
Ai ragazzi bisogna insegnare la verità: che dentro ognuno di noi c'è un lato oscuro. Lo si controlla applicando a sé stessi regole rigide. La causa dell'aggressione gratuita non è la vigliaccheria. Ma il Male, che esiste. Le norme ci sono state date per arginarlo.di innocenti a scopo di provare piacere. Si tratterebbe quindi, ovviamente, di un provare piacere davanti al dolore altrui gratuito, oppure di infischiarsene del dolore altrui se da quel dolore si ricava un guadagno. Esempio nel primo caso due ragazzini che picchiano un compagno. Esempio del secondo caso due ragazzini che rubano denaro a un compagno. Nel secondo caso c'è utilitarismo, c'è un utile, ma non c'è mai un utilitarismo puro, c'è anche un po' di piacere a umiliare l'altro infliggendogli un furto, ma il fatto che qui ci sia uno scopo, e non sia il dolore dell'altro il primo motivo, lo rende oggettivamente meno grave. Nelle varie lezioni sull'aggressione gratuita, sempre definita con il cacofonico termine bullismo, si ripetono sempre le stesse cose: chi fa qualcosa di questo genere è un vigliacco. L'affermazione è completamente falsa, però suona bene, ho il sospetto che venga ripetuta nella vaga speranza che colui che ha l'impulso di aggredire, nel timore di sentirsi dare vigliacco, si fermi. Non funziona. Tanto più quattrini pubblici sono sperperati a pagare corsi sull'aggressione gratuita, tanto più l'aggressione aumenta. Queste cose non funzionano. Non funzionano perché dicono il falso. Torniamo alla parola vigliacco. La parola vigliacco ha un significato solo: avere a cuore la propria sopravvivenza e la propria incolumità più di qualsiasi altra cosa, quindi non si rischiano mai. Questa definizione è praticamente scomparsa o è quantomeno diventata minoritaria. La vigliaccheria non è più descritta come la mancanza di coraggio, anche perché la nostra epoca è un'epoca che non ama il coraggio: spesso è definito come sindrome dell'eroe. La prima definizione di vigliacco che trovate sui vocabolari riguarda un forte che aggredisce un debole. Questa è una concezione assolutamente arbitraria. Un forte che aggredisce un debole e che trova piacere nel suo dolore, rientra nella definizione di sadico, non vigliacco. Il fatto che un forte che aggredisce un debole sia un vigliacco è un'invenzione recente, un appiccicare a una parola un significato che questa parola non ha mai avuto, significato enfatizzato in miriadi di inutili se non controproducenti lezioni sul bullismo. Come spiega George Orwell le parole hanno importanza enorme.Il vigliacco è colui che scappa davanti un pericolo perché ritiene la sua incolumità e la sua sopravvivenza valori fondamentali non sacrificabili a nulla. Il coraggioso è colui che può anteporre altri valori, per esempio la guerra da vincere, il bambino da salvare, la ragazza da impressionare facendo il doppio salto carpiato, alla sua sopravvivenza e la sua incolumità. Non si può essere insieme coraggiosi e vigliacchi. La persona che fa del male a un innocente più debole non è necessariamente un vigliacco. Né Achille, né Agamennone sono vigliacchi, eppure nessuno dei due mette in dubbio il proprio diritto a mettere le mani su una schiava troiana che ne avrebbe fatto molto volentieri a meno. Nessuno della loro epoca - e in effetti anche delle epoche successive - avrebbe dato loro del vigliacco, come nessuno lo avrebbe dato ai romani che schiavizzavano gli sconfitti. Che il forte schiacci il debole è una legge di natura, è un istinto primordiale: questo deve essere detto, perché questo è il punto.La realtà e che l'essere umano è normalmente aggressivo. Il piacere davanti al dolore altrui è ancestrale e fa parte del nostro lato oscuro. Sono nata a Santa Maria Capua Vetere e noi abbiamo il secondo anfiteatro al mondo, secondo solo al Colosseo. Si tratta di luoghi magnifici da un punto di vista architettonico nei quali si poteva sollazzarsi avviando persone che venivano assassinate con sistemi vari e creativi. Le persone che sedevano sugli spalti ad applaudire morte per fuoco, o per sbranamento, o per innumerevoli altri sistemi, non facevano di professione il boia: facevano il fornaio, il fabbro, la casalinga, erano padri, madri, nonni, persone comuni. La ferocia è normalmente all'interno dell'essere umano. Se volete una prova a questa affermazione aprite a caso un libro di storia oppure guardate gli anfiteatri romani. In cosa consiste il piacere davanti al dolore altrui? Consiste nella risoluzione di un nostro dolore cronico: la mancanza di fede in noi stessi. La mancanza di fede noi in stessi appartiene a ogni creatura umana. Fa parte del pacchetto base. È grazie a questa mancanza di fede in noi stessi che siamo spinti a fare qualcosa per risolverla: studiare, inventare la ruota, imparare un'arte, cercare di diventare ogni giorno più forti e più bravi qualche cosa. Sono tutti sistemi che autenticamente funzionano, esattamente come autenticamente funziona per dare fiducia a sé stessi amare ed essere amati, fondere la propria carne con quella di un'altra creatura umana, mettere al mondo dei bambini, vivere la vita volendole bene. Ci sono due scorciatoie quando noi ci sentiamo deboli per sentirsi forti. La prima è aiutare un altro: ci sentiamo immediatamente fortissimi, ci sentiamo immediatamente bene, soprattutto di aiutare una persona talmente generosa da esprimere gratitudine. La seconda scorciatoia è assistere all'impotenza dolosa di un altro. Funziona il confronto: lui in mezzo all'arena sbranato dei cani (i leoni ce li avevano solo al Colosseo, dalle altre parti bisognava accontentarsi), io sono qui seduto sugli spalti che mangio serenamente, quindi lui è debole e io sono forte, lui è molto debole e quindi io, per contrasto, mi sento molto forte. Ci sono spettacoli televisivi dove si ride di gente che cade. È lo stesso concetto. Noi abbiamo un lato oscuro. L'aggressività fa parte di questo lato oscuro. Il godere del dolore altrui fa parte di questo lato oscuro. Se un uomo mi aggredisce e riesco a dargli un pugno, sarò molto contenta di vedere sangue che gli esce dal naso. Se sono sulla spiaggia affamata sarò molto contenta di riuscire a catturare un polpo infliggendogli la morte. La sopravvivenza fisica non è possibile senza combattere nemici e uccidere prede. Questo concetto era molto chiaro in era preistorica, adesso in epoca di supermercati e guardie giurate è più difficile che ci si difenda da soli dalla fame o dal nemico, ma se vi mettete nell'ottica di qualcuno che debba procurarsi il cibo, proteine incluse, e difenderlo da vicini poco simpatici, comprenderete che il provare piacere davanti alla sconfitta altrui fa parte della caccia e della difesa. Quindi, attenzione!, noi abbiamo un lato oscuro, noi abbiamo dentro di noi l'aggressività, e quindi la potenzialità dell'aggressività maligna: il dolore inflitto agli innocenti senza guadagnarci nulla. Il dolore degli altri ci può dare piacere. In ognuno di noi ci sono quindi semi del sadismo, un sadismo basato su una precisa situazione biochimica: la scarica di dopamina. Quindi, cosa bisogna insegnare ai ragazzi delle scuole? Bisogna insegnare la verità. Bisogna insegnare che dentro ognuno di noi c'è un lato oscuro e che senza questo lato oscuro non saremo perfetti, completi. Bisogna riconoscere il lato oscuro, bisogna accettarlo, bisogna sapere che può esserci utile il giorno in cui occorrerà combattere per la giustizia, ma che deve essere sempre sotto controllo. Come si fa a controllarlo? Con la legge. Non uccidere, non rubare, non dire falsa testimonianza. Non rubare vuol dire anche non rubare la dignità, non rubare la gioia di vivere umiliando gratuitamente. Non dire falsa testimonianza vuol dire non calunniare. Non mandiamo più cosiddetti esperti a spese dei contribuenti a parlare di bullismo nelle scuole. Ricominciamo a insegnare la legge. Se anche non siete credenti, insegnate lo stesso queste cose, ricordando che le regole etiche devono essere rigide. Le regole di sicurezza di una centrale nucleare devono essere rigide. Le regole antincendio di una discoteca devono essere rigide. Le regole antisismiche di una scuola devono essere rigide. Rigido non è una parolaccia. Soltanto regole rigide impediscono che i semi del male germoglino innaffiati dalla dopamina. La causa del bullismo non è la vigliaccheria, e nemmeno i traumi subiti dal bullo. La causa è il Male, che esiste, e la Legge ci è stata data per arginarlo.
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Oggi, a partire dalle 10.30, l’hotel Gallia di Milano ospiterà l’evento organizzato da La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Una giornata di confronto che si potrà seguire anche in diretta streaming sul sito e sui canali social del giornale.
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Evento La Verità Lunedì 15 settembre 2025.pdf
Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Il conservatore americano era aperto al dialogo con i progressisti, anche se sapeva che «per quelli come noi non ci sono spazi sicuri». La sua condanna a morte: si batteva contro ideologia woke, politicamente corretto, aborto e follie del gender.