Negli spazi del Tesoro dei Granduchi, al pianterreno di Palazzo Pitti, una grande mostra celebra (sino al 14 maggio) la figura di Eleonora di Toledo, «la Gran Signora del Cinquecento». Tra dipinti, sculture, disegni, antichi abiti di lusso e gioielli, oltre 100 le opere esposte, a raccontare la vita e la personalità di una delle donne più influenti del Rinascimento italiano e internazionale.
Negli spazi del Tesoro dei Granduchi, al pianterreno di Palazzo Pitti, una grande mostra celebra (sino al 14 maggio) la figura di Eleonora di Toledo, «la Gran Signora del Cinquecento». Tra dipinti, sculture, disegni, antichi abiti di lusso e gioielli, oltre 100 le opere esposte, a raccontare la vita e la personalità di una delle donne più influenti del Rinascimento italiano e internazionale.Isabella d'Este e Lucrezia Borgia. Caterina de’ Medici ( moglie di Enrico II di Francia e figura fondamentale nella dinastia dei Valois) e Lucrezia Tornabuoni (madre di Lorenzo Il Magnifico). Donne del Rinascimento. Quattro grandi figure femminili abili, scaltre, lungimiranti e colte, che hanno dettato le mode e tirato le fila della politica del tempo. Ma il quadro rinascimentale del carisma e del potere declinato in rosa non sarebbe completo senza un’ altra «dama », un’altra donna di gran carattere (e di gran bellezza), così importante da essere soprannominata «la Gran Signora del Cinquecento»: Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo de' Medici e leggendaria duchessa di Toscana. Icona di stile, influente personalità politica e grande appassionata d’arte, Eike Schmidt, direttore degli Uffizi, l’ha definita «manager abilissima e vera e propria arbitra elegantiarum: l’Anna Wintour del suo tempo» Figlia di don Pedro de Toledo, vicerè di Napoli, grazie alle sue straordinarie capacità intuitive ed organizzative Eleonora svolse un ruolo fondamentale nello costruzione della corte medicea, gestendo abilmente il governo durante i periodi di assenza del marito, rivoluzionando la moda dell’ élite nobiliare e contribuendo non poco alla trasformazione del paesaggio toscano (fu lei la mecenate e l’innovatrice del Giardino di Boboli e fu sempre lei ad acquistare con le proprie finanze, nel 1550, Palazzo Pitti, che amministrò e trasformò secondo i suoi gusti e desideri). Altezzosa e poco amata dal popolo, ambiziosa quanto l’amatissimo consorte, da cui ebbe ben 11 figli - morti quasi tutti in tenera età -, nella sua non lunga vita fece appello a tutta la sua scaltrezza e abilità anche per innalzare Cosimo alla dignità granducale (traguardo raggiunto solo dopo la scomparsa di Eleonora, stroncata dalla tubercolosi a soli quarant’anni) , garantire al primo figlio il trono e al secondo la porpora cardinalizia. E nessuno dei suoi desideri, o forse è meglio dire, «voleri» andò deluso...La mostra a Palazzo PittiA questa grande figura femminile, Firenze dedica un’altrettanto grande mostra, una maxi esposizione curata da Florence Bruce Edelstein (storico dell’arte e docente della New York University) e intitolata Eleonora di Toledo e l’invenzione della corte dei Medici a Firenze. Divisa in sette sezioni, il percorso espositivo parte dall’infanzia alla corte di Napoli e si conclude con la fortuna postuma di Eleonora e al suo lascito culturale. Nello splendore di questo itinerario, è difficile dare delle priorità. L’ideale è percorrerlo senza fretta, da una sala all’altra, lasciandosi avvolgere dalla bellezza delle opere, dai quadri, dagli arazzi, dai gruppi marmorei, dai costumi e dai monili. Tanti e preziosi. Osservare, guardare, ammirare. Passare oltre e poi tornare indietro. Magari per (ri) soffermarsi sul meraviglioso Ritratto di Eleonora di Toledo con il figlio Giovanni, di Agnolo Bronzino, 1545, opera di squisita bellezza - e immagine guida della mostra – o sulla famosa tela di Tizano Vecellio , un altro ritratto, quello di Pedro de Toledo come cavaliere dell’ordine di Santiago.In un allestimento che li vede in dialogo perfetto con le altre opere, grande spazio è lasciato anche agli abiti, omaggio al ruolo che Eleonora - responsabile diretta delle scelte del vestiario dei figli, delle sue dame, del marito e dell’intera corte – rivestì nella trasformazione della moda a Firenze: meraviglioso, fra gli altri, l’ Abito femminile (probabilmente indossato da una delle damigelle di Eleonora quando fu ricevuta in Vaticano nel 1560 da Papa Pio IV), 1560, esposto in una teca accanto ad un altro bel ritratto di Eleonora, datato 1562 ed attribuito al Bronzino.Insomma, da qualunque prospettiva la si guardi, questa mostra è il dovuto omaggio ad una donna che, per citare ancora una volta le parole di Eike Schmidt «... fu la sovrana che nel Cinquecento gettò le basi del principato e il cui impegno ancor oggi determina il volto di Firenze »
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