2024-10-09
Che faccia di bronzo la sinistra sulla consulta
Francesco Saverio Marini (Imagoeconomica)
Quando era al Quirinale Ciampi nominò Flick, ex ministro dell’esecutivo Prodi. E Giuliano Amato ne è stato perfino il presidente. Allora però la sinistra non gridò allo scandalo. La colpa di Marini? Non essere dei loro.Palmiro Togliatti diffidava della Consulta. L’idea che alcuni professori non eletti dal popolo potessero giudicare il lavoro del Parlamento e bocciarne le leggi gli sembrava pericolosa. Di certo una contraddizione rispetto a quanto stabilito dall’articolo uno della nostra Costituzione, che assegna la sovranità agli italiani e non a una ristretta cerchia di presunti esperti. Con il senno di poi, le preoccupazioni dell’allora segretario del Pci erano però mal indirizzate, perché da istituzione tecnica - cosa temuta da Togliatti - la Consulta con il tempo si è trasformata a tutti gli effetti in un organismo politico, in un’appendice della stessa sinistra, che a volte sembra sostituirsi alle Camere e, dunque, agli stessi rappresentanti di quel popolo a cui, secondo la Carta, dovrebbe appartenere la nostra Repubblica. Sulle pagine del nostro giornale abbiamo documentato spesso le invasioni di campo dei giudici della legge, i quali invece di rispettare la Costituzione la interpretano a modo loro, cioè in base alla propria sensibilità politica, essendo essi stessi, a volte, attori politici. Ne abbiamo avuto esempio in particolare quando la Consulta si è espressa sulle limitazioni delle libertà adottate durante il periodo Covid. Nonostante fosse palese che in una Repubblica fondata sul lavoro non si potesse togliere il lavoro a chi ce l’aveva, giustificando l’abuso con la mancata vaccinazione, i giudici della Corte hanno chiuso gli occhi. Però, nonostante sia documentata la deriva a sinistra della Consulta, le opposizioni denunciano l’occupazione della destra. Ribaltando ruoli e responsabilità, Pd e 5 Stelle accusano la maggioranza di voler inserire un uomo di parte all’interno dell’istituzione suprema che vigila sulla Costituzione. Con incredibile faccia di bronzo, i compagni attaccano infatti Giorgia Meloni perché ha candidato il consigliere giuridico di Palazzo Chigi, Francesco Saverio Marini, al posto di Silvana Sciarra (giudice andato in pensione per sopraggiunti limiti di mandato), sostenendo che un collaboratore del premier sia in conflitto d’interessi con l’incarico super partes. Peccato che alla Consulta ci sia una lunga tradizione di uomini per tutte le stagioni, o meglio per tutti gli incarichi, prima politici e poi giuridici. La serie ha inizio con Giovanni Maria Flick, magistrato e avvocato che Romano Prodi volle accanto a sé come ministro della Giustizia nel suo primo governo. Di lui è noto l’intervento per evitare che uno degli autori della strage delle Fosse Ardeatine, Erich Priebke, fosse scarcerato dopo la sentenza che lo aveva assolto. Nonostante i molti incarichi politici ne sconsigliassero la nomina, a febbraio del 2000 Carlo Azeglio Ciampi lo designò alla Consulta, di cui poi è stato vicepresidente e presidente. Stessa cosa con l’attuale capo dello Stato, che oltre alla lunga militanza nella Dc, al momento di vestire la toga come giudice costituzionale aveva già ricoperto l’incarico di ministro della Difesa e vicepremier nel governo D’Alema. Per non parlare poi di Giuliano Amato, a lungo vicesegretario del Psi, poi più volte ministro e addirittura due volte presidente del Consiglio in quota socialista prima e dell’Ulivo all’inizio degli anni Duemila. Altro caso clamoroso è quello dell’attuale presidente della Corte, colui che dall’alto del suo scranno impartisce lezioni sul ruolo indipendente dell’istituzione che presiede. Augusto Barbera, prima di essere nominato giudice costituzionale, è stato per quasi vent’anni in Parlamento, deputato eletto nelle liste del Pci e del Pds ed è stato eletto alla Consulta da una maggioranza composta da Pd e 5 stelle, al 32esimo scrutinio.Insomma, da Flick a Mattarella, da Amato a Barbera, di giuristi provenienti da una militanza precisa se ne sono avuti molti e certamente con un curriculum assai più politicamente marcato di quello di Francesco Saverio Marini, che pur essendo consigliere di Giorgia Meloni non ha avuto alcun incarico di partito. Perché dunque nel caso dei signori di cui sopra nessuno ha gridato allo scandalo mentre ora la sinistra denuncia l’occupazione della Corte costituzionale? La ragione è una sola: Marini non è di sinistra e questo giustifica ogni contestazione. Detto ciò, Togliatti non ha motivo di rigirarsi nella tomba. I giudici della legge non sono 15 sconosciuti che si sostituiscono al volere del popolo, ma una parte di loro è ben conosciuta. Dal popolo, che quando li conosce li evita.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)