2022-05-13
Fallito il blitz dem per proteggere l’aborto
Il senatore Joe Manchin il giorno del voto (Getty Images)
I repubblicani hanno bloccato al Senato un disegno di legge che avrebbe tutelato, a livello federale, l’interruzione di gravidanza. La Conferenza episcopale Usa si è detta «sollevata» dall’esito del voto. E pure tra i democratici aumentano i malumori.È fallito il blitz dei democratici sull’aborto negli Stati Uniti. Mercoledì, i repubblicani sono, infatti, riusciti a bloccare al Senato un disegno di legge che, proposto dall’asinello, avrebbe protetto l’interruzione di gravidanza a livello federale. La misura è stata affossata con 51 voti contro e 49 a favore: da rilevare, in particolare, una defezione tra i dem, con il senatore centrista Joe Manchin che ha votato insieme ai colleghi repubblicani, schieratisi compattamente contro il provvedimento. Non è la prima volta che i senatori dem cercano di approvare questo disegno di legge. Tuttavia il nuovo tentativo è stato condotto, dopo che Politico ha recentemente pubblicato una bozza di verdetto, secondo cui la Corte suprema si starebbe accingendo ad annullare Roe vs Wade: la sentenza del 1973, che ha reso l’interruzione di gravidanza protetta dalla Costituzione. Come riferito dal sito del Congresso, questo disegno di legge, chiamato Women's health protection act (Whpa), proibirebbe alle autorità governative di introdurre restrizioni per i servizi legati all’aborto. Inoltre «il dipartimento di Giustizia, singoli individui o fornitori [potrebbero] intentare una causa per far rispettare questo disegno di legge e gli Stati non [sarebbero] immuni da cause per violazioni». «Siamo sollevati dal fatto che il voto del Senato per approvare questo disegno di legge sia fallito per la seconda volta in meno di tre mesi», ha commentato la Conferenza episcopale statunitense. Le titubanze sul contenuto di questo provvedimento risultano significative: il think tank conservatore Heritage foundaton ha delineato almeno tre problemi. Il primo risiede nel fatto che, approvando un tale disegno di legge, il Congresso finirebbe col ledere l’autonomia dei singoli Stati. In secondo luogo, si scorge un ulteriore nodo: il disegno di legge dem parla di un «diritto costituzionale a interrompere una gravidanza». Tuttavia Roe riconosce tale diritto sulla base del Quattordicesimo emendamento: una linea interpretativa, questa, che è stata respinta nella bozza recentemente divulgata dalla Corte suprema. Se quindi il contenuto di quella bozza dovesse tramutarsi a giugno in sentenza vera e propria, l’impianto del Whpa andrebbe incontro a pesanti dubbi di natura costituzionale. Un terzo problema riguarda le obiezioni di coscienza e la libertà religiosa. «Il Whpa afferma che un operatore sanitario ha il diritto legale, ai sensi della presente legge, di fornire servizi di aborto [...] e il paziente di quel fornitore ha un diritto corrispondente a ricevere tali servizi. Questo è direttamente in conflitto con la possibilità di un ospedale religioso di avere una politica volta a non consentire aborti tardivi volontari da praticare nei suoi locali», ha sottolineato Melanie Israel, analista di politica religiosa presso la Heritage foundation. C’è poi il lato prettamente politico della faccenda. Come testimoniato dal voto dissenziente di Manchin, i dem sono tutt’altro che compatti sulla questione. Non solo. I mal di pancia interni aumentano se si guarda al nodo del «filibuster»: uno strumento procedurale che, al Senato, consente all’opposizione la possibilità di far approvare un disegno di legge con un quorum di 60 voti, anziché a maggioranza semplice. Va da sé che, essendo attualmente spaccata, la camera alta, a metà, con 50 seggi ai dem e 50 ai repubblicani, l’elefantino sta usando questo espediente per bloccare l’agenda politica dei suoi rivali, a partire proprio dall’aborto. È per tale ragione che la leadership dell’asinello vorrebbe abrogare la procedura: una linea, questa, che non trova, però, soltanto l’opposizione di Manchin, ma anche quella della senatrice democratica Kyrsten Sinema. Sia chiaro: le alte sfere dem sono perfettamente a conoscenza di queste fratture interne. Sperano, tuttavia, di usare l’aborto come tema da cavalcare in vista delle elezioni di metà mandato del prossimo novembre. Proseguono, intanto, le discutibili pressioni della sinistra americana. Il gruppo, pro-choice, Ruth sent us sta, per esempio, continuando a organizzare manifestazioni davanti alle abitazioni private dei sei giudici supremi di nomina repubblicana. Secondo Fox News, questa organizzazione ha, inoltre, preso di mira alcune chiese cattoliche negli scorsi giorni, arrivando a minacciare di «bruciare l’eucarestia». In questo caos, soltanto l’altro ieri il dipartimento di Giustizia sembra essersi finalmente accorto della gravità della situazione, incaricando quindi gli Us marshal della sicurezza dei togati: nel mentre le condanne da parte del mondo dem oscillano tra il timido e l’inesistente. A tutto questo si è accompagnato un atteggiamento ben poco istituzionale tra le alte sfere della Casa Bianca e del Congresso. Joe Biden e la speaker della Camera, Nancy Pelosi, hanno infatti duramente criticato il contenuto della bozza di sentenza nei giorni scorsi, entrando così a gamba tesa nel processo decisionale di una questione che attiene esclusivamente alla Corte suprema: una grave violazione del principio di separazione dei poteri.