2019-07-29
Arthur Laffer: «Fate partire subito la flat tax e liberatevi da quest’Europa»
L'inventore della «curva» che convinse Ronald Reagan a realizzare lo choc fiscale: «L'Ue vi sta portando all'estinzione. Ora dovete tornare a crescere: eliminate l'imposta sul reddito».Arthur Laffer è uno dei più influenti economisti americani. Negli anni di Ronald Reagan fu adottata la sua famosa «curva»: un grafico che dimostrava come la riduzione delle tasse potesse addirittura aumentare il gettito fiscale, accelerando la crescita economica. Nel 1999, la rivista Time lo ha inserito tra le migliori menti del XX secolo. Laffer ha aiutato a scrivere la riforma fiscale di Donald Trump ed è il mentore di Larry Kudlow, direttore del consiglio economico del presidente. Professore, le è stata appena conferita la Medal of freedom dal presidente Donald Trump per la sua teoria sulle tasse, molto apprezzata da lui. «Quello è stato il momento più importante della mia vita, certamente non merito questo premio ma decisamente non intendo rimandarlo indietro! Ritengo che la mia teoria sulle tasse sia importante ai fini di tutte le economie mondiali e ringrazio il presidente per averlo riconosciuto. Non ho mai sentito di una economia che raggiungesse la prosperità attraverso le tasse così come non ho mai sentito parlare di una persona povera arricchirsi spendendo». Boris Johnson si è insediato e ha detto che la Brexit si farà inequivocabilmente. Cosa pensa della scelta del Regno Unito?«Vorrei cominciare con il dire che io ritengo che ogni volta che i governi si mettono d'accordo e cooperano lo fanno per sfruttare l'elettorato. In questo contesto io credo che la Brexit dovrebbe essere un campanello di apertura. Credo che molti dei Paesi europei starebbero molto meglio se uscissero dal mondo dell'euro. Questo non significa che non ci dovrebbero essere una moneta comune o strumenti di cooperazione fra i vari Paesi, ma alla fine avere dei governi che coordinano la politica fiscale e la politica commerciale, con tutti i meccanismi di regolamentazione, risulta devastante per la prosperità in Europa». Trump critica spesso la Federal reserve. Lei crede nell'indipendenza della banca centrale americana? «Non credo che la Federal reserve debba essere indipendente. È il presidente al quale viene dato il credito o la colpa di una buona o di una cattiva economia. Il presidente è eletto dal popolo e deve avere a sua disposizione tutti gli elementi per operare al meglio senza preclusioni. Ci pensa, lei, a un ministero della Difesa indipendente dal presidente o magari a un ministero per la Sicurezza nazionale che non risponde al presidente? Se il presidente deve prendersi la responsabilità di un'azione deve almeno averne il controllo».Gli europei sono molto preoccupati dei dazi con i quali Trump sta minacciando anche i membri dell'Ue. «Quando Trump andò al G8 di Ottawa, andò via prima di tutti per incontrare Kim Jong-un. Ma prima di partire disse ai suoi partner che gli Stati Uniti erano disposti a rimuovere tutti i dazi se anche loro fossero stati disposti a fare lo stesso. Ma i governi del G8 gli risposero di scordarselo! Il presidente non sa come catturare l'attenzione dell'Europa, del Giappone o della Cina. Nel corso di conversazioni private mi ha detto di essere un sostenitore del libero mercato ma che l'unica leva che ha è di minacciare le esportazioni di questi Paesi negli Stati Uniti. Il protezionismo danneggia entrambi le parti». Allora perché il presidente insiste? «So per certo che Trump sta cercando di arrivare al libero mercato minacciando di applicare nuovi dazi. C'è qualcuno che pensa forse che bisogni usare il libero scambio con la Corea del Nord o che dobbiamo vendere le armi nucleari all'Iran qualora paghino il prezzo giusto? Tutti sanno benissimo che ci sono dei limiti al libero mercato. Gli Stati uniti nel 1789 hanno usato i dazi su tutti i beni di importazione e ciò diventò la prima fonte di guadagno per il governo federale. Dal 1680 fino al 1910 tutti guadagni dello Stato venivano dai dazi perché il governo non aveva la possibilità di tassare il reddito. Poi ci sono i dazi per proteggere le proprie industrie, un sistema utilizzato di continuo nel nostro Paese. George Bush impose dazi sull'acciaio e Ronald Reagan introdusse misure anti dumping contro il Giappone. Tutte le amministrazioni americane hanno usato i dazi per proteggersi. Ma così hanno fatto anche la Cina, l'Europa, il Giappone, l'Inghilterra».Poi ci sono i dazi imposti da Trump come strumento politico? «Certamente, dazi come strumento punitivo, come si applicano per esempio all'Iran o alla Corea del Nord. Ma anche al Messico: il governo messicano stava lasciando che centinaia di migliaia di persone attraversassero il Paese per arrivare negli Stati Uniti. Imporre dazi al Messico per cambiarne il comportamento è perfettamente legittimo, così come lo è per la Corea del Nord o l'Iran. Chiunque dica che usare i dazi in questi casi sia sbagliato non ha veramente capito niente. Il commercio è un argomento delicato e complesso». Vorrei parlare di tasse. L'Italia utilizza l'Iva, che negli Stati Uniti non esiste. Che cosa ne pensa di questa tassa? «Concettualmente l'Iva è una tassa fra le meglio strutturate. È una tassa ad ampio raggio con un'aliquota bassa. Ed è esattamente quello che una tassa dovrebbe essere. La tassa più bassa con lo spettro più ampio, così da disincentivare la gente all'evasione fiscale. Io ho ideato la flat tax di Jerry Brown (concorrente di Jimmy Carter alle primarie democratiche del 1980, ndr). Ma non si può guardare alla flat tax senza analizzarne il contesto». Che cosa intende? «Dico che ci sono tante tasse a questo mondo. E penso per esempio che possa essere proficuo eliminare l'imposta sulle società e sul reddito a vantaggio dell'Iva. Così come non voterei mai per un aumento delle tasse, ma sono d'accordo per esempio su una tassa sulle emissioni di carbonio che scongiuri una tassa sul reddito. Questo perché la tassa sulle emissioni di carbonio è una tassa molto più efficiente di un aumento generico delle tasse, in quanto non strangola la capacità di investire».In Italia il governo populista sta discutendo proprio della flat tax. Quali sono i suoi vantaggi? «Io sono stato l'ideatore della flat tax quando Jerry Brown concorse per la presidenza. L'idea della flat tax è appunto quella di avere la tassa con l'aliquota più bassa possibile e lo spettro più ampio, senza deduzioni, senza eccezioni e senza esenzioni. Si usa la flat tax per aumentare le entrate, con l'aliquota più bassa possibile, così da danneggiare l'economia il meno possibile. In questo modo si disincentiva l'evasione e si scongiura il danno di chi nasconde il proprio reddito allo Stato. L'evasione in Italia è un grosso problema. La flat tax è una tassa molto efficiente per aumentare le entrate dello Stato. Tutte le tasse sono pessime, ma bisogna raccoglierle facendo il minor danno possibile all'economia e spendendo il denaro raccolto nella maniera più utile possibile. Quando il danno inferto dall'ultimo dollaro di tassa raccolto è inferiore al beneficio che quella tassa produce, bisogna smettere. Questo è il limite dello Stato». Pensa che anche l'Italia beneficerebbe della flat tax? «Credo proprio di sì, non conosco tutti i dettagli della vostra tassazione ma so che è molto alta. Credo anzi che in Italia bisognerebbe addirittura eliminare la tassa sul reddito». Eliminare la tassa sul reddito? «Sì perché quando le tasse sono troppo alte, molto probabilmente i ricchi le tasse le evadono comunque. Nessuno è disposto a pagare tasse così alte. Per esempio, Warren Buffett, negli Stati Uniti, utilizza tutti gli strumenti legali a sua disposizione per pagare il meno possibile. L'Italia è un Paese che ha bisogno di crescere. E con le tasse non si cresce. E sono i ricchi che consentono la crescita». Christine Lagarde sarà il nuovo capo della Bce. Che opinone ha di lei? «Conosco bene Christine Lagarde. Ha fatto un ottimo lavoro al Fmi mi ha invitato a parlare al comitato esecutivo del fondo. Anche in quel caso fui molto critico di tutti i meccanismi di stimolo all'economia e di intervento governativo. Lagarde è aperta anche a quelle idee sulle quali non è d'accordo».Quale sarà la sfida principale per Lagarde come capo della Bce?«La crescita europea. La crescita e l'abbassamento delle tasse. Voi europei state morendo, siete in via di estinzione. Rompete l'Unione europea e liberatevi dall'intervento dello Stato! Pìù piccolo è l'apparato dello stato più efficiente è il suo funzionamento. L'idea dell'Unione europea a livello fiscale non funziona. Ogni volta che i governi cooperano, lo fanno per sfruttare i cittadini, lo fanno per danneggiare il resto del mondo, lo fanno per sfruttare le pecore delle quali dicono di volersi prendere cura». Si dice che il tovagliolo di carta sul quale lei ha disegnato la sua curva e che ha mostrato al vicepresidente Dick Cheney sia allo Smithsonian. È vero? «Mi hanno chiesto di disegnare la mia curva su un tovagliolo proprio per commemorare quella cena con Cheney, e ora è allo Smithsonian, vicino alla valigetta di Milton Friedman».