L’imprenditore Federico Bianchi di Castelbianco denunciò una presunta violazione del segreto d’ufficio. Ma i dati sui pagamenti sospetti erano presi dai registri delle Camere di commercio.
L’imprenditore Federico Bianchi di Castelbianco denunciò una presunta violazione del segreto d’ufficio. Ma i dati sui pagamenti sospetti erano presi dai registri delle Camere di commercio.All'interno un secondo video.Federico Bianchi di Castelbianco, l’imprenditore accusato dalla Procura di Roma di aver pagato tangenti per 3 milioni di euro all’ex capo dipartimento del ministero dell’Istruzione Giovanna Boda, ha cercato di fermare l’inchiesta giornalistica della Verità sulla vicenda con un esposto per violazione del segreto d’ufficio. La mossa di Castelbianco emerge dagli atti depositati al termine dell’inchiesta. Questi i fatti: il 21 giugno 2021, la Verità pubblica in esclusiva una ricostruzione degli sviluppi dell’indagine sulle presunte tangenti al ministero dell’Istruzione. In particolare, avevamo ricostruito, utilizzando i dati della Camera di commercio, una parte dei pagamenti arrivati alle società riconducibili a Castelbianco tramite alcuni istituti scolastici, citando gli esempi più importanti. Ad esempio, quelli all’Istituto di ortofonologia, fondato da Castelbianco, che nella nota integrativa al bilancio 2019 elencava, come previsto dalla legge, i 54 affidamenti ottenuti da singoli istituti scolastici, che avevano permesso incassi per 6,2 milioni di euro, su un fatturato complessivo di 9 milioni. Avevamo anche svelato come fino a quattro anni fa la parte più consistente del fatturato non provenisse dalle convenzioni con il Miur, bensì da quelle con le Asl. Poi il trend era cambiato, garantendo contratti ben più sostanziosi dei due citati nel decreto di perquisizione dell’aprile 2021, che parlava di due affidamenti sotto soglia da 40.000 euro l’uno. Castelbianco, però, ad aprile, anziché rispondere alle nostre domande, preferì rilasciare comunicati senza contraddittorio attraverso la sua agenzia di stampa Dire, mentre il 23 giugno pubblicò un video nel quale, dopo aver magnificato le sue attività per la scuola, annunciò: «Ho dato incarico allo studio legale che mi rappresenta di tutelarmi e difendermi». Poi spiegò di aver «fatto questo excursus perché stanno attaccando le scuole con le quali io lavoro, ho lavorato o i dirigenti». Mentre Castelbianco preparava il suo sfogo, la guardia di finanza si recava nelle scuole che avevano affidato progetti alle sue società ad acquisire documentazione. Magari anche per questo l’imprenditore il 25 giugno rincarò la dose con un secondo video, nel quale attaccava frontalmente questo giornale: «[…] Io dove va la guardia di finanza l’ho letto il 21 giugno sulla Verità, che sarebbe andata nelle scuole a cercare i bandi che io con le mie aziende avevo vinto e specificando che andava a cercare i bandi legati a Federico Bianchi di Castelbianco». In realtà non avevamo preannunciato nessuna visita, ma Castelbianco presenta comunque una denuncia che la pm Claudia Terracina sintetizza così in una missiva inviata il 9 luglio 2021 al collega Carlo Villani: «Questo ufficio procede in relazione ai fatti di rivelazione di segreto di ufficio denunciati da Bianchi di Castelvetere (in realtà Castelbianco, ndr) Federico, dopo aver appreso alcune notizie relative al procedimento che lo vede indagato in veste di corruttore (…) leggendo un articolo del 21 giugno 2021 sul quotidiano La Verità, che si allega in copia». La Terracina chiede informazioni «al fine di comprendere se le notizie pubblicate fossero coperte da segreto al momento della pubblicazione». Ma alle domande, in realtà, Villani aveva già risposto il 24 giugno, con una nota inviata all’aggiunto Paolo Ielo: «Come rappresentato dalla guardia di finanza (in una relazione di servizio, ndr), nel corpo dell’articolo sono riportate informazioni relative alle erogazioni ricevute dall’Istituto di ortofonologia srl di cui è legale rappresentante il principale indagato Bianchi di Castelbianco, da parte di pubbliche amministrazioni che si trovano in banche dati pubbliche quali il registro delle imprese nonché in fonti aperte quali il sito istituzionale del ministero dell’Istruzione». Per quanto riguarda «gli istituti scolastici citati nell’articolo», Villani spiega che «sono tutti quelli presenti nei bilanci della società e coincidono soltanto in parte con gli istituti che sono stati destinatari dell’ordine di esibizione documenti (…) eseguito dalla Pg nella giornata di ieri, 23 giugno 2021». A Castelbianco e ai suoi giornalisti sarebbe bastato studiare un po’ per evitare di lanciare accuse calunniose.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (Ansa)
Un tempo la sinistra invocava le dimissioni (Leone) e l’impeachment (Cossiga) dei presidenti. Poi, volendo blindarsi nel «deep State», ne ha fatto dei numi tutelari. La verità è che anche loro agiscono da politici.
Ci voleva La Verità per ricordare che nessun potere è asettico. Nemmeno quello del Quirinale, che, da quando è espressione dell’area politico-culturale della sinistra, pare trasfigurato in vesti candide sul Tabor. Il caso Garofani segnala che un’autorità, compresa quella che si presenta sotto l’aura della sterilità, è invece sempre manifestazione di una volontà, di un interesse, di un’idea. Dietro l’arbitro, c’è l’arbitrio. In certi casi, lo si può e lo si deve esercitare con spirito equanime.
Elly Schlein (Ansa)
Critiche all’incauto boiardo. Eppure, per «Domani» e i deputati, la vittima è Schlein.
Negli ultimi giorni abbiamo interpellato telefonicamente numerosi esponenti del centrosinistra nazionale per sondare quali fossero gli umori veri, al di là delle dichiarazioni di facciata, rispetto alle dichiarazioni pronunciate da Francesco Saverio Garofani, consigliere del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, riportate dalla Verità e alla base della nuova serie di Romanzo Quirinale. Non c’è uno solo dei protagonisti del centrosinistra che non abbia sottolineato come quelle frasi, sintetizzando, «se le poteva risparmiare», con variazioni sul tema del tipo: «Ma dico io, questi ragionamenti falli a casa tua». Non manca chi, sempre a sinistra, ammette che il caso Garofani indebolirà il Quirinale.
Vincenzo Spadafora ed Ernesto Maria Ruffini (Imagoeconomica)
L’operazione Ruffini, che Garofani sogna e forse non dispiace a Mattarella, erediterebbe il simbolo di Tabacci e incasserebbe l’adesione di Spadafora, già contiano e poi transfuga con Di Maio. Che per ora ha un’europoltrona. Però cerca un futuro politico.
Ma davvero Garofani ha parlato solo una volta? No. Francesco Saverio Garofani, il consigliere per la Difesa del presidente Mattarella, non ha parlato di politica solo una volta. Possiamo dire che solo una volta le sue parole sono uscite. Così, la sua incontenibile fede giallorossa si è avvitata all’altra grande passione, la politica, provocando il cortocircuito.
Roberta Pinotti, ministro della Difesa durante il governo Renzi (Ansa)
Per 20 anni ha avuto ruoli cruciali nello sviluppo del sistema di sicurezza spaziale. Con le imprese francesi protagoniste.
Anziché avventurarsi nello spazio alla ricerca delle competenze in tema di Difesa e sicurezza del consigliere del Colle, Francesco Saverio Garofani, viene molto più semplice restare con i piedi per terra, tornare indietro di quasi 20 anni, e spulciare quello che l’allora rappresentante dell’Ulivo diceva in commissione.Era il 21 giugno 2007 e la commissione presieduta dal poi ministro Roberta Pinotti, era neanche a dirlo la commissione Difesa. Si discuteva del programma annuale relativo al lancio di un satellite militare denominato SICRAL-1B e Garofani da bravo relatore del programma ritenne opportuno dare qualche specifica.







