2023-01-21
Tre nuove sberle all’ideologia dell’auto elettrica
In Inghilterra, fallisce il colosso delle batterie. Tesla ammette gli spot ingannevoli. E a Davos si boccia la transizione lampo.Non passa settimana ormai senza che per il settore dell’auto elettrica arrivino nuove mazzate. In quella che si sta chiudendo, la terza dell’anno, di tutte le notizie apparse, tre sono dei veri schiaffi alla politica eco-talebana di questa Commissione europea. Teniamo duro ancora per un po’, il 2024 e le elezioni non sono ancora a portata di voto, ma la buona notizia è che abbiamo il tempo per proporre nomi che conoscano almeno le basi della fisica elementare. Perché guardando bene a quanto accade, il problema di fondo non è una transizione tecnologica verso l’elettrificazione del settore automobilistico - iniziata a ritmi «naturali» con le ibride ben prima dell’attuale mandato alla squadra di Ursula von Der Leyen -ma l’imposizione di tempi impraticabili per il corretto sviluppo delle componenti e per dare il tempo al mercato di premiare i prodotti migliori.Tornando agli schiaffi della settimana, il più doloroso è senza dubbio il fallimento di Britishvolt, grande fabbrica di batterie per l’industria inglese, un progetto da quasi quattro miliardi di sterline per creare il più grande produttore d’Europa (sulla carta capace di produrre lo 0,7% del mercato mondiale) che naufraga lasciando a casa 200 delle 232 persone che ci lavoravano (3.000 quelle previste a regime), e gettando nella crisi Blyth, cittadina di 37.000 abitanti a poche miglia da Newcastle, nel Nord dell’Inghilterra. Come sempre più spesso avviene, tante promesse, disegni accattivanti fatti al computer e piani d’investimento su fogli elettronici, ma nessuno stabilimento sui 93 ettari (!) di superficie da edificare. Altro che Tesla inglese, in meno di quattro anni l’azienda aveva accumulato promesse di finanziamento e accordi mai realizzati con case automobilistiche inglesi spinte alla corsa all’elettrico ad essere assetate di chilowatt, come Lotus e Aston Martin. Britishvolt era stata inaugurata nell’agosto scorso dai suoi fondatori, gli svedesi Orral Nadjari e Lars Carlstrom, che senza esperienza nel settore automotive ed elettrico, ma amanti degli spostamenti in jet privato pagato dall’azienda, l’avevano concepita come una startup sulla quale scommettere, salvo dimettersi alla fine dello stesso mese dopo che era balzato alle cronache il fatto che sul primo pendeva una condanna per frode fiscale in Svezia. Al suo posto era arrivato l’ex dirigente di Ford, Graham Hoare, ma la nuova compagine ma è mai riuscita a rendersi completamente credibile nonostante i venti spingessero verso la loro direzione. E non si può neppure imputare il fallimento alla Brexit, stante che l’industria automobilistica è una delle più globalizzate che esistano. Il governo inglese intanto ci ha rimesso cento milioni di sterline per non mettercene altri trenta, richiesti per aiutare il salvataggio.La seconda sberla settimanale arriva dagli Usa, dove Tesla ammette che il video della Model X che guidava da sola, apparso nel 2016 e divenuto virale oltre che immenso spot pubblicitario per la casa, era un falso. La dichiarazione è uscita in tribunale a un ingegnere interrogato come testimone nella vicenda di un incidente mortale accaduto al guidatore di un esemplare nel 2018, costato la vita al dipendente di Apple Walter Huang. Il direttore del programma Autopilota di Tesla, Ashok Elluswamy, ha quindi ammesso che nel video in questione si mostrava l’auto che si fermava da sola innanzi a un semaforo rosso. Ma era falso, e l’ingegnere ha anche dichiarato che il video era stato chiesto direttamente da Elon Musk per dimostrare le capacità del sistema, cercando poi di spiegare che si trattava di una funzione non ancora disponibile ma in via di sperimentazione per l’applicazione futura. Alla faccia della comunicazione ingannevole, a cominciare dal battezzare un semplice sistema di assistenza alle guida che tiene diritta la macchina con la parola Autopilota. La sentenza contro Tesla rischia ovviamente di essere una batosta simile a quella che Volkswagen ricevette per il dieselgate, che però Angela Merkel fu abilissima a far pagare anche a noi. Intanto però in borsa i titoli Tesla sono passati dai 380 dollari dell’estate 2022 a 119 dollari di oggi, eppure nessun giornale mainstream ha dato rilevanza come quando accadde il contrario.Il terzo malrovescio settimanale arriva da Gill Pratt, capo della ricerca di Toyota ed ex ricercatore del Mit di Boston, che nel suo intervento al World Economic Forum di Davos, in un incontro intitolato «Reinventare la ruota», ha detto: «Soltanto con le auto elettriche non si andrà da nessuna parte nei prossimi anni, occorre raggiungere emissioni zero progressivamente e minimizzando l’accumulo di carbonio». Ricordando anche che le auto a batteria non saranno sufficienti nel breve come nel medio periodo. Infine, che la via è quella di diffondere l’ibrido in attesa di tecnologie meno dipendenti dal litio. Guarda caso, ciò che stava accadendo prima che iniziasse questa folle corsa europea. Non si vuole essere contro l’elettrico, ma occorre lottare perché non sia un’imposizione frettolosa dal costo insostenibile. Del resto, un vecchio detto in uso nelle facoltà di ingegneria recita: la sicurezza arriva dall’affidabilità, e questa dal tempo.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.
Antonella Bundu (Imagoeconomica)