2023-06-11
«Una fiaba per dar voce agli alberi distrutti dalla tempesta Vaia»
L’autrice Isabella Salmoirago ha appena pubblicato «Il Re del Bosco», dedicato alla catastrofe che ha colpito il Veneto nel 2018 e che ha abbattuto 14 milioni di piante. Protagonista Sghembo, larice storto cresciuto intorno a un masso.Isabella Salmoirago, torinese di nascita ma milanese d’adozione, lavora da oltre 30 anni nell’editoria dove ha esordito come illustratrice, per proseguire come editor e autrice di libri per bambini e ragazzi. Tra le sue pubblicazioni, oltre a diversi fantasy firmati con gli pseudonimi collettivi Isabel Harper e Angy Pendrake, figurano I racconti di Mago Alfredo, Re Puzzone, Il Principe Budino, I Gugulù, la recente serie dedicata al lupacchiotto Macchia, Il quaderno delle 52 sfide per salvare il nostro pianeta e, da poco nelle librerie, Il Re del Bosco (Gribaudo, collana fantasy, 128 pagine, 13,9 euro). Nel 1993 riceve il Premio Andersen baia delle favole, è titolare di Storybox creative lab ed è socia di Icwa (Italia children writer association). Vive tra Milano e il Friuli Venezia Giulia, ma appena può scappa in montagna, tra i boschi che ama.Ecco un estratto dal capitolo 4, Silenzio: «Non so quanto sia durato quell’incubo di vento e pioggia, ma è uno strano silenzio a svegliarmi. Allarmato, esco di colpo da quella specie di sonno in cui sono sprofondato come una marmotta nella sua tana.Appena prendo contatto con me stesso mi accorgo che non c’è nemmeno un pezzetto della mia scorza scagliosa che non sia graffiato e non mi dolga. Lacrime di resina colano dalle mie ferite.“Ehi, c’è nessuno? Sono io, Sghembo! Dove siete spariti?” chiedo, cercando di riconnettermi agli altri.Resto in attesa, ma nessuno risponde».Il suo ultimo romanzo, Il Re del Bosco (Gribaudo), nasce dal trauma di una catastrofe: la tempesta Vaia che ha abbattuto 14 milioni di alberi. Chi è il re del bosco? Come è nata questa storia?«Frequento da più di 40 anni le valli dell’Agordino, nelle Dolomiti bellunesi. Quando sono ritornata da quelle parti dopo la tempesta Vaia, sono rimasta sconvolta. È stato in quel momento che ho sentito per la prima volta l’esigenza di provare a dare voce agli alberi. Per questo motivo Il Re del Bosco è un romanzo scritto in prima persona, dove la voce narrante è quella di un albero detto Sghembo, un piccolo larice cresciuto tutto storto attorno a un masso. Un piccolo antieroe molto insolito che si trova improvvisamente investito dell’enorme responsabilità di parlare agli umani e di cercare una difficile alleanza proprio con i responsabili della catastrofe». In precedenza ha scritto Il quaderno delle 52 sfide per salvare il nostro pianeta, rivolto ai ragazzi: che cosa consiglia?«Il quaderno delle 52 sfide per salvare il nostro pianeta è una sorta di via di mezzo tra narrativa e libro di attività, dove la Banda delle 3R - i nomi dei tre protagonisti, ma anche Riuso, Risparmio, Riciclo - decide di fare la sua parte in difesa dell’ambiente. Il divertente diario delle loro avventure si intreccia con 52 semplici attività pratiche per diminuire l’uso di plastica, riscoprire il piacere di piccole autoproduzioni, fare le pulizie e spostarsi senza inquinare. Alcune sono vere e proprie “sfide”, come l’invito a restare un’intera giornata senza fare acquisti o usare device elettronici. Cinquantadue piccoli gesti concreti per educarsi a uno stile di vita più sobrio, meno consumistico e più attento all’ambiente».Oltre a scrivere, lei in passato ha lavorato come editor in Mondadori e si occupa attualmente di come offrire opere editoriali per Storybox creative lab. Ci può parlare di questi lavori e di come eventualmente hanno influenzato anche la sua scrittura e il mondo di costruire una storia?«Prima che in Mondadori ho lavorato alla casa editrice del Touring. Queste esperienze mi hanno arricchita dal punto di vista professionale. In Touring ho imparato il rigore e l’attenzione a ogni dettaglio nel testo, in Mondadori, tra le molte altre cose, ho affinato la capacità di cogliere e trasmettere il lato umoristico della vita e delle situazioni. Lavorare all’interno delle case editrici sicuramente ha arricchito e influenzato la mia scrittura. Adoro inventare mondi fantastici, ma sono rigorosa: mi documento molto, faccio ricerca e, quando scrivo, oltre a darmi tempi e scadenze, sono la prima inflessibile editor di me stessa. Il risultato è che i miei testi, con grande gioia dei miei editori, sono già “puliti”, come dicono gli addetti ai lavori. La scrittura creativa richiede tecnica e l’esperienza editoriale mi ha sicuramente aiutato ad acquisirla, tanto che ultimamente sono stata invitata a tenere diversi corsi di formazione per docenti e autori».Un altro aspetto della sua biografia che incuriosisce è la sua passione per il tiro con l’arco: lo pratica da lungo tempo e ha conseguito anche dei risultati in ambito agonistico. Come si è avvicinata a questa disciplina? «Come spesso accade ho iniziato per caso, in vacanza, ma ora è una vera e propria passione. Il tiro con l’arco è una disciplina, non un semplice sport, presenta degli aspetti in comune con la scrittura: ci vogliono pratica, tecnica e dedizione, ma i migliori risultati si ottengono quando si raggiunge il cosiddetto “flow”, una specie di stato di grazia in cui si è completamente immersi in quello che si sta facendo in quell’istante. Qualcosa di profondamente simile alla vera ispirazione. Recentemente ho scritto il mio primo soggetto per fumetto sull’argomento, dal titolo Fino all’ultima freccia, per la Federazione italiana di tiro con l’arco (Fitarco), nell’ambito del progetto A scuola con l’arco, volto a diffondere questa disciplina tra i ragazzi e le ragazze delle scuole d’Italia».C’è una storia a cui pensa ma che non ha ancora scritto e che vorrebbe scrivere?«Certo, più di una, o non sarei una scrittrice. Sto per iniziare un nuovo fantasy per giovani adulti, con radici nella storia e un sottofondo ambientale, ma da qualche anno vorrei sviluppare un racconto breve, già pubblicato da Raffaello, e trasformarlo in un insolito romanzo dal punto di vista di una sterna artica. Sarebbe l’occasione per esercitare un altro sguardo, questa volta dall’alto, sul pazzo mondo dei noi umani».