2023-08-04
«Esistono soltanto uomo e donna». Il guru ateo fa scandalo (con l’ovvio)
Richard Dawkins (Getty Images)
Il razionalista Richard Dawkins demolisce il gender: «La biologia non si cambia giocando con le parole Il movimento Lgbt non ha il diritto di minacciare quanti non si piegano a utilizzare il suo lessico irreale».«Il sesso è chiaramente binario, dichiarare qualcosa di diverso è una distorsione della realtà». Discorso chiuso, almeno secondo Richard Dawkins, biologo, razionalista di granito e autore di bestseller quali Il gene egoista e L’illusione di Dio. Stiamo parlando di un uomo al cui cospetto i feticisti della scienza e i progressisti più illuminati si sono genuflessi per anni. Uno studioso che non è mai stato tenero, per usare un eufemismo, con cristiani e fedeli in generale, tradizionalisti e conservatori. Eppure, di questi tempi, si fa presto a passare da «venerato maestro» a «solito stronzo». E infatti, nel 2021, Dawkins è finito sul patibolo proprio per via delle sue dichiarazioni in materia di gender e transessualità. Dichiarato d’ufficio transfobico, accusato di avere «umiliato gruppi emarginati» con la scusa di fare «discorsi scientifici», gli è stato persino ritirato il prestigioso premio di Umanista dell’anno, conferitogli venticinque anni prima dalla American Humanist Association.Tuttavia Dawkins, ammirevolmente, non si è tirato indietro, e in questi giorni ha deciso di tornare sull’argomento. Lo ha fatto sulle pagine di The New Statesman, storica rivista progressista britannica. Il giornale, una delle roccaforti del laicismo, ha chiesto allo scienziato di rispondere a quella che ha definito «una delle domande più controverse del nostro tempo: “Che cos’è una donna?”». La domanda, ovviamente, è quella che dà il titolo a uno dei documentari più esplosivi e di successo degli ultimi anni, realizzato da Matt Walsh per il network conservatore Daily Wire. Walsh, come noto, se n’è andato in giro a chiedere a professori, attivisti e politici che cosa sia una donna, e i più - onde non risultare politicamente scorretti - non hanno saputo o voluto rispondere. Nel Regno Unito il tema è divenuto prepotentemente politico dopo che la Scozia ha dato il via libera alla autodefinizione di genere (il cosiddetto self id) tramite una norma successivamente bloccata dal governo britannico. Lo scontro sul gender ha prodotto un surreale dibattito in Parlamento, in cui i vari schieramenti si sono appunto scornati sulla definizione di donna. È finita che - per non perdere la faccia e i voti -persino il leader dei laburisti ha dovuto ammettere che una donna è «una femmina adulta».Gli attivisti Lgbt e larga parte del mondo intellettuale, tuttavia, non l’hanno presa bene. L’ideologia trans ormai ha fatto presa in profondità, e violarne i comandamenti non è cosa facile. Infatti il New Statesman ha dovuto entrare nella discussione con enormi cautele: all’articolo di Dawkins - che comunque ha suscitato le immancabili polemiche - ha dovuto affiancare un altro pezzo più aderente al canone fluido firmato da Jacqueline Rose, secondo cui il binarismo sessuale deve invece essere «sfidato». Dawkins, però, ha tenuto il punto, emendando la sua celebre teoria sulla «tirannia della mente discontinua» (si tratta, in soldoni, di una dura critica del binarismo che abbraccia vari ambiti. Dawkins se la prende con le «menti discontinue» che si limitano a dividere in bianco e nero, perdendosi le sfumature e entrando in conflitto). «Come biologo», ha scritto lo scienziato, «l’unico binario fortemente discontinuo a cui riesco a pensare è stranamente diventato violentemente controverso. È il sesso: maschio contro femmina. Puoi essere cancellato, diffamato, persino minacciato fisicamente se osi suggerire che un essere umano adulto deve essere uomo o donna. Ma è vero; per una volta, la mente discontinua ha ragione. E la tirannia viene dall’altra direzione, come potrebbe testimoniare la coraggiosa eroina J.K. Rowling».Dawkins demolisce la narrazione trans. «I veri intersessuali sono troppo rari per sfidare l’affermazione che il sesso è binario. Ci sono due sessi nei mammiferi, e basta», decreta. Poi procede a sbriciolare la autoidentificazione di genere. «La moda per le femmine di “identificarsi come” maschio e per i maschi di “identificarsi come” femmina ha posto una nuova convenzione assertiva», sostiene. «L’autoidentificazione è ormai arrivata al punto di usurpare persino il “sesso”. Viene definito “donna” chiunque scelga di definirsi una donna, e non importa se abbia un pene e un petto peloso. E ovviamente questo gli dà il diritto di entrare negli spogliatoi femminili e nelle competizioni atletiche. Perché non dovrebbe? Dopotutto è una donna, no? Negalo e sei un bigotto transfobico». Dawkins, in realtà, tutto è tranne un bigotto transfobico. «Sarcasmo a parte, la disforia di genere è una cosa reale. Coloro che sinceramente si sentono nati nel corpo sbagliato meritano simpatia e rispetto», ribadisce. Poi conclude: «Molti di noi conoscono persone che scelgono di identificarsi con il sesso opposto alla loro realtà biologica. È educato e amichevole chiamarli con il nome e i pronomi che preferiscono. Hanno diritto a rispetto e simpatia. I loro militanti sostenitori, però, non hanno il diritto di requisire le nostre parole e di imporre ridefinizioni idiosincratiche al resto di noi. Hai diritto al tuo lessico privato, ma non hai il diritto di insistere affinché cambiamo la nostra lingua per soddisfare i tuoi capricci. E non hai assolutamente il diritto di fare il prepotente e intimidire coloro che seguono l’uso comune e la realtà biologica nel loro utilizzo di “donna”. Una donna è una femmina umana adulta, priva di cromosomi Y».A ben vedere, Richard Dawkins non ha fatto altro che rimarcare l’ovvio, ma di questi tempi non è sufficiente. Persino il «rottweiler di Darwin» (così è soprannominato lo studioso) viene trattato alla stregua di un fascio terrapiattista. Casi come il suo dovrebbero fare riflettere sull’uso strumentale che viene fatto della scienza. Se essa si conforma alle indicazioni politiche dominanti, allora è idolatrata dai progressisti. Se va in senso contrario, perde ogni valore, soprattutto agli occhi di coloro che, altrimenti, ne fanno un feticcio. Certo, Dawkins medesimo, con certe sue passate intransigenze, è uno dei responsabili di questo stato di cose. Ed è suggestivo che a difenderlo siano pure conservatori e cristiani contro cui lui stesso si è avventato ripetutamente.Ma proprio qui sta la differenza fra lo scientismo manicheo attualmente in voga e l’uso (appunto) razionale della ragione. Negli ultimi anni è stata alimentata una visione dogmatica della scienza che l’ha di fatto snaturata, trasformandola in un surrogato della religione che emargina e perseguita le opinioni difformi. Oggi non si tratta, dunque, di contestare la scienza, ma anzi di preservarne la corretta applicazione e di strapparla all’abbraccio mortale della politica. Quella politica che incensa Dawkins quando inveisce contro i fedeli e lo emargina se dice che, per definirti donna, devi essere una donna.
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