2020-10-26
«Faremo presto i ristori». Ma per ora la sola certezza sono i mancati incassi
Ignoti il totale delle risorse (1,5-2 miliardi? Pochi) e i criteri per assegnare i risarcimenti.«Piccoli sacrifici», dice lui (ovviamente con il negozio degli altri): ma Giuseppe Conte finge di non capire che questo lockdown sotto falso nome, negato a parole proprio mentre viene deciso nei fatti, rischia di portare al fallimento o comunque alla chiusura centinaia di migliaia di imprese (incluse quelle che hanno speso per sanificare e attrezzarsi).Già prima degli ultimi provvedimenti, la stima di Confcommercio era terrificante: 270.000 imprese a rischio di chiudere i battenti entro fine anno, con una proiezione di 1 milione di posti di lavoro destinati a saltare. Ma l'avvocato di Volturara Appula pensa di cavarsela con un cerotto, cioè con il «ristoro» evocato ieri in conferenza. Si sa solo che il relativo decreto andrà in Gazzetta ufficiale domani, che a disporne il pagamento via bonifico sarà l'Agenzia delle entrate, ma non se ne conoscono né l'entità né la platea dei destinatari. Su tutto questo, il premier è rimasto nel vago: «Non mi piace fare promesse, piuttosto preferisco prendermi un impegno a nome di tutto il governo». Eppure, già a prima vista, ci sono due cose che non tornano. Primo: chi riceverà l'indennizzo? Il governo mica penserà di cavarsela con un mini sussidio elargito solo ai titolari delle attività che saranno totalmente o parzialmente chiuse (ristoranti, bar, piscine, palestre, cinema, teatri)? Soltanto chi vive su Marte non comprende che anche altre attività del settore privato sono a rischio. Chi entrerà in un negozio di abbigliamento se la città è ridotta a uno scenario spettrale? Che destino avranno tanti commercianti, tante partite Iva, tanti operatori del settore dei servizi teoricamente autorizzati a lavorare, ma in pratica costretti a fare i conti con una clientela la cui propensione al consumo è stata distrutta?Secondo punto da chiarire: quanti soldi mette sul tavolo Conte? Fino a ieri, le indiscrezioni parlavano di appena 1,5-2 miliardi (lo ripetiamo ancora: non essendo chiara la platea dei destinatari). Tanto per dare un'idea degli ordini di grandezza, la scorsa settimana, quando la Gran Bretagna ha deciso nuove restrizioni, Boris Johnson ha stanziato 13 miliardi di sterline (quasi 14 miliardi e 300 milioni di euro). Del resto, se stiamo in mano alla capacità di lettura e previsione di Roberto Gualtieri, c'è da tremare: a inizio pandemia, la sua prima stima sugli stanziamenti fu di appena 3 miliardi e mezzo, cifra che fu poi costretto a moltiplicare per trenta. Né rassicurano i precedenti: come si ricorderà, sul complesso dei 100 miliardi stanziati da marzo in poi, il governo ne assegnò solo 6 ai contributi a fondo perduto alle imprese, e con una formula cervellotica e al ribasso (appena il 20, o il 15 o il 10% della differenza tra i ricavi di aprile 2020 e quelli di aprile 2019). Roba da comprarci giusto le mascherine o il gel per sanificare. Mettiamoci nei panni di un commerciante che è stato chiuso a marzo, aprile, maggio (ricavi zero) e che poi, da giugno a ora, avrà incassato appena il 30-40% dell'anno prima, con ricavi perfino inferiori al livello dei costi fissi da sostenere. Qualcuno pensa che possa bastare una mancetta per restare aperto?Anche qui il confronto con Boris Johnson, sbeffeggiato da politici e media italiani, aiuta a capire. La scorsa primavera, alla decisione del primo lockdown, Londra ha riconosciuto ai lavoratori dipendenti l'80% dello stipendio (fino a 2.500 sterline, oltre 2.700 euro), e agli autonomi l'80% del fatturato dell'anno prima (sempre con il tetto delle 2.500 sterline mensili). La triste realtà italiana può essere riassunta in due battute finali. Gli autonomi italiani, agli occhi del governo, hanno forse la grave colpa di non votare Pd. Mentre la radicata mentalità anti impresa dei giallorossi li porta a non capire che le aziende non vogliono elemosine e mini sussidi: vorrebbero solo poter lavorare e camminare con le proprie gambe.
Foto Pluralia
La XVIII edizione del Forum Economico Eurasiatico di Verona si terrà il 30 e 31 ottobre 2025 al Çırağan Palace di Istanbul. Tema: «Nuova energia per nuove realtà economiche». Attesi relatori internazionali per rafforzare la cooperazione tra Europa ed Eurasia.
Il Forum Economico Eurasiatico di Verona si sposta quest’anno a Istanbul, dove il 30 e 31 ottobre 2025 si terrà la sua diciottesima edizione al Çırağan Palace. L’evento, promosso dall’Associazione Conoscere Eurasia in collaborazione con la Roscongress Foundation, avrà come tema Nuova energia per nuove realtà economiche e riunirà rappresentanti del mondo politico, economico e imprenditoriale da decine di Paesi.
Dopo quattordici edizioni a Verona e tre tappe internazionali — a Baku, Samarcanda e Ras al-Khaimah — il Forum prosegue il suo percorso itinerante, scegliendo la Turchia come nuova sede di confronto tra Europa e spazio eurasiatico. L’obiettivo è favorire il dialogo e le opportunità di business in un contesto geopolitico sempre più complesso, rafforzando la cooperazione tra Occidente e Grande Eurasia.
Tra le novità di questa edizione, un’area collettiva dedicata alle imprese, pensata come piattaforma di incontro tra aziende italiane, turche e russe. Lo spazio offrirà l’occasione di presentare progetti, valorizzare il made in Italy, il made in Turkey e il made in Russia, e creare nuove partnership strategiche.
La Turchia, ponte tra Est e Ovest
Con un PIL di circa 1.320 miliardi di dollari nel 2024 e una crescita stimata al +3,1% nel 2025, la Turchia è oggi la 17ª economia mondiale e membro del G20 e dell’OCSE. Il Paese ha acquisito un ruolo crescente nella sicurezza e nell’economia globale, anche grazie alla sua industria della difesa e alla posizione strategica nel Mar Nero.
I rapporti con l’Italia restano solidi: nel 2024 l’interscambio commerciale tra i due Paesi ha toccato 29,7 miliardi di euro, con un saldo positivo per l’Italia di oltre 5,5 miliardi. L’Italia è il quarto mercato di destinazione per l’export turco e il decimo mercato di sbocco per quello italiano, con oltre 430 imprese italiane già attive in Turchia.
Nove sessioni per raccontare la nuova economia globale
Il programma del Forum si aprirà con una sessione dedicata al ruolo della Turchia nell’economia mondiale e proseguirà con nove panel tematici: energia e sostenibilità, cambiamento globale, rilancio del manifatturiero, trasporti e logistica, turismo, finanza e innovazione digitale, produzione alimentare e crescita sostenibile.
I lavori si svolgeranno in italiano, inglese, russo e turco, con partecipazione gratuita previa registrazione su forumverona.com, dove sarà disponibile anche la diretta streaming. Il percorso di avvicinamento all’evento sarà raccontato dal magazine Pluralia.
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Matteo Del Fante, ad di Poste Italiane (Ansa)
«Non esiste al mondo un prodotto così diffuso e delle dimensioni del risparmio postale», ha dichiarato Matteo Del Fante, amministratore delegato di Poste Italiane, a margine dell’evento «Risparmio Postale: da 150 anni la forza che fa crescere l’Italia», a cui ha presenziato anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Come l’ha definito il Presidente della Repubblica, si tratta di un risparmio circolare: sono 27 milioni i risparmiatori postali», ha spiegato ai giornalisti Dario Scannapieco, amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti.