2022-08-14
«Fisco, Ita, Telecom: ecco i nostri piani»
Giovanbattista Fazzolari (Imagoeconomica)
Giovanbattista Fazzolari, l’uomo chiave di Fdi: «Reddito di cittadinanza riservato ad anziani, disabili e disoccupati con figli a carico. Vogliamo la rete delle tlc pubblica per una vera concorrenza. Cedere ora l’ex Alitalia è un problema».Conclusi i lavori del tavolo programmatico del centrodestra, il senatore Giovanbattista Fazzolari, responsabile per il programma di Fdi, ha scelto La Verità per un’ampia analisi di numerosi temi concreti.La preoccupa la demonizzazione scatenata della sinistra? Se siamo già al pericolo fascista a Ferragosto, c’è da immaginare quello che diranno a settembre…«Spiace perché si toglie agli italiani la possibilità di discutere su proposte concrete. L’unico aspetto positivo è che almeno un tema sul tavolo c’è, cioè il presidenzialismo, con noi a favore, e loro che lo descrivono come un pericolo per la democrazia. Come si vede, perfino in questo caso non riescono a discutere in modo sereno». A cosa puntano secondo lei? «Il Pd si considera il partito sistema: da 11 anni è al potere, tranne un anno, nonostante che non fosse stata quella l’indicazione degli elettori. Per questo tenta di non legittimare il voto del 25 settembre. Il Pd teme una campagna serena, al termine della quale ci sarebbe un normale vincitore. Invece, più si confondono le acque prima, più è possibile lasciarsi un margine dopo, nel corso della legislatura, per inventarsi qualcosa…». Se tutto andrà bene per voi, il governo sarà operativo a fine ottobre, e quindi bisognerà subito porre mano alla legge di bilancio. C’è il rischio che la nuova manovra risulti imposta dalle circostanze ed ereditata da chi c’era prima anziché essere davvero scritta da voi? «Indubbiamente è la prima volta nella storia che un Parlamento si insedia a ridosso della sessione di bilancio, e non sarà una situazione semplice da gestire: per questo, come ha sostenuto Giorgia Meloni, avremmo preferito un’uscita ordinata dalla legislatura anziché un confuso “si salvi chi può”. Pensi che, con ogni probabilità, la nota di aggiornamento al Def sarà presentata dal governo uscente. Ciononostante, ci sono cose su cui intendiamo intervenire subito».Ecco, esplicitiamo le misure che adotterete subito, senza differimenti all’anno successivo «Certamente interverremo sulla tregua o pace fiscale, sull’aumento dell’assegno unico per le famiglie, sulla revisione del reddito di cittadinanza»Su questo, c’è una disponibilità della coalizione a tagliare le somme spropositate stanziate finora (80 miliardi fino al 2029) e a usarle massicciamente per tagli di tasse? «Assolutamente sì. L’attuale reddito di cittadinanza sarà sostituito da meccanismi completamente diversi, in primo luogo a tutela dei veri bisognosi: gli over 60 senza reddito, i disabili, le famiglie prive di reddito con minori a carico. Non saranno inclusi in questa platea i cittadini tra i 18 e i 60 anni senza figli a carico. E poi occorrerà separare nettamente ciò che va fatto per le politiche attive del lavoro».Nel programma, non c’è un po’ di vaghezza sulla parte fiscale? Quanto alla flat tax, l’aliquota non è specificata. Benissimo l’estensione a 100.000 euro per le partite Iva. Quanto a quella incrementale, il principio è lodevole, ma il beneficio concreto è minimo…«Abbiamo volutamente fatto così, includendo solo ciò che sarà fatto nella prima legge di bilancio (oltre alle misure che ho citato prima): flat incrementale e estensione a 100.000 euro di quella attuale per le partite Iva. Poi, nel resto della legislatura, realizzeremo un intervento fiscale più generale».Nel programma scrivete opportunamente «no alle patrimoniali». Però non esplicitate il taglio della più grossa patrimoniale esistente, i 21-22 miliardi di patrimoniale immobiliare. Che intendete fare su Imu e Tasi? «Sicuramente c’è la nostra volontà di rivedere tutto il sistema - che è vastissimo - delle patrimoniali esistenti: cioè la tassazione di patrimoni che sono a loro volta frutto di risparmi». Crisi energetica e costo della vita. Che farete?«La prima cosa è ridisegnare la nostra politica energetica: i provvedimenti del governo uscente ricordano il comportamento di chi pensa di salvarsi da un naufragio svuotando l’acqua dalla barca con un bicchiere. Quindi, oltre alle attività per la diversificazione degli approvvigionamenti, occorre mettere in campo ogni strumento, a partire dallo sfruttamento delle risorse energetiche sul nostro territorio».Non servirebbe un impegno più coraggioso e abbandonare la strada della transizione green? I prezzi si abbassano allargando l’offerta, e per allargare l’offerta i combustibili fossili restano decisivi…«Certamente sì. La difesa della natura è una cosa seria, che sta nel Dna di ogni conservatore. Altra cosa sono le battaglie ideologiche che hanno caratterizzato la svolta green europea: che non garantiranno né sostenibilità economica né tutela dell’ambiente. Basti pensare a quelle tecnologie green che avranno un costo enorme, che vedranno un ruolo centrale della Cina, e avranno comunque un forte effetto inquinante: pure il “saldo” per il pianeta non sarà positivo» Dalla rete all’ex Alitalia, c’è un rischio di statalismo, di dirigismo, di fiducia in un eccessivo intervento della mano pubblica?«No: noi siamo dell’idea che vada rafforzato il libero mercato, e che, per far questo, vadano combattute rendite e monopoli. Ad esempio, la proprietà pubblica della rete di comunicazione è l’assunto per garantire concorrenza alle imprese che offrono servizi. Francia e Germania, in un modo o nell’altro, controllano la rete: la proprietà privata della rete sarebbe un’anomalia italiana» Questo vale per ogni infrastruttura strategica?«Siamo per la proprietà pubblica delle infrastrutture strategiche su cui si offrono servizi in concorrenza. Se il servizio è invece un monopolio, nella concessione va garantita una clausola di interesse nazionale. Pensi alle autostrade, dove si è ragionato un po’ come avrebbe fatto un oligarca russo seduto su un pozzo di petrolio».E per ciò che riguarda Ita?«La situazione è oggettivamente complessa, e rischiamo una mossa tafazziana. Abbiamo risanato una compagnia che è costata cifre enormi, ora è andata in utile nei mesi estivi, e la cediamo senza avere chiarezza sull’assetto complessivo?».Non teme che si dica che avete un pregiudizio ideologico?«No, non abbiamo preconcetti: vorremmo che non fosse per l’ennesima volta sperperato denaro pubblico. La logica suggerirebbe prima di avere un piano nazionale dei trasporti, poi un piano nazionale degli aeroporti, e infine una decisione su cosa fare del vettore nazionale. Qui si è agito all’inverso. E cedere oggi a Lufthansa senza aver chiarito il quadro complessivo rischia di essere un salto nel vuoto».Covid. Dopo ciò che abbiamo letto nel programma, non c’è il rischio che con voi torni il green pass né un pericolo di obblighi. È così?«Confermo il ritorno della centralità delle libertà fondamentali. L’Italia non sarà più l’esperimento occidentale del modello cinese».