2023-04-29
Il Sultano piegato dalla salute precaria riapre la sfida per le presidenziali
Manifesto elettorale di Erdogan nel centro di Istanbul (Getty Images)
Terzo evento elettorale annullato: su Erdogan crescono i dubbi. E il rivale prova la rimonta puntando su economia e riforme.Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha sospeso la sua campagna elettorale dopo il malore accusato lo scorso 25 aprile durante un’intervista televisiva in diretta . Come sta il presidente turco? Non bene. Erdogan ha prima annullato tre apparizioni elettorali nell’Anatolia centrale mercoledì scorso, dicendo che «mi è stato consigliato dai medici di restare a casa» poi ha cancellato anche gli eventi in programma giovedì, inclusa l’apertura della prima centrale nucleare turca ad Akkuyu, sulla costa mediterranea. Poi un pallido e stanco Erdogan si è unito al russo Vladimir Putin per partecipare all’inaugurazione online. I quattro reattori nucleari di Akkuyu, in gran parte di proprietà della società russa Rosatom, hanno impiegato diversi anni per essere costruiti e l’apertura era stata programmata per coincidere con le elezioni. Da più parti si è scritto che Erdogan 69 anni, abbia un tumore che fino ad oggi è stato tenuto a bada dai medici ma non ci sono conferme così come è stato detto che soffra di problemi cardiaci. Il presidente turco sta affrontando il rush finale di quella che è a detta di tutti gli osservatori la sua campagna elettorale più dura da quando ha iniziato la sua lunga carriera politica. Le ragioni sono diverse; prima di tutto c’è la crisi economica che nel 2022 ha visto il tasso medio di inflazione arrivare al 72,3% contro il 19,6% del 2021 mentre oggi si aggira intorno al 58%. Erdogan ci ha messo del suo sostituendo dal 2019 i governatori e una serie di alti funzionari della Türkiye Cumhuriyet Merkez Bankasi la banca centrale turca accusati di non seguire le sue direttive. Poi in un contesto economico già fragilissimo nel febbraio scorso è arrivata la tragedia del terremoto che ha devastato dieci province dell’Anatolia meridionale (e la Siria) dove sono morte oltre 54.000 persone. Secondo un recente rapporto il governo di Ankara ha stimato i costi economici del sisma in 103 miliardi di dollari ovvero il 9% del Pil turco per il 2023. Il voto del prossimo 14 maggio è diventato una sorta di referendum nei confronti di colui che è al potere dal marzo 2003 e il popolo turco si trova a dover decidere se mettere fine a venti anni di continue trasformazioni politiche, alle decine di scandali di corruzione che hanno più volte sfiorato la sua famiglia e i suoi più fedeli collaboratori, la soppressione di qualsiasi libertà di opinione, gli arresti arbitrari di giornalisti e oppositori, alle folli politiche economiche e all’impressionante trasformazione sociale della Turchia con la religione islamica declinata nella dottrina della Fratellanza musulmana sempre più al centro della vita sociale turca. I turchi dovranno anche decidere se ne hanno abbastanza del super presidenzialismo che Erdogan uomo solo al comando ha istituito nel 2018 mettendo in un cassetto il parlamentarismo turco. Tutti questi fattori hanno fatto sì che il suo consenso sia sceso sotto il 50% nonostante il «Sultano del Bosforo» distribuisca banconote durante i suoi comizi, e a farlo risalire non sono serviti i successi sul piano internazionale, vedi la mediazione nel conflitto tra Russia e Ucraina, e la normalizzazione dei rapporti diplomatici con i vicini mediorientali, vedi le monarchie del Golfo che hanno immesso nell’economia turca decine e decine di miliardi dollari. Oggi però, oltre alla sua salute, il principale problema di Erdogan si chiama Kemal Kiliçdaroglu, 74 anni, già direttore dell’istituto nazionale di previdenza sociale che è il capo del Partito popolare repubblicano. Soprannominato dai media turchi, Gandhi Kemal, nel 2017 guidò una marcia da Ankara, la capitale, a Istanbul per protestare contro l’incarcerazione di migliaia di funzionari, attivisti e giornalisti, incluso un parlamentare del suo partito. Kiliçdaroglu ha promesso agevolazioni fiscali per attrarre investimenti e ha nominato consulenti economici progressisti tra cui gli americani Jeremy Rifkin (che è ebreo) e Daron Acemoglu. Ha promesso di archiviare la stagione dell’uomo forte e tornare a uno Stato laico, di affrontare con pragmatismo la questione curda e di intensificare i rapporti con i Paesi del Golfo e non in senso assistenziale ma di reale sviluppo, con Israele e un rapporto disteso con gli Usa e la Nato. Tutto questo non sarà una cosa semplice visto che il presidente controlla gran parte della magistratura e di altri organi governativi e gli analisti affermano che Kiliçdaroglu avrebbe bisogno di vincere con un margine molto ampio (oggi i sondaggi lo danno al 42.6% contro il 41% del presidente) e se nessun candidato presidenziale ottiene più della metà dei voti, ci sarà un secondo turno due settimane dopo nella quali potrebbe accadere di tutto. Erdogan sconfitto di misura potrebbe, ad esempio, fare pressioni sul consiglio elettorale turco affinché annulli i risultati, gridare al golpe e volere una ripetizione, come ha fatto quando Imamoglu ha vinto per poco le elezioni del sindaco di Istanbul (gli elettori arrabbiati hanno poi dato a Imamoglu una vittoria schiacciante). Durante tutta la campagna, Erdogan ha dipinto il suo avversario come un «cavallo di Troia degli imperialisti di Washington e Londra», e ha ripetutamente detto che Kiliçdaroglu è legato al Pkk. Intanto sono già iniziate le votazioni per i 3,3 milioni di cittadini turchi all’estero che hanno tempo fino al 9 maggio per votare. In Germania circa 1,5 milioni di cittadini turchi hanno diritto di voto nei seggi elettorali in tutti i 16 Stati. Ci sono anche grandi comunità turche in Francia, Paesi Bassi e Belgio. Anche a loro Kiliçdaroglu ha promesso di riportare la Turchia a un sistema parlamentare, annullando molti dei cambiamenti introdotti da Erdogan. Ma servono i voti. Tanti.
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)