2024-08-01
«Per il bene di tutti gli enti pubblici alzare gli stipendi e togliere il tetto»
Il direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli Roberto Alesse: «I cervelli lasciano la Pa per aziende private: chi serve lo Stato non può avere retribuzioni irrisorie e sempre uguali. Il tema va affrontato senza fare demagogia».Direttore Roberto Alesse, l’Agenzia delle dogane e dei monopoli è al centro di iniziative istituzionali. Gli Stati generali, la riforma degli uffici territoriali, Food for Gaza, il Piano Mattei, le riforme delle dogane e dei giochi pubblici, la nuova Antifrode. Dove va l’Agenzia? «Dopo i duri anni del Covid, l’Agenzia ha ripreso a correre. Grazie anche allo sforzo congiunto di tutti i suoi dipendenti, di ogni ordine e grado, si è rinnovata al suo interno e ha identificato meglio la sua mission da perseguire: servire lo Stato in un clima di massima concertazione istituzionale e di declinazione delle sue alte competenze tecniche». Con l’arrivo di un magistrato ordinario, l’Agenzia, in tema antifrode, sembra interpretare un ruolo diverso rispetto al passato… «Con la guida dell’Antifrode affidata a un magistrato ordinario di comprovata esperienza, si sono riattivate molte interlocuzioni con le autorità giudiziarie. Significativo è stato il protocollo d’intesa firmato di recente con la Direzione nazionale dell’antimafia e dell’antiterrorismo, diretta da Giovanni Melillo. La Direzione centrale antifrode, con i sistemi di intelligence, gestisce banche dati strategiche per indagini di indubbio rilievo penale. Ma la vera sfida, in attesa di creare un’analisi dei rischi per tutti gli Stati dell’Ue, attiene alla necessità di implementare i sistemi di apprendimento automatico e di Intelligenza artificiale, così da elaborare grandi volumi di dati in tempi reali, condizione essenziale per migliorare le performance».È in atto un processo di semplificazione delle procedure a vantaggio degli operatori. Cosa avete fatto? «Uno degli obiettivi della riforma doganale, ora all’esame definitivo del governo, è la riscrittura della normativa nazionale, al fine di realizzare un maggiore coordinamento con l’Ue. È in questo contesto che si inseriscono tante iniziative amministrative assunte dall’Agenzia per assicurare uniformità procedurale e conseguente omogeneità di trattamento degli operatori economici autorizzati. Non ci dobbiamo mai dimenticare che il concetto di partenariato tra dogane e imprese è strategico per la sicurezza delle catene di approvvigionamento». Il settore dei giochi pubblici è oggetto di riforme strutturali. A oggi che svolta c’è stata? «Sono soddisfatto del nuovo corso impresso dal direttore generale dei giochi perché le interlocuzioni necessarie con il mondo dei concessionari sono più ordinate e concrete rispetto a quello che accadeva in passato. Ora le questioni urgenti da affrontare sono due: la riforma dei giochi a livello territoriale che immaginiamo di mettere a terra entro l’anno per bandire le relative gare, altrimenti facciamo la fine dei balneari e l’Europa si farà sentire, e la gara per la nuova concessione del gioco del Lotto, la cui bozza di bando è pronta. Guai a fallire».Ora il governo si accinge a riformare anche il settore delle accise, soprattutto per i prodotti energetici. In che direzione si sta andando? «Mi lasci ricordare che il presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, in sede di apertura dei lavori del G7 ha evidenziato come la presidenza italiana di turno sia impegnata nel cercare di strutturare catene di approvvigionamento solide, controllabili e diversificate. Da questo punto di vista, l’attuazione della nostra delega fiscale è un’occasione da non perdere per sfruttare le potenzialità dell’imposizione fiscale quale strumento di promozione del ricorso a prodotti energetici rispettosi dell’ambiente».Il progetto Food for Gaza concretizza la proiezione internazionale dell’Agenzia che si è rafforzata grazie anche all’intuizione di chiamare un diplomatico della Farnesina alla guida dell’ufficio degli affari internazionali. In cosa consiste il progetto? «Abbiamo aderito con entusiasmo e convinzione all’idea di inviare uno scanner di ultima generazione a Cipro per agevolare le procedure doganali e garantire che gli aiuti umanitari destinati alla Striscia di Gaza arrivino in modo sicuro e tempestivo. Più in generale, il nostro intento è quello di sviluppare un protocollo di collaborazione ampio con le dogane cipriote, offrendo precise garanzie alle autorità israeliane sulla natura degli aiuti».L’Agenzia garantisce, all’anno, circa 80 miliardi di gettito fiscale. Ci sono margini per aumentarlo a fronte di servizi più efficienti? «Il valore aggiunto che può fornire l’Agenzia con riguardo alla stabilità del gettito e al suo connesso incremento erariale è rappresentato dallo sviluppo di tecnologie ad alta predizione macroeconomica. Se riusciremo a conoscere meglio l’economia reale del Paese si potranno assoggettare a tassazione i segmenti industriali che pagano meno con conseguente applicazione di politiche fiscali più eque». Ha ricoperto incarichi di vertice e ha scritto molto in materia. Perché la pubblica amministrazione fa fatica a rendere più efficiente il Paese? «L’Italia è un Paese soffocato dall’incontrollato proliferare di leggi e atti normativi minori che ritardano le decisioni amministrative da assumere a vantaggio dell’utenza. Va maturata una diversa idea di Stato di diritto secondo la quale il principio di legalità non si deve affermare comprimendo i diritti e gli interessi degli amministrati, ma coniugando la difesa della legge con una gestione del potere pubblico dispiegata verso modelli di efficiente ed efficace erogazione dei servizi. La concezione di uno Stato hegeliano e “autoritario” non si sposa con le democrazie liberali in cui le economie devono produrre ricchezza per il benessere della collettività».Lei ha più volte sollevato il problema delle retribuzioni basse in tutte le pubbliche amministrazioni. E soprattutto il problema di un eccessivo «turn around». Come se ne esce? «Chi serve lo Stato esercitando responsabilità di assoluto rilievo non può essere ricompensato con retribuzioni irrisorie e perennemente uguali. La conseguenza è che non si riesce soprattutto ad avere una classe di funzionari stabili perché, una volta vinti i concorsi, chi può abbandona la pubblica amministrazione per il mercato privato che offre maggiori stimoli economici. Mi riferisco, in particolare, a quei giovani laureati in discipline scientifiche che hanno la possibilità, dopo aver maturato un’esperienza nello Stato, di rivolgersi ad aziende private. Stessa cosa vale per molti dirigenti di prima e seconda fascia con stipendi mediamente bassi a fronte dell’esercizio di funzioni totalizzanti che fanno scattare vasti conflitti di interessi. È una situazione complessiva che diventa alienante per chi è dotato di un ragguardevole sapere di ufficio. Serve un cambio di passo».I vertici dello Stato centrale, come nel caso di Adm, hanno anche il tetto retributivo fissato per legge. Che ne pensa? «Ritengo che anche questo sia un problema da affrontare, prima o poi, in modo scevro da populismi. Un problema che si ripercuote sulla qualità della nostra élite burocratica che se può, a fronte di responsabilità gestionali assai gravose, cerca interlocuzioni con le grandi aziende di Stato o con imprese private per fare altre esperienze professionali. Ricordo quello che si diceva all’epoca del dibattito politico che portò a irrigidire i limiti reddituali già introdotti dal governo Monti. Era l’anno 2014, svolgevo l’incarico di presidente dell’Autorità di garanzia per gli scioperi e molti esponenti del governo e della maggioranza parlamentare di allora ritenevano ingiusto che, a fronte della stabilità lavorativa dei dirigenti pubblici rispetto a chi si dedica alla politica in modo transitorio, ci fossero indennità più basse per quest’ultimi. Forse è stata l’invidia sociale animata da spinte politiche a produrre un livellamento reddituale delle posizioni apicali senza alcuna distinzione di sorta. Perché, infatti, gli ad di alcune partecipate devono guadagnare tre, quattro volte di più di alti dirigenti di amministrazioni pubbliche o delle Forze armate? Un Paese che vuole essere liberale non dovrebbe soggiacere a spinte demagogiche».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.