2022-12-22
Finanziamento pubblico anticorrotti? Balla
Proporre i soldi di Stato alla politica ogni volta che se ne scopre il malaffare è irritante e controproducente. Oltre che una presa per i fondelli. Lo insegna la storia. Ma il partito dei nostalgici della mangiatoia prospera, soprattutto a sinistra. E si copre di ridicolo.I politici rubano? Allora diamogli più soldi. Che è un po’ come dire: i ladri hanno appena svaligiato una banca? Allora apriamogli le porte del caveau. Un ragionamento a prima vista piuttosto scemo. Eppure, fateci caso, viene riproposto puntualmente come se fosse intelligente: ogni volta che spunta un’inchiesta per corruzione, infatti spunta anche l’idea di tornare al finanziamento pubblico dei partiti. È un appuntamento immancabile. Un ritornello sublime. E figurarsi se il colpo di genio poteva mancare stavolta: ci sono sacchi di soldi che girano nelle case delle più alte cariche istituzionali? Ci sono funzionari bellocci sospettati di organizzare giri di denari illeciti? Ci sono esponenti di spicco della politica accusati di essere a libro paga di servizi segreti marocchini e di emiri del Qatar? Niente paura: è già pronta la soluzione per tutti questi problemi. E la soluzione qual è? Ovvio: dare a questi arraffoni il diritto di arraffare direttamente i denari dei contribuenti. I quali, ovviamente, non vedono l’ora di tassarsi per consentire a chi ruba di poter rubare ancora di più. Sembra impossibile eppure è così: il partito dei nostalgici del finanziamento pubblico prospera, soprattutto a sinistra. Ieri è stata la volta di Rosy Bindi che con un’intervista a La Stampa ne ha chiesto a gran voce il ritorno. Ma prima di lei lo avevano già fatto Paola De Micheli, Gianni Cuperlo, Giuseppe Provenzano e tanti altri. Il Pd ha pure presentato un disegno di legge, prima firma quella del senatore Andrea de Giorgis, per reintrodurre l’agognato assegno di Stato per i partiti. «Un provvedimento impopolare ma giusto. Contribuirà al corretto funzionamento della democrazia», ha detto quest’ultimo all’Adnkronos. In effetti, come non averci pensato prima? La democrazia funziona bene solo se c’è il finanziamento pubblico. Come durante la prima Repubblica, quando il finanziamento pubblico c’era e a nessun partito veniva in mente di rubare. Tangentopoli ne è la dimostrazione più evidente. Vero, de Giorgis? Spiace dare una delusione al partito dei nostalgici, ma nessun finanziamento pubblico ha mai fermato gli scandali della corruzione della politica. Tanto è vero che c’era il finanziamento pubblico ai tempi della maxi tangenti Enimont, c’era il finanziamento pubblico ai tempi delle bustarelle al pentapartito, c’era il finanziamento pubblico quando Mani pulite scoprì il sistema delle mazzette diffuso in tutto il Paese. E c’era il finanziamento pubblico persino quando il Partito comunista si faceva sovvenzionare dai rubli di Mosca, lontani cugini dei dollari del Qatar. Dunque chi dice che il finanziamento pubblico è l’unico modo per ridurre la corruzione ci sta prendendo deliberatamente per i fondelli. Non è così. Non è mai stato così. Non sarà mai così. Si può essere legittimamente a favore del finanziamento pubblico, per l’amor del Cielo. Ma non con la balla del «così si riduce la corruzione». Perché, semplicemente, non è vero.Anzi, direi di più. Se io fossi un sostenitore del finanziamento pubblico (cosa che non sono e non sarò) sceglierei qualsiasi altra occasione piuttosto che questa per sostenerlo. Se fosse possibile aspetterei un momento in cui i partiti politici brillano per onestà, limpidezza, trasparenza. Mi rendo conto che l’attesa potrebbe essere eterna. Ma allora, almeno, aspetterei un momento migliore di questo, farei passare l’onda di fango, allontanerei le ombre dei sacchi di soldi, delle case di Cervinia e delle vacanze da sogno. Proporre il finanziamento pubblico alla politica ogni volta che si scopre la corruzione della politica è irritante e controproducente. Un po’ come se dopo l’ennesimo femminicidio qualcuno se ne uscisse proponendo, per risolvere il problema, di reintrodurre il delitto d’onore. Siccome non si riesce a fermare la violenza illegale, si aggiunge violenza legalizzata. Non vi pare folle?Ora: noi non siamo per reintrodurre il delitto d’onore e nemmeno il finanziamento pubblico ai partiti. Però, se c’è qualcuno favorevole alle scelte vintage, gli suggeriamo almeno un po’ di tempismo. Bisogna cercare di essere credibili. Convincenti. Evitando di coprirsi di ridicolo. Anche perché, scusatemi, ma davvero c’è qualcuno che pensa che il finanziamento pubblico avrebbe potuto evitare questo scandalo? Davvero c’è qualcuno che pensa che Il disegno di legge de Giorgis, con tutto il rispetto, avrebbe potuto fermare il Qatar? Avrebbe dissuaso emiri del Golfo e servizi segreti del Marocco dal pagare Antonio Panzeri e la sua cricca? C’è qualcuno che lo pensa? Che pensa che avrebbero detto: «Scusi, dottoressa Eva Kaili, volevamo darvi una mazzetta ma siccome i partiti hanno il finanziamento pubblico non ci permettiamo». Oppure: «Scusi signora Panzeri, ha presente quella vacanza da 100.000 euro? Beh, gliela pagheremmo volentieri, ma purtroppo c’è il finanziamento pubblico che non ce lo consente». O ancora: «Scusi, signor Giorgi, abbiamo qui dei sacchi di soldi per lei ma purtroppo abbiamo saputo che c’è il finanziamento pubblico e quindi non possiamo corromperla». C’è qualcuno che pensa questo? Davvero? Sul serio? E allora si merita Rosy Bindi. E il finanziamento pubblico ai partiti.
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