherubini e cambiare nome al Teatro del Maggio, in onore di Vittorio Gui. Partecipano al dibattito il direttore del Conservatorio, Pucciarmati, e il violinista Rimonda.
Muwaffaq Tarif, lo sceicco leader religioso della comunità drusa israeliana
Il gruppo numericamente più importante è in Siria, dove si stima che vivano circa 700.000 drusi, soprattutto nel Governatorato di Suwayda e nei sobborghi meridionali della capitale Damasco. In Libano rappresentano il 5% del totale degli abitanti e per una consolidata consuetudine del Paese dei Cedri uno dei comandanti delle forze dell’ordine è di etnia drusa. In Giordania sono soltanto 20.000 su una popolazione di 11 milioni, ma l’attuale vice-primo ministro e ministro degli Esteri Ayman Safadi è un druso. In Israele sono membri attivi della società e combattono nelle Forze di difesa israeliane (Idf) in una brigata drusa. Sono circa 150.000 distribuiti nel nNord di Israele fra la Galilea e le Alture del Golan, ma abitano anche in alcuni quartieri di Tel Aviv.
Lo sceicco Muwaffaq Tarif è il leader religioso della comunità drusa israeliana e la sua famiglia guida la comunità dal 1753, sotto il dominio ottomano. Muwaffaq Tarif ha ereditato il ruolo di guida spirituale alla morte del nonno Amin Tarif, una figura fondamentale per i drusi tanto che la sua tomba è meta di pellegrinaggio.
Sceicco quali sono i rapporti con le comunità druse sparpagliate in tutto il Medio Oriente?
«Siamo fratelli nella fede e nell’ideale, ci unisce qualcosa di profondo e radicato che nessuno potrà mai scalfire. Viviamo in nazioni diverse ed anche con modalità di vita differenti, ma restiamo drusi e questo influisce su ogni nostra scelta. Nella storia recente non sempre siamo stati tutti d’accordo, ma resta il rispetto. Per noi è fondamentale che passi il concetto che non abbiamo nessuna rivendicazione territoriale o secessionista, nessuno vuole creare una “nazione drusa”, non siamo come i curdi, noi siamo cittadini delle nazioni in cui viviamo, siamo israeliani, siriani, libanesi e giordani».
I drusi israeliani combattono nell’esercito di Tel Aviv, mentre importanti leader libanesi come Walid Jumblatt si sono sempre schierati dalla parte dei palestinesi.
«Walid Jumblatt è un politico che vuole soltanto accumulare ricchezze e potere e non fare il bene della sua gente. Durante la guerra civile libanese è stato fra quelli che appoggiavano Assad e la Siria che voleva annettere il Libano e quindi ogni sua mossa mira soltanto ad accrescere la sua posizione. Fu mio nonno ha decidere che il nostro rapporto con Israele doveva essere totale e noi siamo fedeli e rispettosi. La fratellanza con le altre comunità non ci impone un pensiero unico e quindi c’è molta libertà, anche politica nelle nostre scelte».
In Siria c’è un nuovo governo, un gruppo di ex qaedisti che hanno rovesciato Assad in 11 giorni e che adesso si stanno presentando al mondo come moderati. Nei mesi scorsi però i drusi siriani sono stati pesantemente attaccati dalle tribù beduine e Israele ha reagito militarmente per difendere la sua comunità.
«Israele è l’unica nazione che si è mossa per aiutare i drusi siriani massacrati. Oltre 2000 morti, stupri ed incendi hanno insanguinato la provincia di Suwayda, tutto nell’indifferenza della comunità internazionale. Il governo di Damasco è un regime islamista e violento che vuole distruggere tutte le minoranze, prima gli Alawiti ed adesso i drusi. Utilizzano le milizie beduine, ma sono loro ad armarle e permettergli di uccidere senza pietà gente pacifica. Siamo felici che l’aviazione di Tel Aviv sia intervenuta per fermare il genocidio dei drusi, volevamo intervenire personalmente in sostegno ai fratelli siriani, ma il governo israeliano ha chiuso la frontiera. Al Shara è un assassino sanguinario che ci considera degli infedeli da eliminare, non bisogna credere a ciò che racconta all’estero. La Siria è una nazione importante ed in tanti vogliono destabilizzarla per colpire tutto il Medio Oriente. Siamo gente semplice e povera, ma voglio comunque fare un appello al presidente statunitense Donald Trump di non credere alle bugie dei tagliagole di Damasco e di proteggere i drusi della Siria».
Continua a leggereRiduci