2023-05-23
Media, Pd e Ue: la trappola perfetta sul Pnrr
«La Stampa» spara un’intervista a Raffaele Fitto in cui demolisce il Piano. L’interessato smentisce, pur confermando l’idea di attualizzare il Recovery alle esigenze di oggi. Intanto la sinistra: «È caos». Bruxelles prende tempo e blocca la rata. Una melina contro il governo.La sinistra alza la palla e Bruxelles schiaccia. Uno schema trito e ritrito, ma non per questo meno pericoloso, che stavolta colpisce il tema bollente del Pnrr. La Stampa, il quotidiano già della borghesia torinese e ora tinto di rosso, ieri mattina titolava una sorta di colloquio con il ministro Raffaele Fitto dal titolo esplosivo: «Il Recovery è da smantellare, inutili i fondi alle infrastrutture». Esplosivo se fosse vero. Perché a distanza di poche ore dall’arrivo nelle edicole del quotidiano diretto da Massimo Giannini, il ministro titolare del Pnrr aveva già smentito. «Non ho pronunciato quelle parole». Sarebbe dovuta essere una pietra tombale, invece talk in tivù, giornali e soprattutto politici del Pd sono andati avanti a commentare l’intervista come fosse vera. Tanto che alla fine Fitto dovrà riferire in Aula. Dove, sicuramente, ripeterà le stesse puntualizzazioni che ha esternato nelle ultime settimane. Ribadite ieri anche dal collega di partito, Adolfo Urso. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza va rimesso in carreggiata e molto opere non servono al Paese. Una posizione molto semplice e sull’onda del buon senso. Si capiva già alla fine del 2021 che il Pnrr avrebbe fatto cilecca senza modifiche. Un solo dato: il prezzo dei materiali per i cantieri è aumentato del 35% rispetto a quando il Piano è stato scritto. Poi c’è l’inflazione complessiva e infine la congiuntura globale che stressa i prezzi delle materie prime. Dunque le osservazioni del Pd e le interviste sottratte da La Stampa andrebbero ignorate, se non che sembrano proprio consustanziali agli interventi di Bruxelles. Ieri, infatti, non sono intervenuti sul tema solo i deputati di Elly Schlein o di Carlo Calenda, ma anche la portavoce della Commissione Ue. «Qualsiasi revisione dei piani nazionali di ripresa e resilienza non dovrebbe abbassare l’ambizione complessiva del Piano», ha detto la portavoce della Commissione, aggiungendo che «gli Stati possono rivedere i Piani se in casi eccezionali alcuni target non possono essere implementati a causa di circostanze oggettive». Spiegando poi che a Bruxelles non è ancora arrivata una lettera di revisione del Pnrr e concludendo: «Noi siamo disponibili a discutere nel caso circostanze oggettive non consentano di implementare alcuni target», ma «questo richiede una valutazione rigorosa caso per caso insieme allo Stato membro».Il gioco è tutto qui. Alzare la palla e schiacciare. Solo che in mezzo ci stanno gli italiani. Il risultato nell’immediato è che la terza rata di anticipo liquidità da parte della Commissione non ha ancora ricevuto la bollinatura. «Il lavoro sulla nostra valutazione per il via libera alla terza rata del Pnrr italiano è ancora in corso» e vi sono «scambi costruttivi con le autorità italiane», ha proseguito Veerle Nuyts.Non vi sono «grandi aggiornamenti», ha sottolineato la portavoce, indicando che il dialogo con Roma va avanti e, «ove necessario», le autorità italiane forniscono a Bruxelles «ulteriori informazioni». Quando si concluderà il processo? Lo deciderà l’Ue e verremo aggiornati sulla situazione. È chiaro che da un lato il governo dovrebbe accelerare nella revisione del Pnrr. Non è semplice ma va fatto. Dall’altro invece si gioca con il fuoco. Bruxelles sa bene che se saltiamo gli appuntamenti del Pnrr, i prestiti diventano subito debito che andrà ad aggiungersi alla zavorra che già ci rallenta. I tassi in negoziazione sono molto più alti di quelli concordati all’epoca. Inoltre la Bce ha praticamente smesso di comprare nuovo debito tricolore. Tutti elementi che, mixati assieme, spingono i socialisti che guidano l’Ue a tenerci sulle spine. Ad allungare i tempi nella speranza che all’inizio del 2024, quando entrerà pure in vigore il nuovo Patto di stabilità, Roma sia in difficoltà e il centrodestra non riesca ad affrontare la campagna elettorale. Le relazioni preferenziali del nostro Paese con gli Usa insospettiscono i membri della Commissione. I quali sanno che una mano americana e non solo da parte del partito Repubblicano potrebbe aiutare l’Ecr, il grupo Ue di destra, a rafforzarsi e a cercare ulteriori sponde con il Ppe. Per Giorgia Meloni l’operazione è ardua. Il Ppe è spezzato in tre tronconi. Basti vedere come sono andate le votazioni sullo stop ai motori endotermici nel 2035. Un terzo del Ppe ha votato al fianco dell’Ecr, un terzo si è astenuto al fianco del gruppo di Emmanuel Macron e l’ultimo terzo ha votato a favore assieme ai socialisti. Oltre alla scalata prettamente politica, c’è l’elemento di irregolarità. Il centrodestra gioca una partita contro l’avversario socialista che però è anche arbitro. Un dettaglio non da poco. Vietato però lamentarsi, tanto non porterebbe a nulla. L’obiettivo è mandare via l’arbitro ed evitare che la prossima tornata sia in mano ai socialisti. Da qui a fine anno i percorsi sommano gli ostacoli. Un evento drammatico come quello che sta vivendo l’Emilia Romagna potrebbe essere preso in considerazione ai fini del Pnrr. Non perché i fondi debbano essere trasferiti con una logica regionale, ma potrebbe essere l’occasione di rafforzare come ha detto ieri Paolo Zangrillo, ministro della Pubblica amministrazione, le strutture comunali e i centri di spesa. In fondo, la Germania ha già chiesto modifiche al proprio Pnrr e il Lussemburgo ha ricevuto l’ok per la riduzione dei fondi. Il Paese del centro Europa ha dichiarato di avere una crescita del Pil superiore alle stime e quindi di dover eliminare una serie di interventi non più necessari. Ecco, finché il nostro Pil funziona meglio di quello di Germania e Francia (una contingenza che durerà poco) vale la pena di battere il ferro. Poi con la fine dell’anno voleranno ancor più coltelli.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.