2023-05-21
Fbi nella bufera: infiltrati a Capitol Hill e privacy violata
L'assalto a Capitol Hill del gennaio 2021 (Getty Images)
Il Bureau ha spiato illegalmente migliaia di cittadini. E spunta l’accusa: agenti sotto copertura tra gli assalitori del Congresso.Le cose cominciano a mettersi male per l’Fbi. Venerdì è stato desegretato un pronunciamento emesso ad aprile 2022 dalla Fisc: il tribunale che sovrintende al rilascio dei mandati di sorveglianza relativi a questioni di intelligence straniera. Ebbene, secondo il pronunciamento, il Bureau, tra il 2020 e il 2021, ha usato impropriamente, per ben 278.000 volte, un database contenente informazioni di intelligence, mentre indagava sia sui partecipanti all’irruzione in Campidoglio del 6 gennaio 2021 sia su chi prese parte alle proteste di Black Lives Matter, scoppiate dopo la morte di George Floyd nel maggio 2020. Non solo. Il ricorso improprio al database è avvenuto anche in relazione a 19.000 donatori di una campagna elettorale per il Congresso del 2020, sospettata di infiltrazioni straniere. Nel dettaglio, i federali hanno abusato della sezione 702 del Foreign Intelligence Surveillance Act. Quest’ultima è una legge del 1978 che disciplina le procedure per la sorveglianza e la raccolta di materiale d’intelligence straniera. In quest’ambito, la sezione 702 consente alla Nsa di raccogliere comunicazioni straniere senza bisogno di un mandato e le permette anche di ingiungere ad aziende tech e di telecomunicazioni la cooperazione in tale attività. Una simile raccolta di materiale ha quindi portato a un database, in cui incidentalmente sono presenti anche informazioni relative a cittadini americani. Come spiegato dal Washington Post, l’Fbi può accedervi solo a determinate condizioni, generalmente legate a necessità di sicurezza nazionale. Il che implica una serie di paletti e procedure che, secondo il tribunale, i federali hanno invece bellamente ignorato. Neanche a dirlo, i piani alti del Bureau hanno cercato di gettare acqua sul fuoco. Un alto funzionario ha ammesso alla Cnn che gli abusi indicati dalla Fisc sono «completamente inaccettabili», sottolineando però che l’agenzia avrebbe già avviato da tempo una riforma delle procedure interne. Fatto sta che l’imbarazzo resta. Innanzitutto adesso sarà più complicato per il Dipartimento di Giustizia ottenere dal Congresso il rinnovo della sezione 702 che scade a fine anno. In secondo luogo, la stessa amministrazione Biden si sta ritrovando sotto assedio sia da sinistra che da destra. «Le rivelazioni di oggi sottolineano la necessità per il Congresso di frenare i gravi abusi di questa legge da parte dell’Fbi», ha tuonato l’organizzazione progressista Aclu, commentando la sentenza della Fisc e criticando l’eventualità di un rinnovo della sezione 702. È anche utile notare che l’attuale presidente della Fisc, Rudolph Contreras, iniziò la sua carriera come giudice distrettuale su nomina di Barack Obama nel 2011. Dall’altra parte, anche i repubblicani sono sul piede di guerra. Soprattutto dopo che il rapporto del procuratore speciale, John Durham, ha evidenziato come, tra il 2016 e il 2017, il Bureau abbia chiesto e ottenuto mandati di sorveglianza ai danni di un consigliere di Donald Trump, Carter Page, facendo appello al dossier dell’ex spia britannica Christopher Steele: documento che accusava lo stesso Trump di collusione con Mosca, ma che si è rivelato infondato, oltre che finanziato dal comitato elettorale di Hillary Clinton. Un dossier che Durham non ha escluso possa aver addirittura veicolato della disinformazione russa e che l’Fbi -mosso in alcuni casi anche da faziosità- non si prese la briga di verificare. Non a caso, proprio il rapporto del procuratore speciale sta portando vari parlamentari del Gop a nutrire seri dubbi sull’opportunità di rinnovare la sezione 702. Ma non è tutto. Giovedì, la commissione Giustizia della Camera, guidata dal repubblicano Jim Jordan, ha pubblicato un rapporto molto duro nei confronti dell’Fbi. Secondo il documento, i vertici del Bureau avrebbero effettuato delle ritorsioni ai danni degli informatori che hanno denunciato delle storture all’interno dell’agenzia. «La testimonianza degli informatori chiarisce che l’Fbi si è sbarazzata dei dipendenti che hanno osato denunciare la leadership dell’Fbi o sollevare dubbi in buona fede sulle operazioni dell’Fbi. L’Fbi ha intrapreso azioni contro gli informatori che hanno sollevato preoccupazioni all’interno del Bureau e, più tardi, al Congresso», recita il rapporto. Lo stesso documento parlamentare accusa l’Fbi di aver usato l’assalto al Campidoglio per manipolare i dati statunitensi relativi al terrorismo interno. «Secondo le informazioni delle gole profonde, l’Fbi ha manipolato il modo in cui ha classificato le indagini relative al 6 gennaio, per creare una narrazione fuorviante, secondo cui il terrorismo interno sta crescendo organicamente in tutto il Paese», si legge. Infine, secondo il rapporto, un informatore dell’ufficio dell’Fbi di Boston ha testimoniato che gli agenti federali a Washington si sarebbero rifiutati di condividere 11.000 ore di riprese video dell’assalto al Campidoglio, perché «potrebbero esserci» dei «agenti sotto copertura», la cui identità non sarebbe svelabile. Era invece l’altro ieri, quanto il presidente della commissione Sorveglianza della Camera, il repubblicano James Comer, ha esortato nuovamente il Bureau a consegnare un documento che, secondo un informatore, proverebbe che Joe Biden, ai tempi della vicepresidenza, si sarebbe macchiato di corruzione insieme a un cittadino straniero. La Camera aveva emesso a tal proposito un ordine di consegna: un ordine che tuttavia è stato finora disatteso dal Bureau. Una tale reticenza alimenta il sospetto che l’Fbi voglia nascondere qualcosa, anche perché i controversi affari internazionali del figlio di Biden, Hunter, in Ucraina, Russia e Cina risalgono in gran parte al periodo in cui il padre era il numero due della Casa Bianca. È anche in questo quadro che, negli ultimi giorni, alcuni deputati repubblicani, come Andy Biggs e Matt Gaetz, hanno invocato un taglio dei finanziamenti al Bureau. Una linea, questa, già invocata da Trump a inizio aprile. Il nodo dell’Fbi, insomma, è destinato a entrare nella campagna elettorale per le presidenziali del 2024.
Sergio Spadaro e Fabio De Pasquale (Imagoeconomica)
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti (Imagoeconomica)