2019-11-12
Erdogan rimanda a casa i foreign fighters
Ankara annuncia l'avvio dei rimpatri dei jihadisti nei paesi d'origine. Nelle carceri turche ve ne sono circa 1.200, di cui molti europei. Ad Alessandria condannata a 2 anni e 8 mesi per terrorismo Lara Bombonati, la donna italiana che aveva seguito il marito in Siria.È stata condannata a 2 anni e 8 mesi di carcere Lara Bombonati, la foreign fighter italiana accusata di associazione con finalità di terrorismo. La sentenza è stata emessa ieri dalla corte di assise di Alessandria. La donna, di 28 anni, è stata ritenuta colpevole di aver fiancheggiato associazioni terroristiche di matrice islamica mentre era in Siria. Era stata arrestata la notte tra il 24 e 25 giugno del 2017 a Tortona, nella casa della sorella gemella, ed era in procinto di ripartire per la Siria. Lara Bombonati si era convertita all'estremismo islamico dopo aver sposato Francesco Cascio, un miliziano dell'Isis che sarebbe morto durante un combattimento in Siria. Lara avrebbe fornito supporto logistico per una nuova formazione terroristica operante nelle aree di Idlib. Bombonati ha già scontato 2 anni e 5 mesi di galera, quindi tra tre mesi verrà scarcerata, e dovrà scontare però un altro anno di libertà vigilata. «Sono convinto», ha commentato il suo avvocato, Lorenzo Repetti, «che a breve verrà scarcerata, perché non ci sono più le esigenze cautelari. Lara va curata. È stato accertato dai periti che ha disturbi di personalità tali, per cui il posto ideale per essere curata è una comunità idonea. Lara è molto delusa», ha aggiunto il legale, «perché la corte non ha creduto al fatto, sempre ribadito, di essersi recata in Siria per seguire il marito, cui era legata e non poteva dire no per il disturbo di personalità dipendente». In aula in tribunale ad Alessandria erano presenti la sorella, i genitori e la suocera della donna. «Non sono la persona adatta», ha detto il padre, incalzato dai cronisti, «per esprimere un giudizio».La notizia della condanna della Bombonati arriva nel giorno in cui, facendo seguito alla minaccia dei giorni scorsi, la Turchia ha iniziato a espellere i primi foreign fighters. Si tratta di una vera e propria ritorsione nei confronti dell'Europa e dell'Occidente in generale, per essersi opposti all'azione militare che il regime di Recep Tayyip Erdogan ha messo in atto nel nord est della Siria: «Rimanderemo i membri dell'Isis nei loro paesi», aveva detto la scorsa settimana il ministro degli esteri turco, il «falco» Suleiman Soylu, «anche se gli è stata revocata la cittadinanza». Secondo Ankara, sono circa 1.200 i foreign fighters dell'Isis che sono detenuti nelle carceri turche, 300 dei quali catturati nel corso dell'operazione militare denominata «Fonte di pace», che ha visto la Turchia invadere l'area a nord est della Siria.Detto fatto: ieri il regime di Erdogan ha espulso i primi tre stranieri, uno statunitense, un danese e un tedesco, che hanno combattuto per il gruppo dello Stato islamico, e sta pianificando l'espulsione di altri terroristi. Sono passati esattamente sette giorni dalla minaccia di Soylu, che aveva sottolineato come la Turchia non sia un «hotel per terroristi». Alcuni stati europei, come la Gran Bretagna, hanno revocato la cittadinanza ai foreign fighter detenuti in Turchia, per rendere più complicata espulsione e il ritorno in patria, ma Erdogan sta studiando come aggirare questo ostacolo alla messa in pratica del suo piano. Il portavoce del ministero degli interni, Ismail Catakli, all'agenzia statale turca Anadolu ha annunciato per giovedì prossimo il rimpatrio di altri sette terroristi con la cittadinanza tedesca, e l'imminente espulsione di due cittadini irlandesi e undici francesi, catturati in Siria e trattenuti all'interno dei centri per l'espulsione in Turchia. «I foreign fighters», ha detto il ministro danese della Giustizia, Nick Haekerup, «non sono benvenuti, dovrebbero essere perseguiti nei paesi dove hanno perpetrato i loro crimini». Gli Stati Uniti non hanno commentato l'annuncio di Ankara. La Germania, invece, ha dichiarato che non impedirà l'ingresso ai propri cittadini, precisando che, per le informazioni in possesso dei funzionari tedeschi, il cittadino espulso lunedì non era legato all'Isis. Per quel che riguarda la Bosnia, i funzionari del governo ieri hanno annunciato che i cittadini bosniaci che avevano combattuto con l'Isis potrebbero tornare nel paese, mentre un tribunale olandese ha deciso lo stesso giorno che i Paesi Bassi devono tentare di portare a casa i bambini le cui madri sono andate in Siria per unirsi a gruppi estremisti islamici. La decisione è arrivata in risposta a un caso presentato da un team di avvocati per conto di 23 donne e dei loro 56 bambini che sono alloggiati in campi nel nord della Siria. Il tribunale ha stabilito anche che le donne foreign fighter non debbano necessariamente venire rimpatriate. Il giudice Hans Vetter ha ordinato che, mentre le donne non devono tornare in patria, lo Stato deve fare «tutti gli sforzi possibili» per riportare in Europa i bambini, tutti minori di 12 anni e la maggior parte addirittura minori di sei.